Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00625
presentato da
LOCATELLI Pia Elda
testo di
Lunedì 15 luglio 2013, seduta n. 53
LOCATELLI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
la notte tra il 29 e il 30 maggio 2013 una squadra composta da una quarantina di agenti della Digos ha fatto irruzione nella casa di Roma del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, in esilio dal 2009, e non trovandolo ha prelevato la moglie Alma Shalabayeva la figlia di sei anni, sulle quali pendevano unicamente sospetti di reato di fonte kazaka e che dopo due giorni di permanenza nel centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, sia la donna che la bambina sono state espulse dal territorio italiano ed estradate verso il Kazakistan;
il rimpatrio è avvenuto su un aereo privato, appositamente arrivato dal Kazakistan, con un dispiego di mezzi e una rapidità delle procedure a dir poco eccezionali, giustificate forse se si fosse trattato di un criminale internazionale accusato di strage e non certo nei confronti di una donna e di una bambina;
il marito della donna aveva ottenuto lo status di rifugiato politico in Gran Bretagna e la signora Shalabayeva aveva dichiarato alle autorità italiane di disporre di passaporto diplomatico;
tutta la vicenda è stata gestita in maniera né limpida né professionale: dalla perquisizione, asseritamente condotta con metodi brutali, operata nella casa della famiglia Ablyazov, alle procedure e le modalità con cui una cittadina kazaka e sua figlia minorenne sono state estradate verso un Paese in cui la tutela dei diritti umani è, a dir poco, non adeguatamente garantita soprattutto nei confronti degli oppositori politici;
Alma Shalabayeva, al suo arrivo in patria, è stata incriminata per aver pagato, assieme al marito, una tangente per l’ottenimento del passaporto e da allora si trova agli arresti domiciliari assieme alla figlia lasciando sospettare che il sequestro sia finalizzato a determinare una inumana pressione per ottenere il rientro del marito;
la Corte europea ha vietato l’espulsione in Kazakistan anche per i criminali dal momento che in questo Paese la persecuzione giudiziaria è spesso usata per eliminare la dissidenza politica;
l’intera vicenda ha sottoposto l’Italia a un gravissimo discredito a livello internazionale, come si evince dalle numerose critiche sollevate dalla stampa estera;
appare del tutto evidente che, in questa situazione, il Ministero degli affari esteri debba intraprendere tutte le iniziative necessari per porre rimedio agli «errori» commessi, a partire dal richiamare, per consultazioni, il nostro ambasciatore in Kazakistan, fino a quando non sarà consentito alla signora Shalabayeva e a sua figlia il rientro in Italia o in un altro Paese a sua scelta, sollecitando gli altri paesi europei a una analoga iniziativa –:
se una tale pressione esercitata da uno Stato straniero, che ha portato a un’espulsione in tempi da record, sia stata possibile senza che il Ministero degli affari esteri ne fosse a conoscenza e senza che vi sia stato il necessario coordinamento e il relativo scambio di informazioni e come sia possibile che la richiesta di rimpatrio in un Paese noto per il suo trattamento nei confronti dei dissidenti politici e l’esagerato dispiego di mezzi usati non abbiano fatto scattare nessun campanello di allarme. (5-00625)
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Martedì 16 luglio 2013
nell’allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-00625
A parte, quindi, tale richiesta di informazioni presentata dalla Questura di Roma al nostro Cerimoniale Diplomatico, in nessuna delle fasi che hanno preceduto l’espulsione della cittadina kazaka è stato mai coinvolto alcun funzionario del Ministero degli affari esteri, né il Consigliere Diplomatico presso il Ministero dell’interno è stato informato dei contenuti della vicenda.
Occorrerà quindi attendere i risultati di tale indagine che, come preannunciato dal Presidente Letta, «saranno resi noti al più presto al Parlamento ed alla pubblica opinione». Alla luce degli esiti di tale indagine si valuteranno i termini delle iniziative da assumere verso le autorità kazakhe.
Il Ministro Bonino ha quindi dato istruzioni alla nostra Ambasciata ad Astana: a) di compiere un passo presso il locale Ministero degli affari esteri per manifestare l’attenzione con cui la vicenda viene seguita da parte italiana con specifico riferimento ai diritti individuali della signora e b) di inviare un funzionario ad Almaty, dove la signora risiede, per accertarsi delle sue condizioni e per raccogliere sin dal 18 giugno scorso la sua firma per iniziare le procedure per il ricorso avverso il decreto di espulsione. Al contempo, su istruzione del Ministro Bonino, gli avvocati della signora Shalabayeva sono stati ricevuti alla Farnesina il 13 giugno e il 2 luglio per fornire ogni possibile assistenza. Un prossimo incontro con i legali è previsto il 18 luglio.
Con riferimento al rapporto di «Human Rights Watch» sulle violazioni dei diritti dei lavoratori del settore petrolifero in Kazakhstan compiute durante gli scioperi avvenuti nel Paese nel 2011, in particolare nella regione occidentale del Mangistau, esso ha costituito oggetto di uno specifico approfondimento richiesto dalla Farnesina alla nostra Ambasciata ad Astana. Dalle verifiche svolte anche con società italiane in loco, risulta che esso conterrebbe alcune inesattezze con riferimento all’operato di Ersai (joint-venture partecipata da SAIPEM). In particolare, il personale impiegato presso quest’ultima, infatti, non risulta essere stato oggetto della repressione subita dagli scioperanti a Zhanaozen (che dista circa 80 km dagli impianti di SAIPEM ubicati nella località di Kurik). Semmai è dimostrabile che pressoché tutto il personale di Ersai precedentemente in sciopero sarebbe stato reintegrato al proprio posto di lavoro già da molto tempo. I licenziamenti «di massa» denunciati nel rapporto citato non riguarderebbero pertanto in alcun modo tale società.