Una nuova direzione per le societa' progressiste
seconda risoluzione adottata dal Congresso Pse del dicembre 2009
Una nuova prospettiva, un nuovo Pse
Il PSE è una forza politica di prima grandezza nell’Unione Europea, rappresentata in tutte le istituzioni UE, impegnata a mettere le persone al primo posto, in Europa e nel mondo. Le elezioni europee non ci hanno consentito di rafforzare la nostra presenza nel Parlamento europeo. Anche se alcuni partiti del PSE sono avanzati, o hanno mantenuto le posizioni, non abbiamo acquisito l’obiettivo per cui ci eravamo impegnati nella campagna elettorale, vincere le elezioni e dare una nuova direzione all’Europa. Soprattutto, a parte alcune promettenti eccezioni, siamo al governo in un numero minore di Paesi di quanti fossero all’inizio del secolo.
Il PSE crede che questi risultati siano una chiamata all’azione e alla riflessione. Mentre i cittadini europei affrontano sfide gigantesche, mentre i loro posti di lavoro e le loro abitudini di vita sono a rischio, mentre il nostro pianeta è minacciato, noi staremo dalla parte delle persone e ci batteremo per loro, per il loro futuro. Perciò, siamo intenzionati a imparare le lezioni che emergono da questi risultati elettorali, e definire una prospettiva. Per questo, ci impegniamo a rafforzare il Partito del Socialismo Europeo.
Il primo vincitore delle elezioni: l’apatia
Il Partito Popolare Europeo, pur perdendo qualche seggio a favore di un nuovo gruppo conservatore ed euroscettico, ha mantenuto la sua posizione di gruppo più grande nell’europarlamento. Comunque, crediamo che il loro risultato sia stato una vittoria di Pirro. La vasta maggioranza dei cittadini europei non ha votato per il loro programma di business as usual.
214 milioni di cittadini non hanno votato affatto, lo scorso giugno. Molte di queste astensioni vengono dalle fila dei sostenitori dei partiti del PSE. In un contesto di seria crisi, dove incontrollate forze globali hanno quasi prodotto il collasso del sistema finanziario con conseguenze di lungo periodo per persone di tutto il mondo, e a dispetto di un forte intervento pubblico che ha prevenuto il peggio - i cittadini non sono stati convinti che le politiche dell’arco democratico potessero fare la differenza.
Partiti di estrema destra, nazionalisti, hanno giocato sulle paure delle persone nei confronti del futuro e guadagnato terreno con un discorso xenofobo e razzista. Le tensioni sociali sono cresciute di conseguenza. Gli euroscettici reazionari hanno compiuto progressi anche dipingendo l’Unione Europea come una minaccia per le persone, piuttosto che come uno strumento per governare le forze globali e migliorare la vita.
Pensiamo che queste elezioni abbiano messo in luce le paure, le incertezze e le disillusioni degli elettori in un momento di profonda crisi. Molti hanno protestato contro i partiti maggiori astenendosi o votando per i partiti di nicchia.
Il Parlamento europeo del 2009 è di gran lunga il meno progressista che abbiamo mai avuto. I conservatori europei dominano la Commissione e il Consiglio europei. Crediamo che ciò avrà gravi conseguenze per la gente comune in tutta Europa: delle politiche inadeguate per affrontare la crisi che abbiamo di fronte significano che le persone dovranno soffrire un ulteriore declino delle condizioni di vita e di lavoro. Ecco perché il PSE deve definire una nuova prospettiva con grande urgenza.
La prospettiva
1. Sviluppare la nostra visione di una società di progresso nel XXI secolo
Negli ultimi cinque anni, il PSE ha fatto enormi progressi nello sviluppare un proprio distinto approccio, e proprie proposte per affrontare le più grandi sfide europee. Il Manifesto elettorale - “Prima le persone: una nuova direzione per l’Europa” - è stato il più ambizioso che abbiamo mai promosso. La nostra visione di una Nuova Europa Sociale ha avuto un peso negli sforzi di rinnovamento dei nostri sistemi di protezione sociale. Il PSE ha un chiaro piano d’azione per affrontare la crisi economica e finanziaria con proposte concrete a tutti i livelli. Un piano alternativo di ripresa, progressista ed europeo, una proposta per un Patto per l’impiego e il progresso sociale, per la regolazione dei mercati finanziari, e un New Deal globale, sono state tutte iniziative della nostra famiglia politica per reggere alla crisi e promuovere riforme radicali.
Ciò nonostante, le nostre proposte non sono state in grado di motivare la maggioranza dei cittadini ad andare a votare, e a votare per noi. In sostanza, non abbiamo avuto successo nel suggerire il fatto che la crisi economica e finanziaria fosse fondamentalmente un fallimento dell’ideologia conservatrice in giro per il mondo. In molti non ci hanno visto come un’alternativa. Dobbiamo quindi compiere scelte più nette.
E’ solo attraverso una fondamentale ri-valutazione della nostra concezione della socialdemocrazia che possiamo reagire con successo alle sconfitte elettorali.
Dobbiamo rinnovare la socialdemocrazia da capo a piedi per fronteggiare le sfide di oggi e venire incontro alle aspettative dei cittadini. Il nostro scopo è di sviluppare una nuova concezione per una società di progresso nel XXI secolo, con il principio di solidarietà nel cuore. Il mondo globalizzato costringe a non discutere isolati gli uni dagli altri. Soluzioni nazionali confliggenti sono destinate a cadere. Una visione socialdemocratica e una società di progresso devono essere coerenti a livello locale, nazionale, europeo e globale per avere successo. Dobbiamo preoccuparci dell’inclusione di coloro che sono stati in passato sotto-rappresentati nel dibattito politico e nel processo decisionale, come donne, giovani e minoranze. Pertanto, il PSE intraprenderà una riflessione profonda e ad ampio raggio e attività e campagne coordinate con i nostri partiti membri, i nostri gruppi parlamentari nel Parlamento europeo e nel Comitato delle Regioni, le donne del PSE, la Ecosy nonché le organizzazioni osservatrici nel PSE e gli altri interlocutori e partner, nel corso dei prossimi due anni.
2. Reagire all’apatia
E’ davvero preoccupante per la democrazia che così tante persone preferiscano non votare. In tanti sono delusi della politica: non pensano più che possa fare una differenza per le loro vite o che possa davvero dare forma al loro futuro. Il PSE, i suoi partiti membri e le sue organizzazioni devono impegnarsi con forza in tutti i processi rilevanti per riportare la fiducia delle persone e la confidenza nelle nostre proposte.
La crisi è servita soltanto ad accentuare questa sensazione di impotenza tra la gente comune. Le forze globali hanno portato sconvolgimenti nell’economia, distrutto posti di lavoro, imprese e redditi. Anche se i governi sono intervenuti, le persone hanno percepito la crescita dei licenziamenti, la depressione economica, il ritorno dei bonus nelle tasche dei banchieri come prova che la politica non cambia davvero le cose.
C’è in effetti un trend storico di partecipazione decrescente alla elezioni europee. Molte persone non sanno quello che il Parlamento europeo in effetti faccia. Tenendo a mente che il dibattito sulle riforma delle istituzioni europee è ormai concluso, dobbiamo ora articolare nettamente le differenze politiche che esistono sulle questioni europee. Ma questa mancanza di connessione tra politica e cittadini rivela la sfida centrale per la classe politica e la democrazia nel mondo globalizzato.
Un tempo, i cittadini credevano che i loro parlamenti nazionali avessero il potere di risolvere i problemi. Il contratto democratico tra cittadini e Stato appariva chiaro. Ma nel mondo globalizzato di oggi, le persone sanno che non tutti i problemi possono essere risolti nei confini nazionali. Dobbiamo impegnarci maggiormente per convincere che l’Unione Europea è lo strumento con il quale possiamo ottenere i nostri obiettivi di progresso, in un mondo globalizzato. E, come socialisti, socialdemocratici e progressisti, non abbiamo ancora ben chiarito questa essenziale connessione politica tra i nostri obiettivi di progresso a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Possiamo produrre soluzioni di progresso ai problemi delle persone solo portando avanti gli stessi obiettivi ad ognuno di questi livelli.
Il PSE e i nostri partiti devono perseguire una nuova politica di impegno con i cittadini per riguadagnare la loro fiducia, dando voce ai loro valori e articolando le loro aspirazioni offrendo scelte e soluzioni concrete, distinguibili e progressiste.
3. Sfidare una destra risorgente ma frammentata
La destra europea ha cambiato in molti sensi nel corso del decennio passato. Si è frammentata tra partiti tradizionali pro-europei e partiti nazionalisti e scettici. Partiti euroscettici e nazionalisti - alcuni dei quali hanno abbandonato il PPE per farsi un proprio gruppo - usano l’Europa come capro espiatorio e non pensano alle gravi, distruttive implicazioni dell’isolare i loro Paesi e i loro popoli dall’Europa e dal mondo.
Molti partiti di destra hanno preso a prestito un linguaggio socialdemocratico per mascherare le loro posizioni politiche. Hanno seguito deliberatamente una strategia politica per confondere le differenze, particolarmente sul piano economico e sociale, come con i diritti delle donne, a cui sovente i conservatori usavano opporsi. I politici di destra pro-europei spesso sostengono a torto che ci sia un consenso europeo trasversale a destra e sinistra. Apprezzamento per il welfare state, richiamo alla riforma dei mercati finanziari e stimolo fiscale di tipo keynesiano, così come sostegno all’economia sociale di mercato, sono giusto quattro argomenti retorici usati per incrementare il consenso. Questo a dispetto della ben diversa realtà rivelata dalle loro pratiche di governo.
Allo stesso tempo, molti partiti di destra mettono in campo un’attiva retorica politica anti-immigrati, anti-minoranze e xenofoba, presa a prestito dalla destra estrema, per estendere il loro elettorato e effettuare incursioni attraverso lo spettro politico. Questo avviene giocando sulle incertezze e le paure con incendiarie politiche identitarie. Non c’è prova che tale asprezza retorica porti a nient’altro che non a maggiori tensioni sociali e paura e a rendere inefficaci le politiche migratorie e d’integrazione.
Dobbiamo sfidare questa destra risorgente ma frammentata, sia quei conservatori tradizionali che cercano di raggirare l’elettorato e giocare con le sue paure sia le frange euroscettiche. In un mondo sempre più interconnesso e che fronteggia molte sfide comuni, non possiamo permetterci di guardare indietro e di ritirarci ai margini dell’Europa - come molti partiti di destra hanno fatto. E’ nel migliore interesse dei nostri concittadini che noi rimaniamo impegnati al centro dell’Europa - unendo le forze con i partiti a noi più affini attraverso il continente per ottenere un vero cambiamento di progresso. Sacrificare grandi alleanze e la rotta europea per guadagni di corto respiro non potrà mai essere la soluzione.
Nel nostro lavoro con gli altri partiti politici democratici, dobbiamo essere guidati dai nostri principi di eguaglianza, equità e rispetto per le minoranze nazionali, etniche, linguistiche e culturali, e applicare gli stessi criteri a casa e fuori. Dobbiamo essere pronti a parlare contro l’ingiustizia e l’intolleranza dove esse esistano, e rifiutare di legittimare il pregiudizio con il silenzio.
Il PSE deve essere coerente e produrre coesione in tutte le istituzioni per massimizzare la nostra influenza a livello europeo. Dobbiamo far udire la nostra voce come forza di opposizione alle politiche conservatrici e neoliberali. E c’è da affrontare il problema crescente della cultura e dell’identità, oggi dominato dalla destra, che tanto tocca i nostri concittadini. Il PSE e i nostri partiti ed organizzazioni intendono fare scelte politiche chiare e fare la differenza in termini politici - queste sono le precondizioni chiave per vincere le prossime elezioni europee.
4. Affrontare l’estrema destra
Le elezioni europee hanno visto l’emergere di partiti ulteriormente a destra, che sfruttano le paure delle persone per far avanzare le loro politiche di odio. Nessuno dei nostri principi politici fondamentali è sacrificabile. Pertanto, è assolutamente cruciale che i partiti membri del PSE si distanzino nettamente da qualsiasi partito di estrema destra, così come dalle loro ideologie e azioni, oggi e in futuro. I partiti membri del PSE devono unirsi per forzare questi partiti e le loro idee tossiche in quarantena. Questi partiti hanno usato una retorica populista per appellarsi alle paure che sorgono dalla crescente disoccupazione, dalla ristrutturazione economica, dalle migrazioni e da un più vasto cambiamento sociale. L’estrema destra ha sfruttato una nuova politica identitaria, spinta dal malessere sociale, in specie tra la classe lavoratrice.
Crediamo che la loro posizione come partiti di protesta attragga consensi tra i disillusi più che le loro posizioni xenofobe in quanto tali. Il nostro obiettivo deve essere di mettere a nudo e combattere la pericolosa retorica razzista così come le posizioni misogine e reazionarie di questi partiti, mostrando il veleno che vi si nasconde. Ma è anche essenziale che noi diamo risposte alle effettive paure e ai risentimenti che hanno portato una minoranza di cittadini a votare per costoro.
5. Rafforzare i nostri metodi e i nostri strumenti
Per rendere la nostra riflessione sulla socialdemocrazia inclusiva e in ultima analisi efficace e per influenzare il processo politico europeo ed agire come una forza credibile di opposizione alle politiche conservatrici, il PSE deve rafforzare i suoi strumenti ed estendere il suo raggio d’azione.
Dobbiamo approfondire il nostro lavoro comune, intrapreso con e tra le nostre organizzazioni e con tutti i partner significativi. Il PSE non deve soltanto essere una piattaforma per i nostri partiti ed organizzazioni per discutere di politiche europee, ma anche il luogo dove i partiti membri trovano una sintesi di visione politica, strategie e programmi per tutti i socialisti, socialdemocratici e progressisti in Europa.
I leaders del PSE saranno alla testa di questa accresciuta cooperazione. Nei loro incontri, le questioni strategiche saranno discusse e decise per determinare la nostra comune direzione.
Deve essere ripresa una riflessione su come rendere il processo decisionale del PSE approfondito, integrato ed efficace, inclusa la possibilità di estendere il voto a maggioranza negli organi del PSE.
Rafforzeremo la cooperazione tra gli esponenti del PSE con responsabilità decisionali in tutte le istituzioni europee, in particolare a livello governativo, con i nostri Commissari, con i nostri membri del Parlamento europeo e del Comitato delle Regioni.
Dobbiamo rafforzare la cooperazione tra i nostri governi come priorità per la nostra coesione. Dobbiamo riunire i Primi Ministri del PSE, i Ministri, e gli sherpa per coordinare le politiche prima dei meeting europei e anche per scambiarci le migliori pratiche di governo, per attuare obiettivi comuni e definire i nostri risultati a lungo termine.
Coinvolgeremo anche i nostri partiti all'opposizione per meglio prepararli all’azione di governo. Il PSE svilupperà una strategia e metterà in campo una task force per sostenere i partiti membri nelle loro campagne elettorali, per le elezioni europee e per le elezioni nazionali, e anche per sostenere quei partiti che abbiano vinto le elezioni.
Il Trattato di Lisbona accresce il ruolo dei parlamenti nazionali, pertanto c’è bisogno di una maggiore cooperazione. Creeremo una piattaforma comune tra i nostri gruppi parlamentari, sia attraverso incontri sia via Internet. Questa piattaforma servirà come forum di scambio di esperienze e per la condivisione di tutti i problemi politici di mutuo interesse.
Rivitalizzeremo le nostre reti tematiche e i gruppi di lavoro per mobilitare i più rilevanti decisori, nel rispetto delle strutture dei nostri partiti e organizzazioni. Vogliamo sviluppare e rafforzare le reti in ogni area di lavoro. E’ importante che i nostri partiti e organizzazioni riconoscano queste reti come piattaforme di comunicazione e di proposta politica. Esploreremo anche nuove metodiche di lavoro più decentrate con i decisori in ognuno dei nostri partiti, coinvolgendo i parlamentari nazionali, regionali e i leader locali, allo scopo di incrementare la rilevanza e l’inclusività del nostro lavoro.
Il PSE deve rafforzare il lavoro delle Donne PSE e la loro presenza attraverso un attivo e chiaro mainstreaming di genere in tutte le aree, come nel caso del Manifesto PSE. Il PSE deve anche garantire una forte presenza di donne in tutti gli organismi, nei processi decisionali e negli incarichi, per soddisfare i nostri valori di eguaglianza e democrazia. Il PSE ha bisogno del sostegno e della presenza delle donne, che rappresentano il 50% dei nostri voti, se vogliamo essere credibili e convincenti agli occhi di un elettorato di progresso.
Il PSE si impegna anche a rinvigorire il coinvolgimento e la rappresentanza di altre reti come la Ecosy, la Rosa Arcobaleno e l’Organizzazione dei Seniores, per garantire una vera riflessione sulla società di oggi e i veri valori di socialisti, socialdemocratici e progressisti in Europa.
Sarà anche cruciale sostenere la nostra collaborazione con quegli stakeholders quali i nostri partner nel movimento sindacale e in tutte le sfere della società civile, su basi coordinate e regolari.
Modernizzare la politica, rivitalizzare le nostre strutture di partito, portare nuove generazioni maschili e femminili sono tutti obiettivi condivisi dai nostri partiti e parte integrante del rinnovamento della socialdemocrazia. Il PSE giocherà appieno la sua parte al servizio di questi obiettivi anche costituendo un network per la “Modernizzazione della politica”.
Consolideremo anche il ruolo degli attivisti del PSE. Tutti gli iscritti dei partiti membri sono automaticamente anche iscritti del PSE. Pure, li invitiamo ad essere più vicini alla vita del PSE diventando attivisti. Tutti gli attivisti devono essere iscritti al loro partito nazionale. Possiamo dichiarare con orgoglio che siamo il solo partito europeo che abbia 20mila attivisti di base da tutti i suoi Stati membri. Gli attivisti del PSE hanno condotto una campagna eccezionale durante le elezioni europee. Gli iscritti sono un elemento vitale per costruire un genuino partito europeo, dunque forniremo loro maggiori strumenti di partecipazione. Ecco perché abbiamo deciso di riconoscere il loro ruolo nello statuto del PSE e di creare l’iniziativa degli attivisti, allo scopo di costruire una vera militanza europea, e di far sì che siano ascoltati dentro il PSE. Gli attivisti sono dei fantastici moltiplicatori che danno ai partiti membri del PSE l’opportunità di accrescere la consapevolezza tra tutti gli iscritti sulla dimensione europea della politica. Sosterremo il loro coinvolgimento.
6. Presentare la nostra piattaforma comune
Il Manifesto PSE “Prima le persone, una nuova direzione per l’Europa” è stato un grande passo avanti, costituendo una forte piattaforma unitaria per le elezioni del 2009. Mai prima eravamo riusciti a presentare un programma d’azione con obiettivi comuni e proposte condivise dai nostri leaders, dai nostri partiti e organizzazioni, e che coinvolgesse gli iscritti, i sindacati e la società civile.
Per presentare questa piattaforma comune e comunicare il nostro programma politico agli elettori, assieme ai partiti membri del PSE, abbiamo sviluppato sinergie significative nel corso della campagna europea. Le Giornate d’azione europea sono state un successo, specie a livello locale, dimostrando il valore aggiunto della dimensione europea della campagna. E molti sono stati gli sforzi spontanei di partiti e organizzazioni per promuovere il Manifesto.
Comunque, si è visto quanto sia difficoltoso dare visibilità alla nostra piattaforma, e, pertanto, rendere chiare le scelte da fare durante la campagna elettorale. Ciò sottolinea il bisogno di un lavoro sui media per ampliare la copertura dei temi europei.
Uno dei problemi chiave è stata l’assenza di una leadership unificante che rappresentasse la nostra politica e garantisse l’attuazione del nostro programma in caso di vittoria elettorale. Mentre il PPE aveva nominato José Manuel Barroso come candidato presidente della Commissione Europea in caso di vittoria alle elezioni, la nostra famiglia politica non è stata in grado di presentare un’alternativa ed è apparsa divisa. Mentre il nostro principale messaggio è stato “una nuova direzione per l’Europa”, non siamo riusciti a sostenere pubblicamente un candidato socialdemocratico comune per sfidare quello conservatore.
Dare un volto alla piattaforma politica è imperativo nella politica odierna, specialmente in elezioni difficili quali quelle europee. Per far capire che queste elezioni contano, i cittadini devono sapere che il loro voto può determinare l’Esecutivo e modificare le politiche. Perciò, ci impegniamo a scegliere un candidato PSE per la presidenza della Commissione Europea per la prossima tornata elettorale.
7. Vincere ed esercitare il potere per attuare la nostra visione di una società di progresso nel XXI secolo
Il ruolo di un partito politico è di promuovere valori e obiettivi e conquistare il ruolo di governo allo scopo di attuare la sua visione politica e il suo programma. Ciò è valido anche a livello europeo. Il nostro obiettivo ultimo è di diventare la forza di governo predominante nelle istituzioni europee: Parlamento, Commissione e Consiglio. Questa è la sola strada per cambiare la politica europea e portare il nostro continente in una nuova direzione.
Nei prossimi cinque anni, useremo tutte le nostre capacità decisionali per perseguire un’agenda europea più progressista. Consolideremo la nostra alleanza con i sindacati e la società civile a questo scopo. Ma per portare l’’Europa in questa nuova direzione dobbiamo vincere le prossime elezioni europee. La campagna del 2014 pertanto comincia da subito. Cercheremo in ogni modo di rendere più forte il PSE per prepararlo alla prossima campagna elettorale. Continueremo il nostro sforzo per una Europa più giusta e sociale, e per essere pronti a prenderne la guida nel 2014.
Stenderemo un convincente Manifesto comune ispirato dalla nostra visione di una società di progresso. Così, il PSE sarà in grado di proporre ai cittadini d’Europa una chiara visione insieme alle proposte concrete per realizzarla.
Il PSE si impegna, contemporaneamente all’adozione del Manifesto, a scegliere un candidato per la Presidenza della Commissione Europea e adottare una comune strategia elettorale. Ripartiamo dall’esperienza della campagna 2009 per sviluppare, con i nostri leader, uomini e donne, candidati e attivisti, una campagna meglio integrata e coordinata strettamente con quelle locali, regionali e nazionali, per mostrare all’opinione pubblica l’unità della nostra famiglia intorno al nostro candidato e al nostro programma. Per questo, tutti i partiti membri dovranno includere nel loro programma elettorale europeo linguaggio e contenuti del Manifesto comune. Un maggiore impegno di tutti i nostri leader di partito contribuirà a mostrare l’unità e l’impegno al massimo livello.
Al tempo stesso, raggiungere una maggioranza nel Consiglio Europeo è altrettanto importante. Vincere le elezioni nazionali è pertanto non solo una preoccupazione dei partiti nazionali, ma anche del PSE nel suo complesso. Allo stesso modo, anche vincere le elezioni locali e regionali è essenziale per la socialdemocrazia europea. Il PSE svilupperà misure per incrementare la cooperazione per raggiungere anche quest’obiettivo.
Consolidare il Partito del Socialismo Europeo è fondamentale per il futuro della socialdemocrazia europea. Il PSE e i nostri partiti e organizzazioni sono davvero impegnati a raccogliere ogni energia e risorsa per sviluppare la nostra visione, modernizzare le nostre strutture, allargare la nostra base e raggiungere la nostra ambizione condivisa di conquistare ed esercitare il governo in Europa e negli Stati membri della UE per creare delle società di progresso nel XXI secolo.
Una nuova direzione per le societa' progressiste
prima risoluzione adottata dal Congresso PSE del dicembre 2009
Prima le persone: un'Agenda europea progressista
Il mondo sta attraversando una crisi globale finanziaria ed economica profonda e prolungata e le persone ne stanno soffrendo le conseguenze. La crisi si è verificata in un momento in cui le persone stavano già affrontando disuguaglianze sociali crescenti a causa di un paradigma economico conservatore difettoso e a causa della sfida epocale del pericoloso riscaldamento globale. Noi vogliamo una riforma radicale per una nuova era di equità e responsabilità ed è nostra convinzione, come socialisti, socialdemocratici e progressisti europei che, per conseguire il nostro obiettivo di modellare una nuova globalizzazione di progresso umano, dobbiamo predisporre una nuova agenda europea di progresso in una forte Unione Europea.
Nel mondo globalizzato di oggi nessun Paese da solo può progettare il futuro per il suo popolo. Noi crediamo che, attraverso la cooperazione ed una sovranità democraticamente condivisa, l'Unione Europea possa dare ai nostri Paesi e ai nostri popoli il potere che abbiamo perso a favore delle forze globali. Dobbiamo dare all'Unione Europea una voce comune forte e significativa affinché altri poteri non decidano per noi il nostro futuro. Siamo convinti di poter raggiungere i nostri obiettivi socialdemocratici e di progresso attraverso un'azione risoluta ed un impegno ai livelli europeo e globale. L'attuale crisi sta accelerando l'apparizione di un nuovo ordine globale di poteri regionali. L'elezione di governi progressisti negli Stati Uniti e in Giappone ci offre un'unica finestra di opportunità a favore di un'agenda progressista, che dobbiamo perseguire attivamente.
Le attuali crisi - finanziaria, economica, ambientale e sociale - rendono imperativo portare un cambiamento profondo e duraturo alle nostre economie e società. Nonostante i governi progressisti e socialdemocratici siano stati più attivi nell'assumere iniziative forti per evitare una depressione economica, siamo comunque minacciati da molti anni di crescita lenta, se non sosterremo i nostri sforzi di riforma e se non costruiremo un nuovo modello di crescita, basato sulla giustizia sociale, sull'eguaglianza, la conoscenza, la ricerca e l'innovazione.
Dobbiamo governare in modo efficace sfide globali per creare una società sostenibile. Noi crediamo che la crescita verde e intelligente possa collocare attivamente le nostre società nel futuro, proteggendo allo stesso tempo il nostro pianeta. Ma il sistema finanziario - così lontano dai bisogni delle persone - deve servire l'economia reale e i nostri bisogni collettivi. L'Unione Europea - essendo la più grande economia e il maggior mercato unico del mondo - ha una responsabilità fondamentale per assicurare regolari controlli e supervisione rigorosa Essa ha inoltre la capacità essenziale di guidare questo nuovo modello di crescita sostenibile - attraverso le politiche, il coordinamento e le risorse.
Il Partito dei Socialisti Europei è un'importante forza politica, rappresentata in tutte le istituzioni dell'Unione Europea. E' nostra responsabilità e nostra ambizione proporre una nuova agenda europea di progresso per esercitare il massimo di influenza nella strategia dei prossimi cinque anni dell'Unione Europea e concretizzare la visione e le proposte del nostro “Manifesto del PSE. Prima le persone: una nuova direzione per l'Europa”, che costituisce l'impegno e le linee guida per i socialisti e socialdemocratici negli anni a venire.
Le nostre priorità strategiche per l'Unione Europea
Le nostre priorità per le strategie dei prossimi cinque anni dell'Unione Europea sono focalizzate sulle principali sfide che i cittadini d'Europa stanno affrontando. Noi crediamo che le nuove disposizioni democratiche del Trattato di Lisbona dovrebbero essere applicate e tutti i livelli di governo - locale, regionale, nazionale, europeo e al livello globale - dovrebbero pienamente partecipare nel raggiungere queste priorità:
1. assicurare una forte ripresa e un modello di crescita sostenibile e socialmente giusto
2. stabilire una riforma completa dei mercati finanziari per preservarci da crisi future e al servizio dell'economia reale
3. combattere il cambiamento climatico e assicurare energia pulita per il futuro
4. promuovere sistemi di welfare forti, equi ed efficaci nel mondo globalizzato: una nuova Europa sociale
5. promuovere l'uguaglianza di genere
6. modellare una globalizzazione di progresso umano e di sicurezza in un nuovo ordine globale
1. Assicurare una forte ripresa e un modello di crescita sostenibile e socialmente giusto
La crisi economica globale ha distrutto posti di lavoro e diminuito la qualità della vita delle persone in tutta Europa. Il coordinamento europeo ed internazionale di misure di stimolo economico e delle politiche finanziarie è stato fondamentale per evitare il peggio, cioè la depressione economica. I governi socialdemocratici e progressisti sono stati in prima linea in questi sforzi coordinati, ma altri governi non hanno messo in modo adeguato l'equità al centro della risposta alla crisi.
Una crescita lenta potrebbe portare a un declino durevole negli standard di vita delle persone e a nuove divisioni fra Stati membri se non assumiamo un'azione coordinata e più incisiva nell'Unione Europea e a livello globale. Il rischio di disuguaglianze crescenti richiede politiche e meccanismi di coesione europei più forti. E' cruciale che noi agiamo collettivamente per prevenire aumenti allarmanti nella disoccupazione di massa e le disuguaglianze sociali.
Siamo impegnati a intraprendere una profonda riflessione per definire un nuovo paradigma per il futuro delle società di progresso. A breve termine sono richiesti con urgenza un piano di ripresa forte, di progresso e ben coordinato e forti strumenti europei di coordinamento - aventi la solidarietà europea come nucleo - con una strategia di entrata nel mercato del lavoro che evidenzi una rinnovata attenzione alle politiche attive del mercato del lavoro. Questa strategia avrà come primo e fondamentale obiettivo far fronte alla disoccupazione, promuovere la riqualificazione e creare le condizioni necessarie per un'economia di pieno impiego in Europa. I conservatori e i liberali sostengono la necessità di tagli alle azioni di stimolo economico pubblico e lascerebbero i disoccupati senza lavoro, ma noi crediamo che questo riporterebbe le nostre economie verso la recessione e distruggerebbe ancor più posti di lavoro. L'alto debito pubblico non è stato la causa ma il risultato della crisi. Non appena le nostre economie e l'occupazione incominceranno a crescere di nuovo, dovremo iniziare una messa a punto del budget in un modo equo e socialmente giusto, secondo il principio che le future generazioni non dovranno portare il peso della crisi di oggi. Le garanzie pubbliche e il sostegno alle politiche della domanda hanno salvato le nostre economie, quindi dobbiamo sostenere questi sforzi fino a vincere la lotta contro la disoccupazione; diversamente spianeremmo la strada ad una crisi debitoria recessiva e a un declino durevole negli standard di vita. Investimenti pubblici mirati e incentivi per l'investimento e il consumo privati salvaguarderanno e creeranno posti di lavoro. Politiche sociali, specialmente quelle rivolte ai redditi bassi, proteggeranno coloro che sono più duramente colpiti e favoriranno la ripresa economica complessiva. L'istruzione che dà capacità ai cittadini, caratterizzata da accesso universale e pari opportunità, sarà fondamentale anche per spianare la strada alla creazione di società di progresso.
L'Unione Europea è stata troppo a lungo impantanata in una miriade di strategie politiche diverse e a volte confliggenti fra di loro; i conservatori hanno assecondato politiche squilibrate e inefficaci. Questo piano di ripresa europeo, più forte e più progressista, deve favorire un nuovo modello di crescita sostenibile e socialmente giusto. La nostra interdipendenza reciproca all'interno dell'Unione Europea indica che noi non possiamo produrre cambi profondi individualmente.
Mentre riconosciamo i benefici della globalizzazione, dobbiamo riconoscere che la globalizzazione ha anche comportato la chiusura e la ristrutturazione delle nostre industrie manifatturiere e ha messo in difficoltà la nostra base industriale. Ciò ha avuto conseguenze negative per la coesione sociale e l'uguaglianza in molte delle città e regioni europee tradizionalmente industriali. Noi pensiamo che ci sia un futuro per le industrie europee, ma questo futuro deve essere alimentato attraverso partnership attive tra governi, autorità pubbliche, industria e parti sociali a livelli locale, regionale, nazionale ed europeo per costruire il cambiamento. Noi vogliamo che le industrie europee giochino un ruolo centrale e dinamico nella trasformazione delle nostre economie e nello sviluppo delle nostre regioni, promuovendo innovazione di livello e tecnologie verdi. Ai cittadini dovrebbero essere dati strumenti per diventare partner attivi nella trasformazione verso uno sviluppo sostenibile. Per questo dobbiamo promuovere cambiamenti nei comportamenti del consumo.
E' tempo di definire una strategia europea per il 2020, ambiziosa e di progresso, per le società europee, facendo della riforma economica, sociale e ambientale il motore di un nuovo modello di crescita. Un cambiamento radicale a favore di una crescita intelligente e verde: politiche macro-economiche coordinate per amplificare il potenziale di crescita in tutta Europa; attivismo industriale progressista a favore della diffusione di industrie verdi e digitali nelle nostre società; pieno uso delle politiche sociali produttive per combattere la povertà, l'esclusione, le disuguaglianze e per servire la nostra visione di società di progresso; un cambio di direzione che vede lontano, verso produzione e consumi sostenibili; gestione delle sfide demografiche in modo efficace; politiche di immigrazione responsabili che siano fattore dinamico dal punto di vista economico e sociale; sviluppo della società della conoscenza inclusiva attraverso un processo di apprendimento per tutto l'arco della vita coordinato e ambizioso; politiche di innovazione e ricerca. Questa strategia dovrebbe prevedere stanziamenti adeguati, buona governance e indicatori chiari e dovrebbe essere definita in cooperazione con le parti sociali. Questi sono gli elementi essenziali per una nuova strategia.
Una strategia di dieci anni richiederà la riforma delle attuali politiche europee, così come politiche e risorse nazionali coordinate. La crescita economica, la protezione sociale onnicomprensiva e la coesione, così come la protezione ambientale, devono diventare obiettivi di uguale importanza in linea con la strategia di Lisbona originaria. Il bilancio europeo dovrebbe essere indirizzato su una crescita verde e intelligente per affrontare le sfide future. Dal momento che è un budget di solidarietà, dovrebbe servire a migliorare gli standard di vita e a rafforzare la coesione sociale e la crescita in tutta Europa, così come sostenere la convergenza delle regioni europee meno sviluppate, in particolare nei nuovi Stati membri. La crisi finanziaria ha caricato i bilanci pubblici di richieste straordinarie. Gli Stati membri dovrebbero esplorare le vie per una cooperazione europea rafforzata per attirare capitali finanziari internazionali, attraverso ad esempio gli euro-bond. Gli Stati membri dovrebbero investire nel settore pubblico e nell'occupazione. Il patto di stabilità e di crescita rivisitato dovrebbe dare la massima flessibilità agli Stati membri per fare investimenti pubblici di qualità.
Noi crediamo che la nostra nuova strategia dovrebbe unire tutti gli stakeholders - a tutti i livelli - perché investano i loro sforzi congiunti verso una meta di progresso: un nuovo modello di crescita sostenibile e socialmente giusto per una nuova era.
2. Stabilire una riforma completa dei mercati finanziari per preservarci da crisi future e al servizio dell'economia reale
Non ci può essere una ripresa duratura o un nuovo modello di crescita senza una riforma profonda dei mercati finanziari. I principali obiettivi delle riforme dovrebbero prevenire future crisi finanziarie. Regole e controlli robusti devono avere due obiettivi: che i mercati finanziari servano l'economia reale e che la stabilità finanziaria sia assicurata. Le Banche devono ritornare ai fondamentali, cioè servire le persone e le imprese. Il sistema bancario ombra deve operare in modo coerente con i principi e i sistemi di regolamentazione.
Solo l'anno scorso i conservatori e i liberali hanno iniziato a parlare la lingua delle regole finanziarie. Le loro proposte sono frammentate, il loro impegno per una riforma profonda non convincente. Dobbiamo agire con decisione per superare la resistenza alla regolamentazione. Non ci può essere spazio per l'arbitraggio regolamentare. Una legislazione globale dovrebbe riguardare tutti gli attori, i prodotti e le transazioni finanziari, compresi gli hedge funds e i fondi di private equity. La cooperazione europea e internazionale dovrebbe porre fine ai paradisi fiscali e ai centri finanziari offshore senza regole. La trasparenza e la responsabilità devono caratterizzare l'intero sistema finanziario. Deve essere stabilita una supervisione trasparente, indipendente, forte e coordinata a livello europeo, nazionale e internazionale, con chiare competenze per il controllo, le sanzioni e gli interventi ai livelli appropriati.
Non possiamo consentire il riemergere del rischio sistemico o l'assunzione di rischio eccessivo o una leva finanziaria eccessiva nei sistemi bancari e nei sistemi bancari ombra. Questo comporta requisiti di capitale obbligatori, limiti di al grado leverage e nuove regole sui compensi ai dirigenti. Gli interessi dei lavoratori devono essere protetti, sia i loro diritti nella eventualità del leveraged buy-outs, o forme simili di acquisizioni di imprese finanziari, così come si devono proteggere i risparmi pensionistici, quando questi sono investiti nei mercati finanziari. Le Confederazioni sindacali hanno un importante ruolo da svolgere nel salvaguardare i diritti dei lavoratori.
Milioni di posti sono stati persi e le società sono fallite. Le popolazioni nei Paesi poveri e in via di sviluppo sono state colpite duramente, nonostante la loro distanza dalle origini della crisi. A questo proposito dobbiamo sottolineare l'importanza delle nostre partnership con i Paesi più poveri in via di sviluppo, come l'Africa sub-sahariana. Siamo pienamente impegnati a rispettare gli obiettivi di spesa internazionalmente concordati. Questo significa che le risorse per la cooperazione allo sviluppo devono essere progressivamente aumentate per raggiungere rispettivamente lo 0,51 e lo 0,7 % del prodotto interno lordo rispettivamente entro il 2010 ed entro il 2015 a livello europeo. I bilanci pubblici sono stati sottoposti a tensioni che avranno come conseguenza scelte di spesa più severe nei nostri Paesi e internazionalmente. I tagli dei bilanci pubblici colpiranno i lavoratori del settore pubblico e le persone, specialmente le donne, e i soggetti più vulnerabili nelle nostre società. Il settore pubblico ha tenuto lontano gli effetti peggiori della crisi finanziaria dando sostegno all'economia reale - ora il settore pubblico deve essere parte degli sforzi per la ripresa. I cittadini e gli imprenditori non dovrebbero essere i soli a sostenere il peso di questi costi enormi, il settore finanziario dovrebbe condividere il peso. L'Unione Europea dovrebbe perciò perseguire attivamente una nuova iniziativa a favore dell'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie contribuendo alla stabilità finanziaria, scoraggiando gli speculatori a breve termine e generando nuove risorse per le finanze pubbliche, per il fisco per affrontare le sfide globali, come ad esempio il cambio climatico.
3. Combattere il cambiamento climatico e assicurare energia pulita per il futuro
Il cambiamento climatico sta accelerando a un ritmo allarmante, al di là delle peggiori aspettative scientifiche. I disastri naturali causati dal clima, come le inondazioni e le siccità, sono aumentati rapidamente negli ultimi dieci anni, in particolare nei Paesi in via di sviluppo (Pvs). Il mondo è avviato verso un pericoloso riscaldamento globale - che danneggerà irreversibilmente il nostro pianeta e metterà a rischio l'umanità - a meno che non ci attiviamo ora. Noi, come socialisti, socialdemocratici e progressisti d''Europa, continueremo a guidare la lotta contro il riscaldamento climatico e agiremo per fare della nostra famiglia politica la forza guida per una politica per il clima ambiziosa e di progresso a livello sia europeo sia internazionale.
L'Unione Europea deve svolgere un ruolo di leadership per un nuovo accordo globale sul clima al summit delle Nazioni Unite a Copenaghen. L'accordo deve assumere la responsabilità storica del mondo industriale ed essere anche l'imperativo per tutti i Paesi per agire al fine di contenere l'aumento delle temperature medie globali in non più di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Il PSE ritiene che l'obiettivo minimo dovrebbe essere una riduzione del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2020 e dall' 80 al 95% entro il 2050, in aggiunta agli obiettivi vincolanti di medio termine. Obiettivi globali e vincolanti di riduzione delle emissioni devono riguardare l'aviazione, il traffico marittimo e l'agricoltura. I Paesi in via di sviluppo più esposti al rischio dovrebbero essere sostenuti nell'azione di adattamento alle conseguenze del cambio climatico attraverso azioni di capacity building, trasferimento di conoscenza e finanziamenti. Devono essere istituiti meccanismi e strumenti finanziari, compreso un sistema globale di mercato delle emissioni e un fondo globale adeguatamente finanziato per la riduzione e l'adattamento climatici per i Paesi in via di sviluppo. Il finanziamento per l'adattamento al cambio climatico dovrebbe essere aggiuntivo rispetto agli aiuti allo sviluppo. Devono poi essere elaborati strumenti finanziari innovativi proporzionati alla dimensione dei bisogni di investimento. C'è bisogno di una nuova cornice istituzionale per governare, gestire e monitorare la implementazione di un accordo internazionale.
L'Unione Europea deve porre il cambiamento climatico al centro della sua strategia decennale per lo sviluppo, anche con riferimento al quadro dei fondi strutturali. Dovrebbe accelerare le sue azioni per centrare gli obiettivi della riduzione delle emissioni del 30% rivisitando tutte le politiche che vi si riferiscono. Il bilancio europeo dovrebbe essere predisposto per promuovere nuove ambiziose iniziative per ridurre le emissioni e favorire la crescita a basso contenuto di carbonio. Noi, come socialisti, socialdemocratici e progressisti europei, riteniamo che l'Unione Europea debba rimanere vincolata al suo obiettivo di riduzione del 30% delle emissioni, prevista per il 2020, indipendentemente dal fatto che altri Paesi sviluppati si impegnino per analoghe riduzioni di emissioni. Nuove misure sono richieste per avviare sistemi di trasporti europei a basso contenuto di carbonio. Allo stesso modo dobbiamo ridurre le emissioni in agricoltura. La lotta al cambiamento climatico - come ad esempio l'aumento radicale dell'efficienza energetica e la promozione di fonti energetiche rinnovabili - servirà a favorire la sicurezza energetica europea, riducendo la nostra dipendenza da fonti energetiche esterne. E' vitale che noi sviluppiamo una comune ed efficace politica energetica a livello europeo. Investimenti in infrastrutture pubbliche ed espansione di reti transnazionali sono una pre-condizione per una nuova politica energetica e climatica europea che abbia successo. Il successo del climate awareness bond (emissione di obbligazione di consapevolezza climatica) della Banca europea degli investimenti ha l'obiettivo di favorire le potenzialità di forme innovative di finanziamenti di questi investimenti. Perciò noi riteniamo che l'Unione Europea e i suoi Paesi membri dovrebbero prendere in considerazione l'introduzione di una iniziativa specifica di green bond (obbligazioni verdi) a livello nazionale e possibilmente anche a livello europeo.
Il PSE sostiene il principio della tassazione ambientale, che è socialmente giusta, così consentendo cambi necessari e profondi nei nostri modelli di vita e di trasporto. Preservare il clima dovrebbe diventare un motore per una nuova crescita sostenibile. Il trasferimento tecnologico al mondo in via di sviluppo è cruciale. Tutti i grandi settori inquinanti, come il settore dell'aviazione o quello marittimo, dovrebbero essere vincolati a riduzioni di emissioni. La deforestazione è una delle cause principali del cambio climatico e una minaccia all'umanità: deve essere fermata e il trend rovesciato entro il 2020.
Non ci sono ragioni accettabili per il fallimento all'azione. Il futuro dell'umanità dipende da questo.
4. Promuovere sistemi di welfare forti, equi ed efficaci in un mondo globalizzato: una nuova Europa sociale
Gli welfare state d'Europa sono stati fondamentali nel proteggere le persone dagli effetti più duri della crisi finanziaria ed economica. Ma sono ora gravati da pressioni ancor più severe - che sono la conseguenza della disoccupazione di massa e dell'invecchiamento della popolazione - in un un contesto di risorse finanziarie più ridotte. Il rischio di divisioni e di disuguaglianze sociali permanenti è aumentato a causa della crisi. La solidarietà europea è essenziale per prevenire l'insorgere di queste divisioni. La lotta contro le disuguaglianze in tutte le loro forme è una priorità collettiva per una nuova Europa sociale. E noi dobbiamo rinnovare gli welfare state d'Europa per far fronte a queste sfide - fornendo standard sociali di qualità adeguatamente finanziati, e protezione a lungo termine - basata su una cooperazione europea attiva.
Noi proponiamo di promuovere un accordo per un Patto europeo di progresso sociale con obiettivi e standard riferiti a politiche nazionali nei settori sociale, sanitario e dell'istruzione, per contribuire alla lotta contro la povertà e le disuguaglianze, e per lo sviluppo sociale ed economico dell'Europa. Noi chiediamo assistenza sociale costruita sui bisogni dei pensionati, dei disoccupati o di coloro che sono nella condizione di non poter lavorare, in tutti i Paesi europei, per garantire una vita dignitosa. Noi proponiamo di includere una clausola di progresso sociale in tutta la legislazione europea e di prevedere la valutazione di impatto sociale ed ambientale nella fase di definizione della legislazione europea. Noi proponiamo un patto europeo sui salari che garantisca pari retribuzione per pari lavoro e che affermi la necessità di salari minimi dignitosi in tutti i Paesi membri europei, concordato o per legge o attraverso negoziazione collettiva, sia per i lavoratori residenti sia per gli immigrati. I diritti sociali includono il diritto a pari opportunità (fair level playing field) per i lavoratori. Noi proponiamo di rafforzare i diritti dei lavoratori all'informazione e alla consultazione. La partecipazione dei lavoratori a livello europeo e globale è un tema chiave per il futuro - un elemento vitale per un'Europa più sociale e una pre-condizione per un lavoro dignitoso. Noi cercheremo di rafforzare la partecipazione nei processi decisionali economici a livello europeo.
L'Unione Europea dovrebbe garantire il primato delle leggi che regolano i rapporti di lavoro - compresi gli accordi collettivi e i diritti dei lavoratori, come ad esempio un salario uguale per un lavoro uguale - sulle regole del mercato unico.
Le politiche e le risorse europee dovrebbero essere dirette a promuovere welfare state forti, equi e ben funzionanti per i cittadini in una nuova Europa sociale. Il “Manifesto” del PSE presenta proposte dettagliate su come raggiungere questo obiettivo. Non ci può essere lavoro stabile e di qualità senza un welfare state che funzioni bene - e non ci può essere nessun welfare state sostenibile senza lavoro stabile e di qualità. Quindi noi dobbiamo con determinazione combattere la disoccupazione attraverso il nostro piano di ripresa rafforzato, attraverso una strategia di ingresso (entry strategy) nel mercato del lavoro, e anche attraverso la proposta di un Patto europeo per l'occupazione con soluzioni nuove, a breve e a lungo termine, per un lavoro di qualità lungo tutto l'arco della vita. La solidarietà tra le generazioni è essenziale per il futuro dei nostri sistemi di welfare. Noi dobbiamo assicurare pieno accesso e pari opportunità nel mercato del lavoro per le persone più vecchie e più giovani, per le donne e per i gruppi vulnerabili e disabili. Attenzione dovrebbe essere rivolta a facilitare l'ingresso nel mercato del lavoro per i giovani attraverso un pari accesso all'istruzione di qualità e un supporto di vasta scala per programmi di tirocinio e apprendistato remunerati in modo decoroso. Il programma su scala europea intitolato “Nuove abilità per nuovi lavori” dovrebbe assicurare una massiccia riqualificazione per i nuovi lavori. Dovrebbero essere previste disposizioni per mettere i datori di lavoro in condizione di prevenire tagli ai posti di lavoro, attraverso ad esempio una combinazione intelligente di tempo di lavoro e programmi di formazione. Dovrebbero essere rafforzate la legislazione europea per il lavoro e la legislazione sociale ogni volta risulti necessario, per mantenere alti standard e pari opportunità (fair level playing field) nel mercato unico, per assicurare ad esempio che la mobilità non indebolisca gli standard di lavoro e i salari mentre offre opportunità più eque e maggiori garanzie sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro. L'Unione Europea dovrebbe agire per eliminare le barriere che persistono e che impediscono il libero movimento dei lavoratori. E' anche essenziale che le regole dell'impresa e della competizione non confliggano con il sistema dei servizi pubblici. Perciò noi riteniamo che sia essenziale un quadro di regole europee per servizi pubblici forti, che garantiscano un accesso universale ed uguale per i cittadini, servizi di qualità, autonomia locale e trasparenza nei servizi pubblici, non condizionate dalle capacità linguistiche, definite a livello nazionale, previste in modo che le regole europee della competizione e dell'impresa non confliggano con i diritti dei cittadini.
Intesa come strumento e programma strategico, l'Agenda sociale europea definisce gli obiettivi sui quali la Commissione lavorerà e i mezzi per raggiungerli, e come tale è uno strumento essenziale che dovrebbe essere confermato. Quindi è necessario che adottiamo l'Agenda sociale per il 2010-2015 usando un mix di politiche e definendo gli strumenti necessari (la legislazione, il metodo di coordinamento aperto, il dialogo sociale e gli strumenti finanziari).
Siamo anche impegnati ad assicurare che la legislazione dell'Unione Europea rispetti i diritti dei cittadini come previsto nella Convenzione europea sui Diritti umani e la Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea. Noi vogliamo rafforzare la legislazione antidiscriminatoria per assicurare pari trattamento con riferimento al genere, all'etnia, alla disabilità, all'età, all'orientamento sessuale, alla religione o convinzione. Dovrebbero essere aumentati gli sforzi a favore delle minoranze e dei gruppi vulnerabili ed esclusi socialmente, anche con riferimento all'accesso a pubblici beni come l'educazione.
La crisi finanziaria ed economica lancia la sfida per la costruzione di una nuova Europa sociale. Noi non possiamo vacillare. Welfare state forti, equi ed efficaci sono fondamentali per assicurare un futuro migliore ai nostri cittadini nel XXI secolo.
5. Promuovere l'uguaglianza di genere
La nostra visione delle società di progresso manifesta ancora incertezze sul tema dell'uguaglianza di genere. Le disuguaglianze di genere continuano ad avere conseguenze negative profonde per l'economia, la giustizia sociale e la democrazia.
Le donne ancora oggi guadagnano di media il 17,4% meno degli uomini per lo stesso lavoro, hanno maggiori probabilità di essere disoccupate, scoraggiate all'entrare nel mercato del lavoro in occupazioni di bassa qualità o meno retribuite, o part-time. La crisi finanziaria ed economica ha messo in evidenza il basso numero di donne nelle posizioni decisionali di alto livello nel settore bancario e nelle società quotate. La conseguenza di tutto ciò è che le donne non sono state in condizione di contribuire pienamente a generare nuova prosperità e a una sana gestione dell'economia.
Il grado di “uguaglianza di genere” raggiunto varia attraverso l'Europa. I Paesi europei che hanno fatto di più per garantire i diritti e le opportunità delle donne sono nel gruppo di testa delle società sostenibili in Europa, con alta presenza di donne nella forza lavoro e più alti tassi di natalità.
Noi pensiamo che il genere debba permeare tutte le politiche e gli strumenti dell'Unione Europea, compresi i Piani di ripresa economica nazionali ed europei. E' urgente che l'Unione Europea adotti la Carta europea dei Diritti delle Donne, per migliorare diritti e opportunità per le donne e per promuovere meccanismi per l'uguaglianza di genere in tutti gli ambiti della vita sociale, economica e politica. Inoltre questa Carta deve essere accompagnata da una piattaforma visibile, efficace, con obiettivi definiti ed un budget sufficiente per assicurare che il suo contenuto sia messo in pratica e rispettato in tutti gli Stati membri.
Migliori diritti per il congedo parentale pagato e condiviso, assistenza prescolare all'infanzia e istruzione gioverebbero alla partecipazione al mercato del lavoro e all'economia, ridurrebbero la povertà - e quindi i costi dei servizi di assistenza -, così come migliorerebbero le opportunità di vita dei bambini. Dobbiamo raggiungere gli obiettivi per i servizi all'infanzia stabiliti a Barcellona. Dovrebbe essere esaminato con attenzione l'uso di quote in politica e nel settore privato per superare la discriminazione e rafforzare l'uguaglianza di genere.
Noi continueremo a fare campagna per una rappresentanza politica paritaria di donne e uomini in tutti gli organismi decisionali a livello europeo. A questo proposito siamo orgogliosi che la prima Alta Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e di sicurezza comuni, a seguito della ratifica del Trattato di Lisbona, sia Catherine Ashton, una donna della nostra famiglia politica.
Siamo contenti che la presidenza spagnola dell'Unione Europea abbia indicato i diritti delle donne come priorità dell'agenda europea. Noi promuoveremo i diritti per la salute sessuale e riproduttiva delle donne in tutta l'Unione Europea. Proponiamo di aumentare gli sforzi europei per sradicare il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale, attraverso una migliore cooperazione giudiziaria e di polizia. Proponiamo anche di incoraggiare e sostenere gli sforzi dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri per fermare la violenza domestica e di genere, compresa quella perpetrata contro le donne delle minoranze etniche, usando tutti i più appropriarti programmi e fondi dell'Unione Europea.
Siamo convinti che lavorare per raggiungere l'uguaglianza di genere porterà benefici di grande portata alle società europee.
6. Modellare una globalizzazione di progresso umano e di sicurezza in un nuovo ordine globale
Le enorme sfide globali di oggi stanno accentuando le disuguaglianze e mettendo a rischio le azioni dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo per assicurare il progresso per le persone in tutto il mondo.
Sta emergendo un nuovo ordine globale di poteri e potenze regionali. L'Unione Europa deve fare in modo che altri poteri non decidano il nostro futuro al nostro posto. Ora noi abbiamo l'opportunità di costruire una forte partnership con governi progressisti come ad esempio gli Stati Uniti, l'Australia, il Giappone, il Sudafrica, il Brasile, per modellare insieme una nuova globalizzazione di progresso umano e sicurezza. Dobbiamo anche lavorare con rinnovato impegno per rafforzare le nostre relazioni con i partner dell'Unione Europea di tutto il mondo.
Mentre i conservatori e i liberali vogliono che siano le persone ad adattarsi alla globalizzazione, noi invece vogliamo modellarla. Insieme ad altre forze di progresso del mondo, vogliamo dare vita a una nuova era di progresso umano mondiale. La solidarietà internazionale è al centro dei nostri partiti e questo è riflesso nelle priorità che abbiamo definito per la politica estera dell'Unione Europea. Il Trattato di Lisbona assegna all'Unione Europea una capacità rafforzata per aprirsi al mondo e per agire con più efficacia nel mondo globalizzato: un ufficio unico per l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per una politica estera e di sicurezza comuni e un Presidente del Consiglio europeo per una più forte e più chiara voce a livello globale; la capacità di perseguire una azione esterna più coerente che comprende la Pesc (politica espetras e di sicurezza comuni), il commercio, la cooperazione, gli aiuti umanitari e la dimensione esterna delle politiche interne come l'energia, la ricerca, l'educazione, l'occupazione, l'uguaglianza di genere; un servizio di rappresentanza esterna per promuovere i nostri interessi collettivi nei Paesi terzi.
Dobbiamo definire un'agenda esterna europea di progresso per modellare una nuova globalizzazione di progresso umano e sicurezza, volti ad assicurare un miglior futuro per le persone e il pianeta nel XXI secolo. Questo comprende la garanzia che i governi mantengano gli impegni per lo sviluppo, così come l'aiuto ai Paesi in via di sviluppo perché siano in grado di far fronte agli effetti del cambiamento climatico. Lavoro dignitoso, protezione ambientale e capacità globale di governare il cambiamento climatico, giustizia sociale, uguaglianza di genere, lotta contro la povertà, sicurezza, mantenimento e costruzione della pace, disarmo, riforma dei mercati finanziari, rispetto delle Convenzioni internazionali sulla migrazione e l'asilo, commercio equo, libero e sostenibile. Questi sono gli ingredienti per un mondo migliore.
In questa cornice è di cruciale importanza che l'Unione Europea ripensi le sue politiche, tra le altre, verso l'Africa sub-sahariana. Gli obiettivi di sviluppo del millennio dovrebbero rimanere una priorità, perciò grande importanza deve essere assegnata allo sviluppo dell'agricoltura per la produzione del cibo e alla diffusione di servizi pubblici di base, come la salute e l'istruzione. L'Unione Europea dovrebbe anche seguire con attenzione i differenti processi di integrazione regionale in America Latina per promuovere la sua visione di una integrazione che non è soltanto economica ma anche politica e sociale.
Il principio che sta alla base della politica di pace e di progresso nel XXI secolo comprende la pace, la sicurezza e lo sviluppo. Siamo consapevoli che in definitiva la pace può essere raggiunta soltanto con un pacchetto di misure politiche, economiche, culturali e di cooperazione allo sviluppo, con un multilateralismo efficace e un ordine internazionale economico e legale imparziale. L'Unione Europea deve rafforzare i suoi sforzi collettivi per far fronte alle sfide globali sulla sicurezza con i suoi partner internazionali. A questo proposito noi sosteniamo pienamente le iniziative dell'Amministrazione degli Stati Uniti a favore del disarmo globale. Siamo impegnati ad aumentare gli sforzi europei per sostenere il disarmo internazionale, anche attraverso il rafforzamento di accordi internazionali sul controllo delle armi e la non proliferazione e rendendo il codice di condotta dell'Unione Europea sull'esportazione delle armi più restrittivo e trasparente. E' per noi urgente entrare in una nuova fase di distensione politica e quindi, ancora una volta, fare in modo che il controllo internazionale delle armi e il disarmo diventino un principio fondamentale alla base delle relazioni internazionali. Vogliamo un mondo senza armi nucleari. A questo proposito il nostro impegno a favore del resto del mondo deve essere totale. Estendere la pace, la stabilità e la prosperità nelle regioni confinanti attraverso una politica di vicinato energica e allargata; approfondimento della cooperazione transatlantica con la nuova Amministrazione Usa; sostegno dei partenariati strategici con gli attori globali chiave; impegno vigoroso per la riforma e lo sviluppo di istituzioni globali di governance, a partire dal nuovo impulso creato dal processo del G20.
Sono passati vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, un evento che abbiamo caro. E fu il desiderio di libertà dei popoli dell'Europa centrale e orientale che rese possibile la riconciliazione del nostro continente. L'allargamento dell'Unione Europea è una storia di successo, che ha portato benefici alle persone, sia nei nuovi sia nei vecchi Stati membri. Siamo impegnati a continuare con il processo di allargamento europeo, inteso come parte integrante di una più vasta politica di pace europea. Ciò si riferisce ai Paesi dei Balcani occidentali, le cui prospettive europee sono espressamente riconosciute come vitali per la stabilità della regione. Sosteniamo un processo di negoziati senza scadenze con la Turchia per il suo accesso all'Unione Europea basato su criteri chiari, e ribadiamo che sia la Turchia sia l'Unione Europea dovrebbero rispettare i loro rispettivi impegni.
Noi vogliamo che tutte le persone vivano in società pacifiche, sostenibili, libere e socialmente giuste. Noi promuoviamo programmi dell'Unione Europea che sostengono la società civile e la democrazia nei Paesi che non sono liberi. Il mantenimento e la costruzione della pace internazionale sono elementi di questo impegno. Quando dialoghiamo con i regimi autoritari o le dittature, noi poniamo sempre i diritti umani in cima alla nostra agenda.
La crisi sta colpendo più duramente i Paesi più poveri: abbiamo la responsabilità di agire per migliorare la loro condizione. La responsabilità sociale d'impresa , ad esempio nella lotta al lavoro minorile e alla schiavitù moderna, è un'alta priorità per la nostra agenda internazionale. Noi promuoveremo il commercio equo e i programmi contro la povertà. In aggiunta daremo sostegno alle Confederazioni sindacali nella loro lotta per lavoro e salari dignitosi. Infine, domandiamo che sia posta fine alla speculazione finanziaria sui generi alimentari quando essa minaccia il diritto al cibo
L'Unione Europea deve sostenere il sistema del commercio multilaterale, a beneficio dei Pesi in via di sviluppo nel Doha Round per lo sviluppo dell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), e assicurare una più equa distribuzione all'interno dei singoli Paesi dei benefici dell'apertura al commercio; l'Unione Europea deve inoltre garantire standard sociali e ambientali migliori.
Siamo profondamente convinti di dover assicurare un Nuovo Patto Globale per un nuovo ordine globale di giustizia sociale, uguaglianza, sviluppo sostenibile e democrazia.