Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria
Dichiarazione di voto
Questo decreto, con imperdonabile ritardo, pone in parte rimedio alla drammatica situazione carceraria, che ha portato il nostro Paese alla condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Non si tratta, come affermano i colleghi leghisti, di fare un favore a mafiosi, stupratori e assassini e neppure di venire meno alla richiesta di sicurezza avanzata dei cittadini ma, come ha ricordato il Presidente Napolitano, di sanare quella violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea che, sotto la rubrica «proibizione della tortura», pone il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa del sovraffollamento carcerario.
Vogliamo, anzi dobbiamo, riportare le carceri nei canoni di un minimo di civiltà, oltre che evitare sanzioni economiche pesanti da parte della Corte europea, minimo di civiltà e maggiore sicurezza, perché in presenza di pene alternative e di attività di reinserimento dei detenuti il tasso di recidiva crolla.
Una volta approvato il decreto dobbiamo però andare oltre ed affrontare il tema della riforma giudiziaria, a cominciare da quella del codice penale, da una drastica riduzione dei tempi giudiziari e da qualche ragionamento critico sul lavoro dei magistrati.
Prima di concludere una nota di soddisfazione. Il decreto che ci accingiamo a votare recepisce la risoluzione della componente socialista, secondo la quale gli immigrati che hanno commesso reati vanno identificati durante e non dopo l’espiazione della pena.
Questo consentirà un drastico svuotamento dei CIE e la loro progressiva chiusura.
Annunciando il voto favorevole dei socialisti, concludo citando non il nostro Cesare Beccaria che ci ha dato, oltre due secoli fa, una lezione attualissima, ma il filosofo francese Montesquieu: «Ogni pena che non derivi dall’assoluta necessità è tirannica».