L’illustrazione di Pia Locatelli
Il 14 febbraio il consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge regionale n. 6 che modifica una precedente legge del 1990, la n. 32, una legge voluta da un Governo di centrosinistra – DC, PSI, PSDI, PLI – per promuovere e sostenere l’attività educativa-assistenziale degli asili nido per tutti – tutti! – i bambini, senza distinzione alcuna, e per agevolare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
La modifica dell’attuale giunta leghista prevede che hanno titolo di precedenza per l’ammissione agli asili nido i bambini portatori di disabilità, ma anche i figli di genitori residenti in Veneto anche in modo non continuativo da almeno 15 anni o che prestino attività lavorative in Veneto ininterrottamente da quindici anni. L’intento discriminatorio nei confronti dei figli di immigrati è evidentissimo.
Chiediamo se il Governo non ritenga che sussistano i presupposti per promuovere la questione di legittimità costituzionale nei confronti di questa nuova legge.
Le Risposta del Ministro per gli Affari regionali Enrico Costa
L’onorevole interrogante chiede di conoscere gli intendimenti del Governo in merito alla recente legge della regione Veneto n. 6 del 2017, che, nel modificare la legge regionale n. 32 del 1990, recante disciplina degli interventi regionali per i servizi educativi alla prima infanzia, asili nido e servizi innovativi, ha introdotto alcuni titoli di precedenza per l’ammissione agli asili nido.
In particolare, oltre ai bambini portatori di disabilità, che hanno priorità, vengono indicati i figli di genitori residenti in Veneto, anche in modo non continuativo, da almeno 15 anni o che prestino un’attività lavorativa in Veneto ininterrottamente da almeno 15 anni, compresi eventuali periodi intermedi di cassaintegrazione, di mobilità o di disoccupazione.
Ricordo che il Governo può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti di leggi regionali, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, entro il termine di sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Durante tale periodo viene svolta un’accurata istruttoria, che coinvolge tutte le amministrazioni centrali interessate e competenti per materia.
Completata l’istruttoria, sia sotto il profilo della legittimità costituzionale, sia sotto quello della compatibilità con la normativa statale e comunitaria vigente in materia, nonché sulla base della giurisprudenza della Corte costituzionale e degli orientamenti assunti dal Governo per analoghe fattispecie, le leggi regionali vengono sottoposte alla valutazione del Consiglio dei ministri.
La legge in argomento, approvata dal consiglio regionale del Veneto il 14 febbraio 2017, è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della regione del 24 febbraio 2017, n. 21. Dunque, il termine entro il quale il Governo potrà eventualmente sollevare la questione di legittimità costituzionale in via principale andrà a scadere il prossimo 25 aprile.
L’istruttoria, svolta come di consueto dal Dipartimento degli affari regionali e le autonomie con attenzione e scrupolo, ha coinvolto diversi Ministeri di settore competenti per materia sulle osservazioni emerse. Nello spirito della leale collaborazione sono quindi state acquisite le controdeduzioni della regione Veneto. Pure tali controdeduzioni sono state sottoposte all’attenzione dei predetti Ministeri, che hanno fatto pervenire le ulteriori valutazioni di competenza.
Ricordo che comunque ogni definitiva determinazione in merito ad un’eventuale impugnativa davanti alla Corte costituzionale della legge della regione Veneto n. 6 del 2017 è rimessa alla competenza del Consiglio dei ministri.
La replica di Pia Locatelli
La ringrazio, signor Ministro. Siamo ben consapevoli che spetta al Governo, e non ad un singolo Ministero o a un Dipartimento, la decisione di impugnare una legge regionale e sappiamo appunto che spetta però al Ministro competente per materia istruire la pratica e indicare a tutto il Governo le parti critiche di questa legge.
Sinceramente mi sarebbe piaciuto intuire dalle sue parole un orientamento nei confronti della non accettabilità di questa legge. Non è avvenuto, ma io credo che, se saranno rispettate tutte le norme che lei ha citato, questa legge sarà dichiarata incostituzionale e sostengo questa idea non soltanto nel merito di questa specifica legge: il problema è che noi, non solo non possiamo accettare che vengano discriminati i bambini, ma il problema rischia di aggravarsi ulteriormente, perché si parte dagli asili nido e poi il rischio è che questa norma, la norma della precedenza dell’accesso ai servizi, possa estendersi nelle sue discriminazioni anche ad altri servizi sociali.
Allora, io chiedo al Governo davvero di attivarsi per essere molto rigorosi nei confronti del blocco di questa legge che discrimina, per non aprire una porta che poi non riusciremmo più a chiudere.