direttiva relativa alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici
video e testo intervento in aula
Intervento recepimento Direttive europee/uso animali nella ricerca 30-7-13
Oggi, con grande ritardo, ci accingiamo a recepire un lungo elenco di direttive. Un recepimento che andava fatto con maggiore puntualità, ma ormai qui ci troviamo e meglio tardi che ancor più tardi. La consapevolezza che il tempo è importante, con riferimento sia al contenuto legislativo sia alla nostra credibilità in Europa, ci induce, oserei dire ci costringe, ad accettare il testo così come ci è pervenuto dal Senato nella speranza o, meglio, nella convinzione che il governo porrà rimedio agli errori che contiene. Noi ci aspettiamo che il governo, attraverso successivi provvedimenti legislativi, faccia sì che tutte le Direttive comunitarie entrino nella legislazione del nostro Paese così come sono state definite in sede europea.
Se non approvassimo ora i provvedimenti in questione il loro iter subirebbe un rallentamento poiché sarebbe necessaria una nuova lettura presso l'altro ramo del Parlamento. Non ci piace in particolare l’articolo 13 del provvedimento 1326, ma ci piace ancor meno andare incontro ad un ulteriore aggravamento della situazione di infrazione già aperta dalla Commissione Europea, sapendo che è possibile porre rimedio a questi errori nei successivi passaggi legislativi.
Quali sono i profili problematici che ci preoccupano?
Il Senato, nel recepire la Direttiva europea riguardante i “Princìpi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”, ha approvato alcuni emendamenti in aperto contrasto con la direttiva e che rischiano di penalizzare pesantemente la ricerca biomedica in Italia, già in difficoltà per i continui tagli ai finanziamenti.
I punti critici del testo giunto dal Senato si riferiscono al divieto all’utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi sulle droghe, all’obbligo dell’anestesia o dell’analgesia, al divieto di allevamento su tutto il territorio nazionale di cani, gatti e scimmie destinati alla sperimentazione.
Gli emendamenti apportati dal Senato secondo noi sono sbagliati nel merito e rischiano pure di mettere l’Italia nella condizione di dover far fronte a una costosa procedura di infrazione e di allontanare ancora di più il nostro Paese da quelli maggiormente avanzati, che in controtendenza rispetto a noi stanno significativamente investendo nella ricerca biomedica.
Ci sono arrivate indicazioni e pressanti sollecitazioni dalla Comunità scientifica, che abbiamo ascoltato anche qui alla Camera.
Brevemente:
Sul primo punto, gli xenotrapianti e le sostanze d’abuso: l'uso degli xenotrapianti, in particolare, è oggi il modello principale per qualsiasi esperimento nella ricerca oncologica attraverso l’inserimento di cellule cancerogene di un paziente in ratti immunitariamente predisposti; le ricerche su sostanze d’abuso sono fondamentali per capire i meccanismi e le soluzioni nel combattere le tossicodipendenze.
Sul secondo punto, l’obbligo di anestesia: la Direttiva già prevede che tutti gli esperimenti debbano essere effettuati in anestesia o in analgesia, ad esclusione delle fattispecie in cui sia incompatibile con le finalità dell’esperimento o più traumatica dello stesso esperimento.
Sul terzo punto, vietare su tutto il suolo nazionale l'allevamento e la fornitura di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione contrasta (come del resto gli altri punti) con l'articolo 2 della Direttiva, che prevede l’impossibilità degli Stati membri di introdurre misure più restrittive rispetto a quelle riportate nella Direttiva stessa; questo tra l'altro comporterà alcun “risparmio” di animali in quanto si ricorrerà ad allevamenti esteri, con conseguenti appesantimento del viaggio per gli animali e mancanza di controllo sull’allevamento di origine.
Alcune considerazioni generali:
Ad oggi non esistono, se non per limitati casi, vere alternative all’utilizzo di animali nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie, anche se il progresso delle tecnologie ha consentito di ridurre significativamente il numero di animali utilizzato e di assicurare, al contempo, un significativo miglioramento dell’attenzione al loro benessere; e noi ci auguriamo che altri passi avanti vengano fatti in questa direzione.
La ricerca biomedica, oltre a significare la speranza di vita e di una miglior qualità della stessa per milioni di persone malate, rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo e di lavoro qualificato per migliaia di giovani ricercatori, altrimenti costretti a mettere a frutto altrove le competenze acquisite in Italia. Se imponessimo queste limitazioni, ci condanneremmo a condizioni di inferiorità con il resto d'Europa e non solo, e creeremmo un ulteriore handicap per la ricerca italiana, handicap di cui non abbiamo certo bisogno, al contrario dobbiamo considerare una priorità la ricerca e i relativi investimenti. Non perdo mai occasione di ricordare che quando fu Ministro Antonio Ruberti, negli anni Ottanta del vituperato pentapartito, l’Italia aumentò sensibilmente gli investimenti in ricerca, riguadagnando posizioni in Europa: eppure, con l’1,49% di rapporto tra spese per ricerca e Pil, noi socialisti denunciavamo come fossimo (allora!) ancora indietro rispetto ai grandi partner europei. Oggi siamo appena sopra l’1%, tornando quindi indietro, mentre non è chi non veda come l’investimento sul futuro della conoscenza sia l’azione più importante per garantirci un futuro di sviluppo. Così come siamo nella parte bassa della classifica europea quanto a numero di ricercatori e ricercatrici, per non parlare delle infrastrutture.
Eppure fu proprio Antonio Ruberti, rettore della Sapienza, poi Ministro di Università e ricerca, poi Commissario europeo alla ricerca, a lanciare il concetto dello Spazio Europeo della Ricerca, dove consentire che la “merce” più preziosa che abbiamo, la conoscenza, possa circolare in piena libertà. Vorrei che questo concetto ispirasse sempre le nostre azioni e quelle del governo quando dovrà predisporre i provvedimenti legislativi legati al recepimento delle Direttive per le quali oggi dovremo esprimere il nostro voto.