mercoledì 13 Maggio 2015

Normativa sulle missioni internazionali


13 maggio 2015

13 maggio 2015 Normativa sulle missioni internazionali

 

Dichiarazione di voto

 

Finalmente ci siamo, dopo i tentativi senza esito delle precedenti legislature il Parlamento approva uno strumento legislativo tra i più importanti per la politica estera e di difesa italiana. Lo facciamo in un momento particolare, che vede l’acuirsi delle crisi internazionali, soprattutto nell’area mediorientale e del nordafrica. In questi anni le missioni internazionali hanno rappresentato per l’Italia anche un’occasione di prestigio internazionale, una vicenda di cui essere orgogliosi e non, come alcuni sostengono, solo uno spreco di denaro. Le nostre donne e i nostri uomini si sono contraddistinti in azioni di cooperazione allo sviluppo e di partecipazione a processi di ricostruzione e stabilizzazione delle istituzioni per favorire processi di pace. Partecipazione che fa parlare di modello italiano, caratterizzato da rapporti e collaborazioni con organismi internazionali umanitari, Ong, autorità e comunità locali per interventi di tipo civile che vanno oltre quello militare. Questa legge che si accompagna a quella approvata in precedenza sulla cooperazione rilancia la politica estera e consolida il ruolo del nostro paese, che finalmente potrà contare su una normativa chiara attraverso regole certe che rendono il nostro operato trasparente. Inoltre, questo provvedimento mette fine alla prassi seguita sino ad oggi dei decreti legge di finanziamento delle missioni, necessari proprio per scongiurare gli effetti del vuoto normativo.

Ma entrando nel merito del provvedimento noi socialisti vogliamo dare risalto ad un aspetto qualificante della legge quasi sempre ingiustamente taciuto: il ruolo delle donne nella soluzione dei conflitti e nella costruzione della pace. Le Nazioni Unite hanno approvato sull’argomento numerose risoluzioni a partire dalla n. 1325, intitolata «Donne, pace e sicurezza» del 2000, seguita dalla 1820 del 2008 espressamente dedicata alle violenze sessuali in area di conflitto, dalla 1888, che evidenzia l’uso della violenza sessuale come strumento di guerra e che sostiene la necessità di coinvolgimento delle donne e delle loro reti per la pace e la sicurezza internazionali, infine la n. 1889, dove torna centrale l’aspetto della partecipazione delle donne alla prevenzione e risoluzione dei conflitti e le n. 2106 e 2122 del 2013. In particolare, la risoluzione n. 1325 costituisce una pietra miliare perché promuove la prospettiva di genere nella cooperazione internazionale, già presente per i temi dello sviluppo e dei diritti umani, ma mai prima applicata alle situazioni di conflitto. Con la n. 1325 e con le successive risoluzioni si supera la visione delle donne solo come vittime a favore di quella che vede le donne come risorsa essenziale per lo sviluppo del sistema di risposta ai conflitti. Non casualmente questa risoluzione è stata promossa da organizzazioni della società civile per fornire risposte efficaci e mirate alle istanze delle donne che vivono in situazioni di conflitto, che non si aspettano solo risposte, ma svolgono attività di mediazione e di negoziazione nella costruzione della pace.

Tutte queste risoluzioni sono uno strumento che favorisce partecipazione, inclusività e sostenibilità, cioè criteri che danno qualità agli interventi internazionali in aree di conflitto. Ed è per questa ragione che noi socialisti abbiamo voluto fosse inserito nel primo articolo della legge l’impegno per implementare tutte queste risoluzioni, così come ci ha sollecitato il Segretario generale della Nazioni Unite anche attraverso l’adozione di specifici piani di azione nazionale. Il nostro paese ha accolto l’invito con qualche anno di ritardo ed ora il piano è alla seconda edizione, relativa al periodo 2014-2016, mentre la prima edizione ha riguardato gli anni 2010-2013.

Ma non basta enunciare i principi e gli impegni, bisogna anche verificarne l’implementazione. Per questo, con riferimento all’articolo 3, dove si prevede una relazione annuale analitica sulle missioni, noi socialisti abbiamo chiesto che in essa si faccia riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all’azione dell’approccio di genere nelle diverse iniziative.

Ringrazio i due relatori per aver accolto queste due nostre proposte perché riteniamo che le missioni e le relative relazioni annuali acquisteranno in qualità ed efficacia. La componente socialista voterà a favore di questo provvedimento che, insieme alla legge sulla cooperazione, realizza il programma annunciato dall’allora Ministro degli esteri Federica Mogherini all’inizio del suo mandato.

 

 

Dichiarazione di voto

 

Finalmente ci siamo, dopo i tentativi senza esito delle precedenti legislature il Parlamento approva uno strumento legislativo tra i più importanti per la politica estera e di difesa italiana. Lo facciamo in un momento particolare, che vede l’acuirsi delle crisi internazionali, soprattutto nell’area mediorientale e del nordafrica. In questi anni le missioni internazionali hanno rappresentato per l’Italia anche un’occasione di prestigio internazionale, una vicenda di cui essere orgogliosi e non, come alcuni sostengono, solo uno spreco di denaro. Le nostre donne e i nostri uomini si sono contraddistinti in azioni di cooperazione allo sviluppo e di partecipazione a processi di ricostruzione e stabilizzazione delle istituzioni per favorire processi di pace. Partecipazione che fa parlare di modello italiano, caratterizzato da rapporti e collaborazioni con organismi internazionali umanitari, Ong, autorità e comunità locali per interventi di tipo civile che vanno oltre quello militare. Questa legge che si accompagna a quella approvata in precedenza sulla cooperazione rilancia la politica estera e consolida il ruolo del nostro paese, che finalmente potrà contare su una normativa chiara attraverso regole certe che rendono il nostro operato trasparente. Inoltre, questo provvedimento mette fine alla prassi seguita sino ad oggi dei decreti legge di finanziamento delle missioni, necessari proprio per scongiurare gli effetti del vuoto normativo.

Ma entrando nel merito del provvedimento noi socialisti vogliamo dare risalto ad un aspetto qualificante della legge quasi sempre ingiustamente taciuto: il ruolo delle donne nella soluzione dei conflitti e nella costruzione della pace. Le Nazioni Unite hanno approvato sull’argomento numerose risoluzioni a partire dalla n. 1325, intitolata «Donne, pace e sicurezza» del 2000, seguita dalla 1820 del 2008 espressamente dedicata alle violenze sessuali in area di conflitto, dalla 1888, che evidenzia l’uso della violenza sessuale come strumento di guerra e che sostiene la necessità di coinvolgimento delle donne e delle loro reti per la pace e la sicurezza internazionali, infine la n. 1889, dove torna centrale l’aspetto della partecipazione delle donne alla prevenzione e risoluzione dei conflitti e le n. 2106 e 2122 del 2013. In particolare, la risoluzione n. 1325 costituisce una pietra miliare perché promuove la prospettiva di genere nella cooperazione internazionale, già presente per i temi dello sviluppo e dei diritti umani, ma mai prima applicata alle situazioni di conflitto. Con la n. 1325 e con le successive risoluzioni si supera la visione delle donne solo come vittime a favore di quella che vede le donne come risorsa essenziale per lo sviluppo del sistema di risposta ai conflitti. Non casualmente questa risoluzione è stata promossa da organizzazioni della società civile per fornire risposte efficaci e mirate alle istanze delle donne che vivono in situazioni di conflitto, che non si aspettano solo risposte, ma svolgono attività di mediazione e di negoziazione nella costruzione della pace.

Tutte queste risoluzioni sono uno strumento che favorisce partecipazione, inclusività e sostenibilità, cioè criteri che danno qualità agli interventi internazionali in aree di conflitto. Ed è per questa ragione che noi socialisti abbiamo voluto fosse inserito nel primo articolo della legge l’impegno per implementare tutte queste risoluzioni, così come ci ha sollecitato il Segretario generale della Nazioni Unite anche attraverso l’adozione di specifici piani di azione nazionale. Il nostro paese ha accolto l’invito con qualche anno di ritardo ed ora il piano è alla seconda edizione, relativa al periodo 2014-2016, mentre la prima edizione ha riguardato gli anni 2010-2013.

Ma non basta enunciare i principi e gli impegni, bisogna anche verificarne l’implementazione. Per questo, con riferimento all’articolo 3, dove si prevede una relazione annuale analitica sulle missioni, noi socialisti abbiamo chiesto che in essa si faccia riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all’azione dell’approccio di genere nelle diverse iniziative.

Ringrazio i due relatori per aver accolto queste due nostre proposte perché riteniamo che le missioni e le relative relazioni annuali acquisteranno in qualità ed efficacia. La componente socialista voterà a favore di questo provvedimento che, insieme alla legge sulla cooperazione, realizza il programma annunciato dall’allora Ministro degli esteri Federica Mogherini all’inizio del suo mandato.