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Estensione del congedo per violenza alle lavoratrici autonome, incremento dei fondi al Piano nazionale antiviolenza e finanziamento del Piano di azione in attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza. Sono gli emendamenti di genere approvati tra quelli presentati alla legge di stabilità quest’anno dall’intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità.
Da ora, quindi, anche le lavoratrici autonome che hanno subito violenza avranno diritto all’astensione temporanea dal lavoro, per un massimo di tre mesi, con un’indennità giornaliera pari all’80% del salario minimo giornaliero previsto dalla relativa normativa. “Ogni anno si rivolgono ai centri antiviolenza circa 11.000 donne” spiega l’intergruppo “considerando che il tasso di occupazione femminile è pari al 47% e di queste il 6% è rappresentata da lavoratrici autonome, il numero di casi dovrebbe aggirarsi intorno ai 310 annui, con un onere di circa 10.000 ciascuno”.
Grazie all’impegno dell’intergruppo, il piano nazionale antiviolenza avrà a disposizione altri 5 milioni all’anno per il prossimo triennio. Per il Piano di azione in attuazione della risoluzione n. 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza invece sono stati sbloccati 1 milione di euro per l’anno 2017 e 500.000 euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019.
Sembra ancora un lontano miraggio invece la proposta dei 15 giorni obbligatori di congedo di paternità che l’intergruppo sostiene da ormai due anni in sede di approvazione della legge di bilancio, e che anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva rilanciato come passo indispensabile per spezzare il circolo vizioso “che vede l’uomo con maggior potere contrattuale nello stabilire chi deve lavorare e chi deve stare con i figli”.
Neanche nel 2017, infatti, i padri potranno accompagnare le prime fasi di vita dei loro bambini condividendoli con le madri. Dopo l’approvazione e la successiva entrata in vigore della nuova legge di stabilità vengono riconfermate alcune agevolazioni per le madri, come il bonus asili e i voucher per il pagamento delle baby sitter e introdotti su iniziativa del governo incentivi per i nuovi nati (come premio alla nascita o all’adozione, il sostegno alla natalità, e un buono iscrizione al nido), ma il congedo di paternità obbligatorio resta fermo a due giorni.
C’è una differenza importante, però, rispetto agli anni precedenti. Ci tiene a sottolinearlo Titti Di Salvo, tra le deputate dell’intergruppo che portano avanti la proposta dei 15 giorni di paternità obbligatori “il passo avanti stavolta è una previsione di più ampio respiro rispetto all’anno in corso, e cioè che nel 2018 si passerà a quattro giorni obbligatori più uno facoltativo”. Parliamo quindi di cinque giorni lavorativi che uniti ai weekend fanno più di una settimana. “Qualcosa che ci dà la misura dell’accoglienza che la nostra proposta sta ricevendo e dell’impegno che il governo si è preso a riguardo” continua Di Salvo. “Il costo di ogni giorno di congedo è stimato sui 20milioni di euro, si tratta quindi di un impegno importante nei confronti di una proposta che può davvero fare leva per cambiare le cose nel nostro paese. Il problema, lo ripetiamo, non è la conciliazione, tutta sulle spalle delle donne, ma la condivisione della cura e la libertà di scelta, delle donne nel mercato del lavoro e degli uomini rispetto alla paternità”.
“L’anno prossimo ripartiremo all’attacco con la proposta dei 15 giorni di paternità obbligatoria” rassicura comunque Pia Locatelli, tra le deputate dell’intergruppo.
E se pure per il momento non ci saranno gli incentivi al lavoro femminile nel Mezzogiorno proposti dall’intergruppo insieme all’aumento delle risorse da destinare alla gestione degli asili nido, alla decontribuzione per l’occupazione delle donne vittime di violenza, e all’indennità di maternità per le atlete non professioniste, non iscritte ad alcuna forma obbligatoria di previdenza, che praticano da almeno un anno discipline di squadra di interesse nazionale, la soddisfazione, spiega Locatelli, sta soprattutto nel vedere già i primi risultati di un percorso nato meno di due anni fa. “Per la metodologia di coordinamento che stiamo affinando, in un gruppo davvero difficile da gestire, con più di cento persone che ne fanno parte, e con diverse provenienze politiche, ma anche per l’attenzione concreta che ha già ricevuto in sede di discussione della legge di stabilità, anche grazie all’impegno particolare della presidente della Camera Laura Boldrini”.