mercoledì 2 Luglio 2014
Rwanda Global Forum WIP. Relazione.
Sono presenti delegazioni di 51 Paesi, di cui sei membri della Unione europea (Danimarca, Germania, Italia, Romania, Slovakia, Spagna). Il Belgio è presente con un’ esponente della Direzione generale per lo Sviluppo e la Cooperazione di Europe Aid, la Gran Bretagna con una giornalista del “Guardian”, che ha moderato un panel, la Norvegia con la Prima Ministra Erna Solberg.
2 luglio
Giornata dedicata a visite sul campo (field visits). Su suggerimento dell’ambasciatore Dejak, scelgo il gruppo 1, visita alla città, che prevede la visita a:
– Rwanda National Police
– Rwanda Development Board
– Kigali Genocide Memorial Centre.
– Nella visita al Rwanda National Police, che serve una popolazione di 60.000 persone, siamo accolte e guidate da un poliziotto che spiega l’attività del Centro, il suo funzionamento, gli ambiti di attività. Il Centro comprende gli uffici di polizia con sportello unico (one-stop centre), il gender desk (centro antiviolenza), lo women’s pavilion (con reparto di ostetricia-ginecologia). Il Centro è ben organizzato, il poliziotto dimostra competenza e sensibilità ai temi di genere, il personale è orgoglioso del proprio lavoro.
Il gender desk è stato istituito nel maggio 2005, si occupa di accoglienza di donne vittime di violenza e di educazione al genere (corsi per ragazzi e ragazze nelle scuole). Il messaggio sulla tema violenza: zero tolerance e raising awareness. Buona presenza numerica di donne nella Polizia.
– Il Rwanda Development Board (RDB) è l’agenzia del governo incaricata di promuovere lo sviluppo economico con procedure rapide (fast tracking economic development). Non è un ministero ma un’agenzia che opera con logica e procedure di tipo privatistico. Sotto lo stesso tetto sono riuniti tutti gli uffici e le competenze necessarie per avviare una nuova società (one-stop centre for starting business).
Una nuova società, anche straniera, è costituita e registrata in un giorno. In sei ore viene predisposto il certificato di esistenza della società e si può iniziare ad operare. Nella classifica di Doing Business il Rwanda è al 35° posto, l’Italia al 65°.
La registrazione è gratuita per le imprese locali e della regione, costa 120 dollari per le straniere.
Anche qui si parla di “one-stop centre”, come per il centro antiviolenza. Nello stesso edificio, nel centro di Kigali, oltre agli uffici del Board ci sono l’ufficio visti per persone e società, un notaio, la banca, il rappresentante delle dogane, l’ufficio per le tasse, connessione internet G4, possibilità di effettuare pagamenti via cellulare… Hanno una investment law che promuove e facilita gli investimenti.
Cinque Paesi (Rwanda, Burundi, Tanzania, Uganda e Kenya) si sono uniti nella East Africa Community per istituire un mercato unico. Tre di questi (Rwanda, Kenya, Uganda) hanno assunto una direzione di marcia più veloce con un patto tripartito per dare accelerazione al mercato unico (northern corridor), anche in vista dell’avvio del processo per una moneta unica.
Il mercato di riferimento non sono gli 11 milioni di ruandesi ma i 140 milioni della Est Africa Community che stanno mettendo insieme “people, goods, capitals”.
Fondamentale il ruolo di ICT e della telefonia mobile per l’Africa.
Queste informazioni ci vengono trasmesse nell’incontro con Clare Akamanzi, chief operating officerdel RDB che ci illustra il piano “Rwanda 2020”.
OBIETTIVO del piano “Rwanda 2020”: diventare una midlle-income country, quindi massimo ed efficiente sostegno a imprese che vogliono investire e creare jobs.
Nello RDB sono riuniti tutti i dieci uffici attraverso i quali si passa per fare business, risparmiando il 40% delle spese di gestione degli stessi (efficient to have everyhting in one organisation).
Hanno riformato il sistema nel 2008: dal 1996 al 2008 erano state registrate 15.000 imprese; dopo la riforma e quindi in metà del tempo il numero è raddoppiato (30.000), passando nella classifica del Doing Business dal 158° al 35° posto.
Negli ultimi anni gli investimenti sono cresciuti del 25%.
Grande sforzo per fare del Rwanda un Paese competitivo. Da sei mesi è stata creata una posizione ministeriale per il direttore del Centro, a conferma dell’importanza per il governo del tema investimenti.
Grande impegno per ridurre i costi energetici (25 cents per kilowattora contro ad esempio 4 cents in Somalia).
Grande sforzo per sostenere la crescita delle skills: meno di 10.000 laureati dal 1963 al 1994, ora oltre 100.000.
Molte donne nei ruoli dirigenziali nel mondo degli affari, anche se non numerose come nelle istituzioni: 64% nel parlamento, 48% nel governo.
– Il Kigali Genocide Memorial Centre è luogo di commemorazione del genocidio del 1994, i 100 giorni dei mesi di aprile, maggio e giugno e inizio luglio in cui furono massacrate più di un milione di Tutsi. Il Centro sorge nel luogo di sepoltura di 250.000 vittime in tombe comuni. Un museo racconta la storia del Rwanda, della diaspora Tutsi, del genocidio. Il Centro è un monumento alla memoria perenne delle vittime e luogo di ricordo e riconciliazione per chi è sopravvissuto.
– Incontro con la Presidente della Camera, Domitilla Mukabalisa.
Su richiesta dell’ambasciatore Dejak, la Presidente ci ha ricevuto nel suo ufficio presso il Parlamento (l’edificio porta i segni degli scontri del 1994).
Nel colloquio ho portato i saluti della presidente Laura Boldrini, ho riferito sulla composizione del Parlamento e del Governo italiani e dell’attività legislativa della Camera, l’impegno sul tema del contrasto alla violenza, le nostre priorità dell’Agenda post 2015. Scambio di vedute oltre che di cortesie. La loro attenzione è concentrata sullo sviluppo del Paese. Alla mia richiesta di indicazione delle loro priorità, la risposta della Vice-presidente della Camera, Jeanne d’Arc Uwimanimpaye, che ha assistito al colloquio, è stata: l’elettricità in tutto il Paese.
– Reception presso la residenza del Capo della Delegazione dell’Unione Europea in Rwanda, l’irlandese Michael Ryan, con la partecipazione degli/le ambasciatori/e e delle sei delegazioni partecipanti al Summer Summit 2014 di WIP.
3 luglio
– Riunione plenaria nel Parlamento ruandese con la partecipazione delle 51 delegazioni di parlamentari.
Panel 1
Joint session con il MDG Advocacy Group: panel composto dalla fondatrice di Wip, Silvana Koch-Mehrinex, parlamentare europea tedesca, la Presidente della Camera ruandese Domitilla Mukabalisache fa gli onori di casa, la Prima Ministra norvegese, che interviene brevemente su ruolo e importanza della educazione, ed il presidente Paul Kagame che chiede che ci si rivolga a lui con “fratello” e non “presidente”: “Se tra voi vi chiamate ‘sorelle’, mi spetta di essere chiamato fratello”, ha esordito con tono quasi scherzoso, molto lontano dal suo stile sempre severo e austero.
E ha proseguito: “Il numero delle parlamentari è uno dei tre indicatori per misurare la gender equalitydi un Paese. Siamo i primi nel mondo per presenza di donne in Parlamento ma non abbiamo mai considerato ciò come fine a sé ma come mezzo per superare barriere, per valorizzare i talenti femminili al massimo… Andando oltre il tema ‘Parlamento’, il Paese è ormai abituato a vedere donne in leading positions…”.
Parla brevemente dell’importanza dell’Agenda post 2015 (è co-Chair del MDG Advocacy Group con la Prima Ministra norvegese). Dedica qualche minuto in più (dei dieci complessivi del suo discorso) al suo Paese e alla sua politica per sostenere gli investimenti: investments in public goods are crucial tools, dice. Si sta facendo abbastanza per favorire gli investimenti (vedi l’attività del Rwandan Development Board), che sono strumentali per aumentare la produttività nei vari settori (ad esempio in agricoltura, dove lavora l’80% della popolazione! ma contribuendo al Pil solo per il 36%). La produttività è essenziale per favorire la crescita… Targets are more likely to be achieved.… se si prevedono strutture decentrate, se si dà ruolo ai governi locali… Lavorare per la prosperità… to include more people as ever before.
Viene proiettato un video messaggio di Muhammad Yunus, a sua volta membro del MDG Advocacy Group.
Seguono i due panels previsti dal programma, ciascuno dei quali seguito da domande e commenti.
Panel 2
“Post 2015 Development Agenda: the Impact of Female Parliamentarians”.
Panel 3
“The impact of Constitutions and Legislation to establish gender equality and enable women empowerment”.
Sono intervenuta nel panel 2, la sintesi del mio intervento (previsti tre minuti) è allegata.
Da segnalare gli interventi di Begogna Lasagabaster, Chief di Leadership and Governance, UN Women, e di Tito Rutaremara, senatore, ex national ombusman, chair del Legal and Costitutional Reform Committee.
– Incontro con Amelia Anna Kyambadde, ministra di Commercio, Industria e Cooperative: nell’intervallo dei lavori breve scambio sul tema dell’Expo e di possibile collaborazione con l’imprenditoria italiana.
Altri ncontri organizzati dall’ambasciatore Stefano A. Dejak:
– All’hotel “Mille Collines” incontro con Hannington Namara, chief executive officer di “Private Sector Federation”, National Commissioner per Expo 2015. Il Rwanda partecipa all’Expo e fa parte del cluster “caffè”. Hannington Namara si è già incontrato con esponenti di Promos a Milano (per iniziativa dell’ambasciatore Dejak); concordiamo di collaborare per ipromuovere ncontri forieri di possibili collaborazioni per iniziative economiche in occasione di Expo a Milano e di tentare di organizzare un incontro con i ruandesi presenti nel nostro Paese, possibile “candidatura” di Bergamo, per vicinanza a Milano, o nella città italiana dove maggiore è la loro presenza.
– Incontro con la comunità italiana in Rwanda presso il ristorante italiano “Sole e Luna” di Kigali.
Hanno partecipato quasi 40 italiani ed italiane, per la maggioranza giovani: cooperanti, esponenti del servizio civile, imprenditori, intellettuali (una docente universitaria, un consulente dell’amministrazione comunale di Kigali, architetti…). Da segnalare la presenza di Veronica Vecellio, Gorilla Program Manager di “The Dian Fossey Gorilla Fund International”, e dell’ex console onorario Pierantonio Costa, imprenditore, diventato famoso per aver salvato centinaia di ruandesi dal genocidio e per questo insignito di numerosissime onorificenze.
Vengono sollevati problemi relativi ai visti (non rilasciati dalle autorità ruandesi a cooperanti impegnati in progetti approvati); all’assistenza sanitaria limitata in Italia per gli/le italiani/e iscritti all’AIRE (meglio non essere iscritti?); al tema dell’apertura dell’ambasciata italiana in Rwanda (quando?) che potrebbe aiutare a risolvere anche il problema dei visti (per ora se ne occupa l’ambasciata belga).
Viene richiesto il sostegno al progetto internazionale City Alliance (partecipano due nostri architetti) e sollecitato il nostro interessamento per prevedere la reciprocità tra Italia e Rwanda dei titoli di proprietà sugli immobili (tema posto al contenzioso del MAE) per consentire agli italiani in Rwanda di conseguire titoli di proprietà di beni immobili.
Il 4 maggio 2012, per impulso dell’ambasciatore Dejak, è stata costituita l’associazione degli imprenditori italiani in Uganda. Nell’ottobre 2013 nella residenza ugandese a Kampala è stata fondata la Camera di Commercio italiana in Africa orientale, prima Camera plurinazionale che prospetta un mercato di 140 milioni di consumatori. Questo dovrebbe suscitare l’interesse delle imprese e delle istituzioni in Italia grazie all’esistenza di una massa critica dalle dimensioni sufficienti per favorire progetti e investimenti finanziari.
Si pone il tema dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, anche PMI.
4 luglio
– La commemorazione del genocidio dei Tutsi si svolge nello Amahoro Stadium, dove, durante i mesi del genocidio, erano di stanza i Caschi blu dell’ UNAMIR, la peacekeeping force delle Nazioni Unite per il Rwanda, sotto il comando del canadese Romeo Dellaire.
Parata militare, danze tradizionali, canti, discorso di saluto della Ministra degli Esteri ruandese Louise Mushikiwabo, co-autrice con Jack Kramer del libro Rwanda Means the Universe: A Native’s Memoir of Blood and Bloodlines.
Discorso del Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta.
Discorso del Presidente Paul Kagame, di cui allego la sintesi.
– Al Municipio di Kigali incontriamo il sindaco Ndayisaba Fidèle. Sollecita la collaborazione con le aziende italiane. E’ particolarmente interessato a progetti per gestione/trattamento rifiuti con produzione di energia e alla riattivazione del gemellaggio con la città di Roma, avviato con l’amministrazione Veltroni nel 2003 e poi rimasto “dormiente”. Su questi temi si è impegnata l’on. Maria Stella Bianchi, che ha partecipato ai lavori dello WIP Summer Summit.
– Cena presso un ristorante italiano di cui non ricordo il nome (ottima qualità di cibo, vino e servizio) con l’ambasciatore Dejak e i fratelli Paolo e Pierantonio Costa. Serata dedicata alla lettura del Rwanda attraverso gli occhi di due italiani che lo amano senza perdere oggettività. Esprimono stima nei confronti della dirigenza in generale e in particolare della leadership del presidente Kagame: rispetto a vent’anni fa il Paese ha fatto grandi passi avanti e continuerà in questa direzione, forse a spese di una libertà complessiva.
Mi pare di poter dire che tutto è “piegato” al bisogno di fare rinascere e crescere il Rwanda, imponendo anche forzatamente la riconciliazione. “Siamo tutti ruandesi, (cioè non Utu o Tutsi)” è il leit motive ripetuto in continuazione.
Prima di concludere questa relazione sulla partecipazione al Forum di WIP ed alle celebrazioni per commemorare il ventesimo anniversario del genocidio contro i Tutsi, ai quali ha partecipato nelle giornate del 3 e 4 luglio anche la collega on. Maria Stella Bianchi, desidero ringraziare l’ambasciatore Stefano A. Dejak che, per l’intera durata della nostra permanenza a Kigali, ci ha accompagnate, guidate, assistite, informate con assiduità, competenza, generosità, favorendo occasioni e organizzando incontri molto interessanti. Chiedo che questa mia nota relativa all’ambasciatore DEjak sia trasmessa al ministero degli esteri.