Strage di volontari dei giovani socialisti della SGDF a Suruc, in Turchia
Grazie, signora Presidente. I ragazzi e le ragazze di Suruc erano giovani volontari generosi ed idealisti, come solo i giovani sanno essere. Combattevano per la libertà e la cultura, erano i trecento esponenti della Federazione dei giovani socialisti della SGDF, che stavano partecipando ad un raduno nel centro culturale di Amara, nel distretto turco di Suruc, vicino al confine con la Siria. Volevano dare un contributo per la ricostruzione della città di Kobane: pensavano di aprire una biblioteca nella cittadina prima occupata dall’ISIS e poi liberata dai curdi. I loro volti sorridenti li abbiamo visti tutti in un selfie pubblicato sui maggiori quotidiani online. In trenta sono morti, oltre cento i feriti. Un terrorista – forse una terrorista islamica – si è fatto saltare provocando una strage, l’ennesima. Tutte le stragi fanno orrore, ma se è possibile aggiungere orrore all’orrore questo accade quando le vittime sono ragazzi e ragazze. E questa strage inevitabilmente ci riporta ad un’altra, quella del 22 luglio 2011 a Utoya, dove vennero uccisi 69 giovani socialisti norvegesi riuniti in un campo estivo. Anche allora si trattava di ragazzi e ragazze, anche allora si trattava di giovani socialisti. Due episodi lontani per tempi e per luoghi, ma uniti dall’odio verso chi lavora per la pace e la convivenza civile. Intolleranze e fanatismo religioso sono le facce della stessa violenza che semina distruzione e morte. Rifiutiamola, combattiamola, cerchiamo di fermarla, anche in nome di quei ragazzi e di quelle ragazze che non possono più farlo. Domenica, ad Istanbul, ci sarà un grande rally organizzato dal partito turco dell’HDP, che aderisce all’Internazionale socialista. Noi ci saremo.