25 marzo 2014 Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie
Dichiarazione di voto
Un fenomeno che colpisce le fasce più deboli, le giovani donne, ma anche i giovani uomini che, pur di avere un impiego, accettano qualsiasi ricatto. A loro è preclusa la possibilità di avere un figlio, ma anche di sposarsi, di ammalarsi, di avere un infortunio o semplicemente di rivendicare il rispetto dell’orario di lavoro o il pagamento degli straordinari. Con questa spada di Damocle sul capo possono solo subire.
Il Governo Prodi aveva tentato di mettere fine a questi abusi grazie alle proposte delle colleghe Di Salvo e Nicchi, ma l’iniziativa fu cancellata dal Governo Berlusconi e ripristinata, purtroppo in maniera inapplicabile, dalla Ministra Fornero. Ora si tratta di ripristinare una tutela minima nei confronti di chi, tra lavoro che non c’è, flessibilità e precariato, tutele ne ha ben poche. Ce lo chiedono le associazioni femminili, quel movimento di donne promosso dal Comitato 188 per la 188, che negli anni ha cercato di riconquistare questa norma di civiltà. Ce lo dovrebbe imporre il buon senso.
Non venite a dirci che si tratta di appesantimento burocratico, che imbriglierà le imprese impedendo loro di crescere o che bloccherà le assunzioni. Non venite a dirci che le norme esistenti sono sufficienti, perché i dati che ci arrivano da tutta Italia dimostrano il contrario. L’eliminazione e il disprezzo per le più elementari tutele non genera sviluppo e occupazione, ma disagio ed incertezza, che sono nemici dello sviluppo.
Il gruppo socialista voterà ovviamente a favore.