17 settembre 2013 Legge di delegazione europea 2013
Discussione linee generali
Il contributo della componente socialista a questa discussione si riferisce alla legge di delegazione europea, ed in particolare all’articolo 13 della stessa. E dico che finalmente, perché siamo in grande ritardo, ci accingiamo a recepire un lungo elenco di direttive: un recepimento che andava fatto con puntualità, rispettando i tempi; ma ormai qui ci troviamo, e meglio tardi che ancor più tardi.
La consapevolezza che il tempo è importante, con riferimento sia al contenuto legislativo sia alla nostra credibilità in Europa, ci induce, anzi ci costringe, ad accettare il testo così come ci è pervenuto dal Senato, nella speranza, o nella convinzione vorrei dire, che il Governo porrà rimedio agli errori che il testo contiene.
Noi infatti ci aspettiamo che il Governo, attraverso i successivi provvedimenti legislativi, faccia sì che tutte le direttive comunitarie entrino nella legislazione del nostro Paese così come sono state definite in sede europea. Se non approvassimo ora i provvedimenti in questione, il loro iter subirebbe un pericoloso rallentamento: sarebbe necessaria una nuova lettura presso l’altro ramo del Parlamento, con la conseguenza di andare incontro ad un ulteriore aggravamento della situazione di infrazione già aperta dalla Commissione europea.
Il rispetto dei tempi non ci impedisce di però di evidenziare quanto non condividiamo: in particolare l’articolo 13 del provvedimento n. 1326, che segnaliamo al Governo perché vi ponga rimedio nei passaggi legislativi successivi.
Ma quali sono questi profili problematici che ci preoccupano ? Il Senato, nel recepire i principi e i criteri direttivi per l’attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ha approvato alcuni emendamenti che secondo noi sono in aperto contrasto con la direttiva stessa; con il rischio di penalizzare pesantemente la ricerca biomedica in Italia.
I punti critici del testo giunto dal Senato si riferiscono al divieto all’utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi delle droghe, all’obbligo dell’anestesia o dell’analgesia, al divieto di allevamento sul territorio nazionale di animali destinati alla sperimentazione.
A nostro parere questi emendamenti non solo sono sbagliati nel merito, ma rischiano pure di mettere l’Italia nella condizione di dover far fronte ad una costosa procedura di infrazione, allontanandoci ancora di più dai Paesi avanzati che, in controtendenza rispetto a noi, stanno significativamente investendo nella ricerca biomedica. Ci sono arrivate indicazioni e pressanti sollecitazioni della comunità scientifica che abbiamo ascoltato anche qui alla Camera.
Brevemente, sul primo punto, gli xenotrapianti e le sostanze d’abuso: l’uso degli xenotrapianti in particolare è oggi il modello principale per qualsiasi esperimento nella ricerca oncologica attraverso l’inserimento di cellule cancerogene di un paziente in ratti immunitariamente predisposti. Le ricerche sulle sostanze d’abuso sono fondamentali per capire i meccanismi e le soluzioni nel combattere le tossicodipendenze. Il secondo punto, l’obbligo di anestesia: la direttiva già prevede che tutti gli esperimenti siano effettuati in anestesia o in analgesia ad esclusione della fattispecie in cui sia incompatibile con la
finalità dell’esperimento o più traumatica dello stesso esperimento. Sul terzo punto diciamo che vietare su tutto il suolo nazionale l’allevamento e la fornitura di animali per la sperimentazione contrasta con l’articolo 2 della direttiva che prevede l’impossibilità degli Stati membri di introdurre misure più restrittive rispetto a quelle della direttiva stessa. Questo tra l’altro non comporterà alcun risparmio di animali in quanto si ricorrerà ad allevamenti esteri con conseguente appesantimento del viaggio per gli animali e mancanza di controllo sull’allevamento di origine, quindi assolutamente senza quell’obiettivo che gli oppositori di questo principio perseguono.
Ma prima di concludere vorrei fare alcune considerazioni generali, la prima: ad oggi non esistono, se non per limitati casi, vere alternative all’utilizzo di animali nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie, anche se il progresso delle tecnologie ha consentito di ridurre significativamente il numero degli animali utilizzati e di assicurare al contempo un significativo miglioramento dell’attenzione al loro benessere. Noi ci auguriamo che altri passi avanti vengano fatti in questa direzione. La ricerca biomedica, oltre a significare la speranza di vita e di una migliore qualità della stessa per milioni di persone malate, rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo e di lavoro qualificato per migliaia di giovani ricercatori e ricercatrici, altrimenti costretti a mettere a frutto altrove le competenze acquisite in Italia. Se imponessimo le limitazioni che il testo del Senato prevede, ci condanneremo a condizioni di inferiorità con il resto d’Europa. Non solo, creeremmo un’ulteriore handicap per la ricerca italiana, handicap di cui non abbiamo certo bisogno. Al contrario, dobbiamo considerare la ricerca ed i relativi investimenti una importantissima priorità.
La seconda considerazione generale: non perdo mai occasione di ricordare che quando fu Ministro Antonio Ruberti, negli anni Ottanta del vituperato pentapartito, l’Italia aumentò sensibilmente gli investimenti in ricerca, riguadagnando posizioni in Europa. Eppure, con l’1,49 per cento di rapporto tra spese per ricerca e PIL, noi socialisti denunciavamo come fossimo allora ancora indietro rispetto ai grandi partner europei. Oggi siamo di poco sopra l’1 per cento e siamo nella parte bassa della classifica quanto a numero di ricercatori e ricercatrici. Eppure fu proprio Antonio Ruberti, rettore della Sapienza e Ministro dell’università e ricerca e poi Commissario europeo alla ricerca, a lanciare il concetto dello spazio europeo della ricerca dove consentire che la merce più preziosa che abbiamo, la conoscenza, possa circolare in piena libertà.
Vorrei che questo concetto ispirasse sempre le nostre azioni e quelle del Governo quando dovrà predisporre i provvedimenti legislativi legati al recepimento delle direttive per le quali dovremo domani esprimere il nostro voto, e il nostro sarà un voto favorevole sì, ma sub condicione .