Atto Camera
Mozione 1-00627
presentato da
LOCATELLI Pia Elda
testo presentato
Giovedì 16 ottobre 2014
modificato
Mercoledì 18 febbraio 2015, seduta n. 377
La Camera,
premesso che:
il conflitto tra israeliani e palestinesi, che dura oramai da quasi settant’anni, ha avuto origine dalla suddivisione del mandato britannico sulla Palestina e dalla mancata attuazione delle decisioni e risoluzioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, tra le quali, ma non solo, la risoluzione n. 181 dell’Assemblea generale del 1947, la risoluzione n. 242 del Consiglio di sicurezza del 1967, la risoluzione n. 338 del Consiglio di Sicurezza del 1973, e che le summenzionate decisioni e risoluzioni hanno sempre indicato la finalità di un’equa ripartizione territoriale dei territori contesi e della costituzione di uno Stato arabo indipendente a fianco di quello israeliano;
in diversi atti, dal 1974 in poi, si è assistito al progressivo riconoscimento del popolo palestinese e del suo rappresentante: l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, quale soggetto avente titolo a partecipare al quadro definito dalle summenzionate risoluzioni;
con la dichiarazione di indipendenza del 1988 e altri atti, tra cui il ritiro israeliano da Gaza e quello giordano dalla Cisgiordania, si è definita gradualmente una sovranità palestinese su parte dei territori descritti nelle risoluzioni dell’Onu, mentre un’altra significativa porzione rimane sotto occupazione israeliana, contrariamente ai deliberati della stessa Onu e al diritto internazionale;
con gli accordi di Oslo nel 1993, sottoscritti dal Primo ministro israeliano Rabin e dal Presidente palestinese Arafat, si sono poste le condizioni di principio per un reciproco riconoscimento tra lo Stato di Israele e uno Stato palestinese;
dal 2012, con la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu n. 67/19, approvata anche con il voto favorevole dall’Italia, il riconoscimento storico dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), quale rappresentante del popolo palestinese, è evoluto nello status di «Stato osservatore non-membro» con la definizione di «Palestina» e che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha successivamente riconosciuto il nome di «Stato di Palestina» per l’entità palestinese nel quadro della normale attività, superando il precedente nome di Autorità nazionale palestinese, ormai in disuso;
risultano essere 134 i Paesi che, in epoche diverse, hanno riconosciuto la Palestina come Stato sovrano;
la Svezia ha riconosciuto recentemente la Palestina in quanto Stato con una decisione che è oggi già operativa, andando ad aggiungersi a Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania nel quadro dell’Unione europea;
una recente mozione parlamentare nel Regno Unito va nella stessa direzione;
la recente crisi di Gaza ha portato alla morte di circa 73 israeliani e circa 2200 palestinesi, in gran parte civili, con enormi distruzioni delle infrastrutture civili, provocando una crisi umanitaria, tanto che oggi diversi Governi, tra cui quello italiano, sono impegnati a raccogliere cospicui fondi per sostenere la ricostruzione, allo scopo di normalizzare per quanto possibile la situazione e contenere future escalation del conflitto;
le recenti vicende hanno dimostrato, ad avviso di molti autorevoli analisti, la necessità di rafforzare la leadership legittima del Presidente palestinese Abbas e delle istituzioni palestinesi con capitale Ramallah, scongiurando il rischio di un rafforzamento di altre entità politiche che pretendano di rappresentare i palestinesi;
la richiesta palestinese di un riconoscimento statuale non appare compromettere in alcun modo i legittimi interessi israeliani, mentre una sua dilazione si configura come un mancato riconoscimento di una legittima aspirazione;
il dialogo israelo-palestinese deve certo trovare una sua dimensione bilaterale e questa dimensione bilaterale non potrebbe che avere un impulso positivo dal porre entrambi gli interlocutori su un piano di parità formale;
costituisce massimo interesse nazionale una soluzione pacifica del conflitto in Medio Oriente e, quindi, l’Italia può e deve assumere una sua posizione costruttiva che ne tuteli gli interessi e i valori;
i rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia, lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina così come sopra definito sono di amicizia e collaborazione, nel quadro dello storico impegno italiano al progresso della pace nel Mediterraneo;
la pace deve basarsi sulla legalità internazionale e in primo luogo sulle risoluzioni dell’Onu;
già oggi la Palestina ha in Roma una rappresentanza diplomatica riconosciuta, così come l’Italia un Consolato per la Palestina a Gerusalemme (est),
impegna il Governo:
a riconoscere in maniera completa e definitiva lo Stato di Palestina;
a compiere tutti i passi necessari affinché la questione venga posta all’ordine del giorno in tutti i Paesi membri dell’Unione europea;
a farsi maggiormente parte attiva nel sostenere il processo di pace tra Israele e Palestina, sulla base delle risoluzioni Onu e dell’esperienza consolidata nel corso del lungo e travagliato processo di pace.
(1-00627)
(Nuova formulazione) «Locatelli, Di Lello, Albanella, Albini, Amoddio, Beni, Bergonzi, Bruno Bossio, Capelli, Carrozza, Catalano, Cova, Damiano, Di Gioia, Di Salvo, Fassina, Fava, Fossati, Furnari, Giorgis, Grassi, Iori, Labriola, Lacquaniti, Laforgia, Lauricella, Lavagno, Lo Monte, Martelli, Marzano, Mattiello, Mauri, Migliore, Miotto, Nardi, Nicchi, Ottobre, Pastorelli, Piazzoni, Pilozzi, Pinna, Plangger, Paolo Rossi, Tidei, Venittelli, Zan, Zoggia, Bossa, Cenni, Fiorio, Fontanelli, Carnevali, Carella, Terrosi, Argentin».