Detenuti, il decreto è un atto dovuto non uno “svuota carceri”
24 luglio
“Non è uno svuota carceri, ma strumento per fare un uso corretto della carcerazione preventiva impendendo che chi non dovrà andare in carcere da colpevole non ci vada quando è solo imputato e quindi presunto innocente. Il punto qualificante del decreto è, infatti, nella parte in cui si ribadisce quella che dovrebbe essere una norma già vigente: non si può andare in carcere in corso di processo se si prevede che sarà concessa la sospensione condizionale della pena, o quando il giudice ritiene che la pena definitiva non potrà superare i tre anni di reclusione”.
Lo ha detto Pia Locatelli nel corso della dichiarazione di voto sul decreto che prevede misure di risarcimento, in seguito alla condanna ricevuta dall’Italia da parte della Corte Europea per i Diritti Umani per il trattamento disumano dei nostri detenuti all’interno delle carceri.
Nell’annunciare il voto favorevole del gruppo socialista, Pia Locatelli ha ricordato che, contrariamente a quanto afferma la Lega, il decreto “prevede che restino in carcere, oltre agli autori di delitti ad elevata pericolosità sociale, come i reati di mafia e terrorismo, rapina ed estorsione, furto in abitazione, anche quelli colpevoli di stalking e maltrattamenti aggravati in famiglia”.
Siria, il fake sull’infibulazione non cancella la barbarie
23 luglio
Siamo liete del fatto che l’ultimo, farneticante ordine – ha commentato Pia Locatelli coordinatrice dell’intergruppo parlamentare ‘Salute globale e diritti delle donne’ – impartito dal sedicente leader dell’Idis, Abu Bakr Al Baghdadi, secondo il quale tutte le donne dell’auto-proclamato califfato dello Stato islamico, devono subire l’infibulazione, sembrerebbe un falso. Resta il fatto che ogni volta che un esponente dell’estremismo islamico vuole imporre la sua autorità – ha proseguito la deputata socialista – lo fa sul corpo delle donne, identificato come un aspetto altamente simbolico della guerra ‘santa’ alla modernità, nonché come utile messaggio terroristico verso l’Occidente.
Ci auguriamo la falsità della notizia venga confermata – ha concluso – ma se fosse il contrario si tratterebbe di un fatto gravissimo di fronte al quale la comunità internazionale e l’Italia, che è stata in prima linea nella lotta alle mutilazioni genitali femminili, non possono restare inattive.
Nigeria, 100 giorni dal rapimento delle studentesse
23 luglio
Cento giorni fa in Nigeria il movimento fondamentalista «Boko Haram» ha sequestrato oltre 200 ragazze “colpevoli” di frequentare una scuola, perché l'istruzione alle donne è proibita.
Al fine di mantenere alta l’attenzione internazionale, prosegue la campagna lanciata su Twitter #BringBackOurGirls.
Ogni giorno Pia Locatelli ricorderà sui suoi social la data del rapimento chiedendo la liberazione delle studentesse.
Matrimoni precoci, il Governo si impegni per contrastarli
22 luglio
“Il Governo si impegni a farsi parte diligente per procedere alla negoziazione della prima «risoluzione di sostanza» sui matrimoni di minori, precoci e forzati in occasione della 69a sessione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite; a contribuire a dare impulso e a sostenere a livello globale la campagna per prevenire ed eliminare questa pratica che viola i diritti umani delle bambine con l'impegno e la determinazione già mostrati per la campagna contro le mutilazioni dei genitali femminili e a sostenere finanziariamente programmi e progetti di cooperazione internazionale volti alla prevenzione e all'abbandono dei matrimoni di minori, precoci e forzati”.
E’ quanto si chiede in una mozione a risposta scritta firmata da Pia Locatelli, coordinatrice del’intergruppo parlamentare Salute Globale e diritti delle donne, e firmata da oltre 30 deputate e deputati.
Secondo le stime dell'Unicef nel mondo ci sono oltre 60 milioni di spose bambine a causa della pratica dei matrimoni di minori, precoci, forzati quasi sempre incoraggiati e promossi dalle famiglie come rimedio alla povertà.
Questa pratica comporta una serie di conseguenze negative che segnano per sempre la vita delle spose bambine, spesso soggette a violenze fisiche, psicologiche, economiche e sessuali, vittime di abusi e sfruttamento, impedite nelle opportunità educative (solitamente il matrimonio comporta l'abbandono scolastico) e di lavoro. Al matrimonio precoce seguono quasi sempre gravidanze altrettanto precoci che provocano decine di migliaia morti, una quota rilevante della mortalità materna complessiva.