Ricordo di Laura Baruffi
Grazie Lauretta
Sono andata a salutare Lauretta prima di partire per le vacanze, all'inizio di agosto, con Raffaella e Silvana. Tre del gruppo di cinque amiche-compagne, le storiche del PSI che includeva Laura (Mastropietro) e Lauretta; della salute di Laura, avanti con gli anni, Lauretta si informava a ogni incontro e ci chiedeva di aspettare ancora un po' ad avvertirla della sua malattia, per non farla soffrire, come sempre attenta agli altri più che a sé. Si era preparata per riceverci, come per la prima nostra visita un paio di settimane prima, dopo la notizia della sua malattia. Era, come al solito, sorridente, curata, e vogliosa di parlare di politica e dei suoi progetti professionali: stava pensando ad un corso per orafe come alternativa a quelli, più ovvii, per estetiste e parrucchiere - come se fosse a letto per una banale influenza, finita la quale riprendere il lavoro. Eppure Lauretta era ben consapevole della gravità del male, che lei chiamava “la bestia”, e ce ne parlava come di una entità nemica con la quale fare i conti. Un confronto duro, di cui lei conosceva l'esito.
Lauretta ha dovuto spesso confrontarsi nella vita, a volte scontrarsi, essendo la sua sempre piena di impegni, soprattutto professionali negli ultimi anni, e prima politici e istituzionali. Tanto tempo per gli altri, poco tempo per sé, anche per la sua famiglia che amava di un amore protettivo e dalla quale è stata altrettanto amata, nell'accettazione di goderla a tempo limitato. Il tempo di Laura era soprattutto un tempo pubblico che credo le abbia dato soddisfazione.
E' sempre stata stimata per il rigore che caratterizzava le sue scelte, e per la fermezza gentile con cui le portava avanti. Era insieme apprezzata e benvoluta, anche dagli “avversari”, perché sapeva ascoltare, convincere e lasciarsi convincere. Non l'ho mai vista alzare la voce o essere aggressiva, ma pacatamente determinata sempre, e quieta anche nel sorriso.
Le sue idee erano strettissime nella logica e larghe nella visione. Quanti consigli ho avuto da lei cui mi rivolgevo sapendo che mai avrebbe indicato una soluzione se non fosse stata certa della sua bontà e della fattibilità.
Mi è stata consigliera fidata, compagna socialista di una coerenza ferrea e cara amica con la quale condividere pochi - lavorava sempre troppo - ma piacevolissimi momenti.
“La bestia” non era un ostacolo ma qualcosa di profondamente diverso, spietato, e crudele con lei. Eppure l'ha affrontata con lo spirito di sempre: determinata, razionale, coraggiosa ed insieme ironica, e non senza speranza, la speranza di poter trovare una soluzione come quando nella sua vita riusciva a comporre le divergenze più profonde o superare ostacoli quasi impossibili.
Nei colloqui telefonici e nelle chiacchiere delle visite non ha mai usato la parola speranza, ma io ho percepito il suo approccio positivo alla malattia nella descrizione lucida e razionale del percorso curativo. Laura sapeva che questo percorso non avrebbe avuto un esito buono ma le sue parole si fermavano sempre un momento prima della conclusione del percorso della malattia, che tutti conoscevamo. Anche nella malattia è stata la solita Lauretta: razionale, determinata, positiva e affettuosa nel non farci pesare la sua preoccupazione, forse la sua paura. Generosa, come sempre. Grazie Lauretta.