Nell’aprile 2015 quest’Aula aveva approvato un testo per introdurre il reato di tortura nel nostro ordinamento. Non era un testo che ci convinceva pienamente, era però un buon punto di partenza. Oggi, dopo oltre due anni di stallo, ci arriva dal Senato un provvedimento peggiorato rispetto alla precedente versione, una sorta di compromesso e non è difficile capire chi si vuole accontentare , o con chi non ci si vuole scontrare; un testo disallineato rispetto alla giurisprudenza della Corte europea per i diritti umani, alle raccomandazioni del Comitato europeo sulla prevenzione della tortura ed del trattamento e punizioni inumani e degradanti, alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Tortura, come scrive nella sua recente lettera al Presidente Grasso e ad altre autorità istituzionali il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa.
Da quasi trent’anni aspettiamo questa legge, da anni veniamo sollecitati dall’Europa e dall’Onu a “metterci in regola”. Adesso ci viene presentato un provvedimento da approvare in fretta e furia, inemendabile: prendere o lasciare.
Non si fa una legge per dimostrare che si è fatta. Non si fa una brutta legge che, tra l’altro, rischia di non essere applicabile.
Le nostre critiche al testo sono le stesse di quelle avanzate dalle principali associazioni che si occupano di Diritti umani e dallo stesso presidente della Commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi.
Non siamo certo contro le forze dell’ordine e voglio chiarire subito che non intendiamo affatto ostacolarne il lavoro, ma non possiamo accettare che sia considerabile tortura solo quella che viene reiterata e non una singola condotta. Così come non possiamo accettare i brevi tempi di prescrizione o la quasi impossibilità di riconoscimento per le torture psicologiche. Per questo noi socialisti ci asterremo