24 marzo 2015 Nel decimo anniversario della scomparsa di Nicola Calipari
Ho un ricordo nettissimo di quel tragico di fatto. Era il sabato che concludeva la prima settimana della quarantanovesima sessione della Commission on the status of women delle Nazioni Unite a New York; ero nella delegazione dell’Internazionale socialista donne. All’ordine del giorno era la valutazione di Pechino a dieci anni dalla conferenza (Pechino +10); quest’anno sarà la sessione su Pechino + 20.
Una sessione interessante, partecipata, quando ancora si lavorava dando ruoli importanti alle ONG all’interno dell’ONU; e la delegazione socialista era tra le più numerose.
Giuliana Sgrena era stata sequestrata dai jihadisti una ventina di giorni prima dell’avvio di questa sessione, e come ONG italiane pensammo di attivarci con una iniziativa per la sua liberazione: lanciammo una raccolta di firme tra le donne dei Paesi più disparati del mondo, grandi, piccoli, piccolissimi, sperando che una pressione internazionale da una sede prestigiosa come le Nazioni Unite potesse impressionare i jihadisti per indurli a liberare Giuliana. Raccogliemmo numerosissime firme in pochissimo tempo con l’obiettivo di consegnarle alle ambasciate, quando fummo giustamente fermate da alcune donne irachene, come noi in rappresentanza di ONG: bisogna tenere un profilo basso, ci dissero, avremmo dato forza ai rapitori se avessimo fatto da cassa di risonanza alla loro azione dalla sede prestigiosa delle Nazioni Unite. Ci fermammo, avevano ragione.
Mentre noi eravamo generosamente naïves, Nicola Calipari ed altri professionisti come lui, funzionari esperti, stavano facendo un lavoro professionalissimo per la liberazione di Giuliana. La liberarono il 4 marzo perché erano funzionari esperti che conoscevano il proprio lavoro, portando a termine con successo una missione difficilissima.
Ma Nicola Calipari non era solo un professionista competente: era anche un uomo generoso, e protesse con il suo corpo Giuliana Sgrena dal fuoco amico ad un check point americano a poche centinaia di metri dall’aereo che li avrebbe portati a casa. Una vicenda che non è mai stata completamente chiarita, e sulla quale rimangono ancora molte ombre.
Nicola Calipari, un funzionario eccellente, un uomo generoso. Troppo spesso sentiamo usare ed abusare della parola «eroe». Gli eroi purtroppo non sono così frequenti, e Nicola Calipari lo era. Grazie e onore a lui, ed un abbraccio a Rosa, una donna, un’amica coraggiosa