DISCUSSIONE GENERALE
Gli yazidi sono un’etnia antichissima, linguisticamente di ceppo curdo e la cui identità è definita dalla professione di una fede preislamica, che combina elementi di diverse antiche religioni della regione medio orientale.
Sono una popolazione di circa 800 mila, oltre la metà dei quali viveva, prima dell’arrivo di ISIS, nel nord dell’Iraq, nella zona montuosa vicino a Mosul e lungo la frontiera con la Turchia. Altre comunità sono sparse tra Siria, Armenia, Georgia, Iran…
Circa 40.000 yazidi vivono in Germania e in Russia.
Nell’agosto del 2014, quando Daesh prese il sopravvento nella regione al confine tra Siria ed Iraq, vivevano per lo più concentrati nel distretto di Sinjar, all’interno del governatorato di Ninive.
Quella yazida è una storia di violenze e massacri, perpetrati durante l’impero ottomano e fino alle guerre irachene del 2003, quando una campagna di bombardamenti da parte di militanti sunniti uccise centinaia di yazidi.
Le persecuzioni continuano oggi con una ferocia inaudita e alla base della persecuzione ci sono ragioni sono tristemente incredibili: gli Yazidi non fanno parte di una delle grandi religioni monoteiste, la loro non è contemplata dal Corano tra le religioni del Libro.
Per questo, a differenza delle «genti del Libro», ebrei e cristiani, che hanno potuto evitare la morte per mano dell’ISIS convertendosi all’Islam o pagando la tassa islamica, «jizya», o andando in esilio, gli Yazidi non hanno avuto nessuna possibilità di scelta, diversa dalla conversione, per sfuggire al massacro sistematico: convertirsi o essere sterminati.
Le persecuzioni sono raccolte e raccontate nel rapporto del 2015 dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha dichiarato la responsabilità di Daesh per il genocidio yazida davanti alla Corte penale internazionale
Il rapporto documenta come il genocidio ebbe inizio con il massacro di almeno 700 uomini uccisi nel villaggio di Kocho a Sinjar e con la cacciata di 200.000 yazidi dalle loro case. Almeno 40.000 yazidi in fuga rimasero intrappolati sul monte Sinjar con davanti l’unica scelta possibile: la morte per disidratazione e il consegnarsi ai boia di Daesh; il rapporto dice che nessun gruppo religioso è stato sottoposto a forme di distruzione come quelle cui è stata sottoposta questa popolazione
Le Nazioni Unite hanno stimato che nel 2015 5.000 yazidi sono stati massacrati e 7.000 donne e ragazze sono state ridotti in schiavitù. Secondo le informazioni riportate, sarebbero diverse migliaia le vittime delle violenze e oltre 3.500 le donne yazide tuttora prigioniere dell’IS;
Le accuse delle Nazioni Unite, oltre al genocidio, includono crimini di guerra verso i civili, bambini inclusi, e crimini contro l’umanità per cui si invoca il Consiglio di sicurezza e si chiede di ricorrere alla corte penale internazionale perché persegua i responsabili;
L’intento genocidiario si è reso evidente, oltre che con i massacri documentati dalle fosse comuni di sole vittime yazide, (almeno trenta fosse comuni sono state scoperte ma altre sono ancora da trovare), dalla politica di stupro sistematico e riduzione in schiavitù delle donne e ragazze yazide, deportate in massa nei luoghi controllati da Daesh e consegnate a veri e propri mercati di schiavi, dove le ragazze yazide sono state vendute sulla piazza pubblica come schiave per 150 dollari. A volte, inspiegabilmente, vengono riproposte per la vendita alle famiglie d’origine per cifre che vanno dai 10.000 ai 40.000 dollari.
Migliaia di donne sono state costrette con la forza a contrarre matrimonio con i guerriglieri dell’Isis, vendute o offerte ai combattenti o simpatizzanti. Molte di queste schiave sessuali sono poco più che bambine, ragazze di età compresa tra i 12 e i 15 anni o anche più giovani. Alcune non hanno retto all’umiliazione e hanno preferito suicidarsi;
Anche i bambini yazidi sono stati rapiti e rivenduti, in un crescendo di violenze sistematiche testimoniato anche in un rapporto di Amnesty International.
Gran parte di queste informazioni ci è stato testimoniato da Nadia Murad Basea Taha, yazida irachena, audita a maggio dal Comitato permanente per i diritti umani, della Commissione esteri. Nadia Murad è una delle giovani donne yazide vittime dell’ISIS: è stata sottratta alla sua famiglia e violentata ripetutamente dai miliziani, riuscendo a fuggire dopo 3 mesi grazie all’aiuto di una famiglia musulmana.
Siamo orgogliose di aver offerto a Nadia Murad l’occasione di parlare dentro questa istituzione offrendole una nuova occasione per la sua infaticabile attività per sensibilizzare la comunità internazionale sulla tragedia della sua comunità. Per tutte noi che abbiamo partecipato alla sua audizione è stata un’esperienza durissima anche solo per averla ascoltata.….
Nadia Murad ha potuto raccontare anche nella sede delle Nazioni Unite, del Parlamento europeo, del parlamento britannico, alla Camera e al Senato italiani gli scenari di brutali violenze e richiamare l’intera comunità internazionale su quanto sta accadendo.
In conclusione dell’audizione ci ha chiesto di impegnarci affinchè la distruzione sistematica di quella popolazione fosse riconosciuta come genocidio.
Abbiamo preso quell’impegno e siamo qui per darne attuazione. Nel frattempo Nadia Murad ha continuato la sua azione di denuncia in giro per il mondo e pochi giorni fa nominata – in occasione della Giornata internazionale della Pace – “Ambasciatrice di Buona Volontà per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani” dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine. Ne siamo felici ed orgogliose.
DICHIARAZIONE DI VOTO
Voteremo a favore della mozione che impegna il governo a promuovere nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa per il riconoscimento del genocidio della popolazione yazida e ad assicurare ogni sforzo per la sottoposizione dei responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale. E’ un impegno che abbiamo assunto con Nadia Murad, da pochi giorni “Ambasciatrice di Buona Volontà per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani, nell’audizione organizzata dal Comitato per i Diritti Umani della Commissione esteri di questa Camera. Siamo soddisfatte per avere portato a compimento, per i passi che ci competono, questo impegno e siamo certe che il governo compirà con celerità i passi successivi.
L’impegno è il riconoscimento del genocidio della popolazione yazida. Non possiamo non riconoscere questo genicidio se teniamo presente la sua definizione secondo la risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio»: è genocidio ciascuno degli atti commessi con «l’intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».
Le violenze efferate compiute dall’IS in modo mirato nei confronti della minoranza yazida si configurano come atti riconducibili a tale definizione senza incertezza alcuna.
Insieme a questo, l’impegno per far cessare ogni violenza nei confronti della popolazione yazida, per costruire corridoi umanitari per favorire l’arrivo di aiuti internazionali alle popolazioni civili; per soccorrere tutte le vittime di violenza. Mi auguro un voto unanime di questa Camera.