“Questa è anche una storia di cattivi esempi perché non possiamo certo dimenticare che solo qualche anno fa l’europarlamentare Borghezio faceva aperta professione di razzismo nei confronti della ministra Kyenge, un consigliere provinciale del suo partito invitava a stuprarla e il senatore Calderoli, allora la terza carica dello Stato, affermava senza vergognarsene che la ministra gli ricordava un orango. Così oggi piangiamo la morte di un giovane immigrato di colore, ma non possiamo stupircene perché le parole sono pietre che colpiscono lontano nello spazio e nel tempo”. Lo ha detto Pia Locatelli commentando l’assassinio di Emmanuel Chidi Namdi, richiedente asilo nigeriano, pestato a morte da due fascisti italiani mentre difendeva la compagna dagli insulti razzisti dei due.
Dei due italiani è stato identificato soltanto uno, Amedeo Mancini, titolare di una grossa azienda zootenica a Fermo, che per le sue violenze sugli spalti era già stato raggiunto in passato da un provvedimento di Daspo del Questore di Ascoli Piceno. L’uomo finora era indagato a piede libero.
“Non basta – ha aggiunto Pia Locatelli – allora che il leader della Lega Matteo Salvini invochi un’ovvia parità di razza nella repressione dei crimini, perché troppi suoi compagni di partito sono stati in prima fila nel’inneggiare ripetutamente alla discriminazione razziale. Piuttosto faccia ammenda e si senta anche lui moralmente corresponsabile di quanto avvenuto a Fermo”.