mercoledì 26 Febbraio 2014

Salute diritto essenziale per lo sviluppo


“Per raggiungere uno sviluppo sostenibile, è fondamentale che la salute, ossia il diritto alla salute sia considerato un fattore essenziale. Per questo, le Nazioni Unite invitano i governi ad includere la Copertura sanitaria universale nell’agenda per lo sviluppo internazionale. E’ quanto è stato ribadito nella Risoluzione del 12 dicembre 2912 e che anche l’Italia ha sottoscritto”.
Lo ha detto Pia Locatelli, coordinatrice del gruppo di lavoro “Salute globale e Diritti delle donne”, introducendo la tavola rotonda “Diritto alla salute. Copertura universale: una questione aperta”, promosso dall’ Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos), nell’ambito del dibattito internazionale per mettere al centro dell’agenda post 2015 il diritto alla salute.
 Lo scopo è quello di rafforzare e consolidare il lavoro della società civile per promuovere la copertura sanitaria universale quale obiettivo globale per la salute.
“Per conseguire la Copertura sanitaria universale – ha proseguito –  i servizi per la salute devono essere disponibili, accessibili, accettabili, economicamente sostenibili, di qualità: il tutto con approccio di genere per non creare ulteriori discriminazioni”.
La tavola rotonda e’ organizzata nell’ambito delle attività di Azione per la salute globale (Action for Global Health, Afgh), rete europea attiva sul tema della salute globale, a cui Aidos aderisce, che fonda il suo lavoro sulla dimensione economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile, dando priorità assoluta al diritto alla salute. L’iniziativa intende promuovere un confronto sulla copertura sanitaria universale e definire alcune raccomandazioni per il governo italiano che esprimano una posizione della società civile.

il mio intervento

Tavola Rotonda: “Diritto alla salute. Copertura universale: una questione aperta”
Roma 26 febbraio 2014-02-26
Grazie ad Aidos, la mente ideatrice di questo incontro, i meriti vanno dati a chi li ha, un incontro perché anche nel nostro Paese, con una azione che mette insieme attori nazionali ed internazionali, istituzionali e non-istituzionali, cioè la espressione delle società civile, si metta al centro dell’agenda post 2015 il diritto alla salute e insieme lo strumento più efficace perché questo diritto venga concretizzato cioè la promozione della Copertura sanitaria universale.
Conosciamo tutti il tema delle MDG, progettate nel 2000 con un arco di tempo per il loro conseguimento di 15 anni; pure conosciamo il non grandissimo successo di questa operazione: luci ed ombre, successi parziali, qualche robusto insuccess: forse l’approccio non era dei migliori. La mia spiegazione?  o si considerano le donne  attori e non solo recipients di politiche e si assume approccio che tenga conto della complessita dei temi, non li si tagli a fette,  o la probabilità di insuccesso diventa  alta.
Ora stiamo costruendo l’agenda post 2015  e questo nostro dibattito si colloca  nell’ambito del più ampio dibattito internazionale e ha l’obiettivo di rafforzare, sostenere,  consolidare il lavoro della società civile sul tema della Copertura Sanitaria Universale.
La Tavola rotonda è organizzata nell’ambito delle attività di Azione per la Salute Globale (Action for Global Health, AfGH), che è rete europea attiva sul tema della salute globale, a cui AIDOS aderisce, che fonda il suo lavoro sulla dimensione economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile, dando priorità assoluta al diritto alla salute.
Noi che ci facciamo qui: noi gruppo interparlamentare . Collaboriamo con AIDOS a questa iniziativa ma non solo a questa iniziativa: c’è un rapporto costante ed una interlocuzione costante tra noi intergruppo “salute globale e diritti delle donne”: sui temi della salute riproduttiva, della mutilazioni genitali, sulle donne nel mondo, come succederà tra un paio di settimane a New York, nell’ambito della CSW  dove parteciperemo all’evento organizzato da Aidos con le donne iraniane.
Ci presentiamo: Il gruppo di lavoro “Salute globali e diritti delle donne” è composto da 15 parlamentari di vari partiti politici  ed ha l’obiettivo di promuovere l’agenda italiana e internazionale sulla cooperazione allo sviluppo nelle aree della salute globale, della salute sessuale e riproduttiva e dei diritti delle Il gruppo è nato durante la scorsa legislatura e si è ricostituito ufficialmente il 30 luglio 2013. Il tema del diritto alla salute e di una delle sue declinazioni è il nostro “core business”. Ma non solo perché noi abbiamo due riferimenti importanti: la Conferenza su Popolazione e Sviluppo del Cairo (1994), e la Conferenza sulle Donne di Pechino (1995), oltre  agli Obiettivi di sviluppo del millennio adottati nel 2000) e Cairo e Pechino sono due bibbie importanti che coprono tutti gli ambiti con riferimento ai diritti delle donne, a livello nazionale ed internazionale.
Proprio in questo mese siamo intervenute sul tema della 194, in occasione della discussione in commissione XII° della relazione della ministra della sanità sullo stato di applicazione della 194. Inutile dire, perché ne siamo tutte a conoscenza che continua ad essere problematico il tema dell’obiezione di coscienza dei medici, la cui percentuale alta trasforma l’obiezione individuale in obiezione di struttura; la mancanza di azione di prevenzione ed educazione,  la scarsa e irregolare distribuzione territoriale dei consultori che intercettano solo il 40% delle certificazioni per l’interruzione della gravidanza.
Anche la giornata contro le mutilazioni genitali femminili ci ha viste attive con un intervento in aula. Abbiamo rammentato a colleghe e colleghi che Il 6 Febbraio il mondo celebra la Giornata internazionale per la lotta alle mutilazioni dei genitali femminili (MGF), una pratica basata su norme sociali, che viola gravemente i diritti umani di donne e bambine e  ha un impatto devastante sulla loro salute fisica e psichica. Unicef calcola che siano oltre 134 milioni le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione nei paesi africani, in alcuni paesi del Medio oriente e dell’Asia meridionale e che ogni anno circa 3 milioni di bambine rischiano di esservi sottoposte.
La pratica ha seguito i percorsi migratori. Anche se non si hanno dati certi, si è calcolato che in Europa siano circa 500.000 le  donne e bambine che convivono con i postumi della mutilazione, delle quali circa 35.000 vivono nel nostro paese. Non sappiamo quante possano essere le bambine a rischio.
L’Italia si è distinta per un impegno sostanziale in questo campo, riconosciuto a livello internazionale. In particolare la legge n. 7/2006 è considerata un esempio da seguire. È stata, infatti, la prima legge al mondo ad aver previsto attività di prevenzione volte a scoraggiare la pratica e dunque a limitare il ricorso a misure penali, e a stabilire per tali attività un finanziamento pari a complessivi 5 milioni di Euro l’anno a partire dal 2006. Finanziamento che però si è interrotto nel 2012.
Negli ultimi cinque anni, il ministero degli Affari Esteri ha finanziato il Programma congiunto UNFPA-UNICEF sulle MGF. Oggi più che mai, mentre la crisi finanziaria domanda a noi tutti di fare dei sacrifici, è importante che l’Italia non venga meno a questo impegno. Vedremo se il nuovo governo se lo riassumerà. Noi ci contiamo anche perché la nuova ministra degli esteri è una del nostro gruppo, quindi per definizione sensibile a queste tematiche. Ovviamente le facciamo mille auguri per questo importante e impegnativo incarico. Auguri Federica.
Torniamo però al tema di oggi: la copertura sanitaria universale è ovviamente pertinente alle nostre finalità, così come è un must per noi la definizione del nuovo quadro per lo sviluppo sostenibile  che metta insieme il  livello economico, ambientale e sociale. Gli approcci parziali non funzionano!
Per raggiungere uno sviluppo sostenibile, è fondamentale che la salute, ossia il diritto alla salute sia considerato un fattore essenziale.
Diritto alla salute inteso come il diritto di godere degli standard più alti possibile nella tutela della salute quale diritto universale che appartiene a tutti, in ogni parte del mondo,
Quindi, per fare in modo che la salute sia una priorità assoluta, il post-2015 dovrà prevedere un obiettivo salute che sia forte e focalizzato sui risultati. Deve anche prevedere obiettivi e indicatori legati alla salute nell’ambito degli altri obiettivi globali correlati, poiché la salute rientra trasversalmente in molti settori: l’educazione, il lavoro, la partecipazione….
La salute è anche bene pubblico globale.

Per questo, le Nazioni Unite invitano i governi ad includere la Copertura sanitaria universale nell’agenda per lo sviluppo internazionale. E’ quanto è stato ribadito nella Risoluzione del 12 dicembre 2912 e che anche l’Italia ha sottoscritto. Certo non è risoluzione vincolante ma se siamo invitati a fare qualcosa e sottoscriviamo . certamente significa che accogliamo l’invito. E l’impegno non deve riguardare le azioni nel nostro paese, sul quale c’è da dire anche se siamo stati tra i paesi che hanno istituito il SSN tra i più avanzati come concetto di universalità (vedi relazione OCSE) ma anche attraversare le politiche, ad esempio la politica estera e di cooperazione.

Per conseguire la Copertura Sanitaria Universale, i servizi per la salute devono essere:
Disponibili, Accessibili, Accettabili, Economicamente sostenibili, Di qualità: IL TUTTO CON APPROCCIO DI GENERE (che significa tener conto che gli impatti su uomini e donne sono diversi-l’abbiamo spiegato ieri al presidente del consiglio) per non creare ulteriori discriminazioni
Disponibili nelle strutture e dotati di operatori sanitari professionali in numero sufficiente. Mi vengono in mente i consultori se penso alla realtà italiana ma se penso ad altre aree del mondo, in particolare alle comunità rurali di molte regioni del mondo. Le esigenze relative alla salute sessuale e riproduttiva delle persone sono condizionate dagli ostacoli derivanti dalla posizione geografica e/o al contesto ambientale. Per esempio, nelle comunità rurali, dove le complicazioni durante la gravidanza e al momento del parto possono tradursi in un incremento del rischio di mortalità e morbilità materna, si rendono necessarie forme aggiuntive di supporto, come, ad esempio, reparti di maternità mobili.
Accessibili a tutti, con parità di accesso per tutte le persone che hanno bisogno di tali servizi, e non solo per coloro che hanno la possibilità di pagarli. La rappresentanza della comunità civile nella progettazione e nella realizzazione di un sistema sanitario può servire a rafforzare le conoscenze sulle barriere che specifici gruppi si trovano ad affrontare, sulle loro esigenze e sulle soluzioni praticabili. Pensiamo peso che possono avere le norme sociali e culturali nel limitare la possibilità del singolo di accedere ai servizi sanitari.
Accettabili, rispettosi dell’etica medica e culturalmente appropriati (etica e non etica strumentale). Le persone devono sentire  come propria l’assistenza sanitaria. Per questo, la riservatezza diventa una precondizione fondamentale. I/le giovani e adolescenti possono avere problemi ad accedere ai servizi relativi alla contraccezione (aborto per le minor). Lo stesso può valere per le donne vittime di violenza, per i malati di HIV/aids, per quelle donne che vogliono usare metodi di pianificazione familiare senza che lo sappiano i loro partner.

Economicamente sostenibili, garantendo che il costo del ricorso all’assistenza medica non metta le persone a rischio di andare incontro a difficoltà economiche. In molti paesi i costi per l’erogazione dei servizi sanitari può incidere notevolmente sul reddito familiare. La posizione di debolezza, e di maggiore povertà delle donne all’interno delle loro famiglie, condiziona il loro accesso ai servizi sanitari. E’ frequente, infatti, che alcune donne non decidono autonomamente sull’uso di risorse finanziare familiare per le proprie cure. E poi c’è il tema delle assicurazioni, amplissimo e complesso. Faccio un solo riferimento: la presenza delle donne nel settore dell’economia informale. In quest’ultimo caso, l’iscrizione ad un’assicurazione risulterebbe impossibile..
Di qualità sufficiente per migliorare la salute delle persone che ne usufruiscono.
La CUS dovrebbe garantire almeno un pacchetto di assistenza primaria di base a tutti/e che deve includere i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Un sistema sanitario che include non solo la fase delle cura e trattamento ma anche la prevenzione e l’informazione, si pone in maggiore sintonia con le donne. Se la salute delle donne è buona, questo stato di benessere si ripercuote e migliora lo stato di salute dell’intera famiglia, nelle sue diverse forme: una donna sana che partorisce un bambino/a sono/a contribuisce a ridurre il tasso  di mortalità materna e infantile,  il tasso di malnutrizione dei bambini, la prevenzione di malattie legate all’apparato circolatorio e all’apparato riproduttivo.

Lo strumento della Copertura Universale Sanitaria deve fare i conti con la sua sostenibilità finanziaria; questa è determinata dalle scelte politiche che un governo vuole attuare.
Scelte politiche: non posso non citare un esempio che dà il senso delle scelte politiche:
In visita a Vienna un paio di anni fa, la vice sindaca di Vienna disse alla delegazione italiana: siccome c’è la crisi abbiamo deliberato di abbassare le tariffe degli asili nido.Un sindaco chiese se non si fosse confusa e intendesse dire: alzato le tariffe. No disse: per aiutare le famiglie a mantenere per i loro bimbi il diritto alla scuola materna. Questione di scelte.

Quindi, una politica di CUS ben pianificata – studiata, può invece contribuire alla riduzione delle ineguaglianze che donne, bambini e bambine e gruppi più vulnerabili vivono in relazione all’assistenza sanitaria. Si possono, infatti, eliminare quegli ostacoli finanziari (ad esempio le tariffe sanitarie/tickets per i servizi) che gravano maggiormente sulle donne alle quali corrisponde la responsabilità della cura della famiglia ma che spesso hanno meno accesso alle risorse finanziarie. La CUS dovrebbe garantire almeno un pacchetto di assistenza primaria di base a tutti/e che spesso include i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Un sistema sanitario che include non solo la fase delle cura e trattamento ma anche la prevenzione e l’informazione, si pone in maggiore sintonia con le donne. Se la salute delle donne è buona, questo stato di benessere si ripercuote e migliora lo stato di salute dell’intera famiglia: una donna sana che partorisce un bambino/a sono/a contribuisce a ridurre il tasso  di mortalità materna e infantile,  il tasso di malnutrizione dei bambini, la prevenzione di malattie legate all’apparato circolatorio e all’apparato riproduttivo.

Copertura Universale Sanitaria e la situazione italiana:
In Italia nonostante la spesa sanitaria pubblica sia fra le più basse in Europa sia in terminipro-capite che in rapporto al PIL, la politica di tagli lineari crescenti dei finanziamenti al SSN imposta dagli ultimi governi, oltre a produrre un drastico ridimensionamento dei posti letto con la chiusura di numerosi ospedali, si sta scaricando inevitabilmente sulle famiglie, sia in termini finanziari che di impegno assistenziale, con un ribaltamento di costi (diretti e indiretti) tale da mettere seriamente a rischio l’assetto universalistico del sistema nei prossimi anni, mentre si comincia a mettere in dubbio la sua sostenibilità.