Sintesi dell'intervento al Consiglio dell'Internazionale Socialista Donne
Lisbona, 1-2 febbraio 2013
Queste mie riflessioni sono ispirate dal rapporto “ THE IMPACT OF THE ECONOMIC CRISIS ON THE SITUATION OF WOMEN AND MEN” del dicembre 2012, finanziato dalla Commissione Europea, nel quadro di un contratto con la Fondazione Brodolini in collaborazione con l'Istituto per la Ricerca Sociale. Ci hanno lavorato soprattutto economiste, italiane ma non solo,
Nell'affrontare la crisi finanziaria ed economica i governi europei hanno adottato politiche di consolidamento e di rigore per ridurre il deficit e il debito dei Paesi. Queste politiche sono di tipo conservatore, fatto comprensibile dal momento che circa i due terzi dei Paesi europei sono nelle mani di governi conservatori. Questo approccio si è rivelato incapace di conseguire il risultato atteso di riduzione del debito e del deficit. Solo dopo aver verificato l'inefficacia di queste politiche, i governi hanno preso in considerazioni politiche per promuovere la crescita.
La crisi colpisce la vita degli uomini e delle donne e le politiche che promuovono la parità di genere, ma è difficile prevedere con quali modalità dal momento che la condizione delle donne è cambiata negli anni ed è difficile fare previsioni sulla base di precedenti esperienze di crisi. In apparenza la crisi ha ridotto le disuguaglianze di genere, ma questo trend verso l'uguaglianza non è di segno positivo in quanto è dovuto ad un livellamento verso il basso delle condizioni di vita degli uomini e delle donne: è calata l'occupazione, è aumentata la disoccupazione, sono diminuiti i salari... siamo più uguali perché gli uomini stanno peggio di prima. Il comportamento della popolazione femminile in questa crisi si è avvicinato a quello maschile; le donne non svolgono più il ruolo di “cuscinetto” per l'occupazione, entrando e uscendo dal mercato del lavoro a seconda dell'aumento o della diminuzione della domanda di lavoro. Questo ruolo ora è svolto dalle giovani generazioni di uomini e donne, che lavorano con contratti precari, e dagli immigrati uomini e donne.
Ci sono comunque alcuni fattori della crisi che colpiscono pesantemente le donne, come nel caso delle donne in gravidanza i cui diritti sono stati ridotti e la discriminazione nei loro confronti è divenuta più pesante. La riduzione dei servizi sociali ha comportato un maggiore impegno per il lavoro di cura all'interno delle famiglie, che continua ad essere per buona parte sulle spalle delle donne. E' aumentata la povertà, che ha colpito più gli uomini nella prima fase della crisi essendo i settori a prevalente occupazione maschile i primi ad essere colpiti. Nel campo scolastico e della formazione le conseguenze si sono fatte sentire soprattutto tra gli e le immigrate, i senzatetto e i giovani che lasciano prematuramente la scuola, i cosiddetti drops out, che sono soprattutto ragazzi. Gli effetti dei tagli alla spesa sanitaria colpiscono soprattutto le fasce di popolazione a basso reddito dove le donne sono più numerose.
Uno dei fattori molto diffusi in quasi tutti i Paesi è la scarsa attenzione al diverso impatto che la crisi e le politiche per fronteggiarla hanno avuto e continuano ad avere sulla vita della popolazione a seconda del genere di appartenenza. La “novità” di questa crisi è che, diversamente dal passato, non ha colpito più le donne che gli uomini, ma ha colpito donne e uomini in modi e con intensità diversi.
Il rapporto propone un decalogo di misure per contrastare la crisi che vanno dalla richiesta di attenzione alle politiche del lavoro per le giovani generazioni, che maggiormente soffrono a causa della precarietà che caratterizza i loro rapporti di lavoro, ad un rigoroso sistema di gender budgeting, alla priorità da assegnare alla qualità dei servizi sociali per i quali va superato, eliminandolo, il sistema dei voucher, alla protezione delle diritti delle donne in gravidanza.
Una raccomandazione speciale riguarda l'approccio al tema crisi legato alle politiche di parità: impediamo che si diffonda la convinzione che le politiche che promuovono la parità siano possibili solo in periodi di “vacche grasse”. Tentativi di licenziare con priorità le donne lavatrici per salvare il posto di lavoro ai padri di famiglia è una pratica che si sta diffondendo con un certo consenso. Ma il tempo dei padri di famiglia che portano a casa lo stipendio e delle mogli/madri angeli del focolare riguarda un modello di società che non esiste più.