Dichiarazione di voto
E’ difficile intervenire su questo tema per l’ennesima volta, si rischia di essere ripetitivi. Ma certi concetti vanno ripetuti: per anni la violenza sulle donne è stata considerata un fatto privato, adesso finalmente ci si è accorti della dimensione di questo tragico fenomeno che da “questione di donne” è diventato un fatto pubblico che riguarda tutti e tutte. Un primo passo, certo, ma quanti passi sono ancora necessari per fare quanto ci chiede la Convenzione di Istanbul, il nostro primo atto legislativo in questa legislatura, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.
Le violenze continuano e ci sentiamo impotenti perché l’elenco delle cose da fare è lungo, ne abbiamo indicate alcune nella nostra risoluzione che sono state accettate per larghissima parte dal Governo.
Se però dovessi indicare due priorità, direi prima di tutto che dobbiamo rompere il silenzio, ed aiutare a rompere il silenzio. Per fare questo ciascuno deve fare la sua parte: le istituzioni, la società civile, il mondo della scuola e dell’università le televisioni pubbliche e private, i social media, soprattutto creare le condizioni perché se una vittima di violenza rompe il silenzio, non rischi di diventare un’altra volta vittima in un mondo che troppo spesso dice: se l’è cercata.
Second priorità, educare fra le giovani generazioni, le ragazze perché siano in grado di cogliere la violenza sottile, invisibile, i segnali premonitori (early warnings) di una relazione malata, violenta e se ne allontanino in tempo.
Fermare questa tragedia è impegno che riguarda tutti e tutte, in particolare chi come noi si trova a ricoprire ruoli istituzionali. E significa assumere impegni precisi per avviare azioni di contrasto, protezione, prevenzione, sensibilizzazione con politiche attive, coerenti e coordinate.
Dobbiamo avere sempre in mente – ce lo ha ricordato Chiara Saraceno in articolo di qualche mese fa – che ad oltre 70 anni dall’accesso al voto per le donne italiane l’habeas corpus, il diritto alla propria integrità fisica, persino alla vita, è uno dei diritti più insicuri.