19 novembre 2015 Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione
Signor Presidente, è inevitabile che i tragici fatti di Parigi, la barbarie e l’orrore che hanno colpito venerdì scorso cittadini e cittadine indifesi, per la maggior parte giovani, abbiano un peso sull’approvazione di questo decreto-legge, che abbiamo modificato ieri, quasi all’unanimità, tenendo conto dei tragici fatti di questi giorni e del pericolo che riguarda anche noi direttamente. Oggi non ci dovrebbe essere spazio per polemiche e divisioni: quando uno Stato viene colpito, attaccato, quando le vite sono in pericolo, quando vengono messi a repentaglio valori culturali e democratici, tutte le forze dovrebbero ritrovare unità in un obiettivo comune.
I vili attentati di Parigi non hanno colpito solo la Francia, ma l’Europa tutta: le strumentalizzazioni sollevate in questi giorni da alcune forze politiche, volte a demonizzare rifugiati ed immigrati, a far passare il messaggio che musulmano vuol dire terrorista e che non esiste un Islam moderato, sono una vergogna ed un oltraggio per quei morti. Come ha ricordato lunedì scorso il presidente Cicchitto, Daesh fino ad oggi ha ucciso 100 mila musulmani, e molte vittime di venerdì erano di religione islamica: due dati di fatto che dovrebbero chiudere ogni polemica.
Tornando al provvedimento che andiamo ad approvare, innanzitutto va detto che questa sarà finalmente l’ultima volta che rifinanziamo le missioni internazionali attraverso lo strumento della decretazione d’urgenza, in quanto c’è la volontà di approvare, speriamo entro l’anno, la nuova normativa quadro sulle missioni internazionali già votata alla Camera, ed ora in discussione al Senato. Questa normativa, accompagnata da quella approvata in precedenza sulla cooperazione internazionale, rilancia la politica estera e consolida il ruolo del nostro Paese attraverso regole certe che rendono il nostro operato trasparente.
Sempre lunedì, il Ministro Gentiloni ha ricordato l’impegno italiano nella coalizione anti Daesh e ha affermato che dovremmo fare di più: pensiamoci ! Questo provvedimento comunque rispecchia la nuova complessità richiesta all’impegno politico-militare dell’Italia, per stabilizzare e pacificare aree del pianeta i cui squilibri oggi hanno terribili ripercussioni anche all’interno dei nostri confini: al nostro consueto ruolo di contribuire ai processi di pace e di ricostruzione, se ne aggiunge anche uno di difesa interna. Comunque, ancora una volta voglio ricordare che la nostra partecipazione alle missioni internazionali fa parlare di modello italiano, apprezzato nel mondo per i rapporti che sappiamo costruire con le ONG, le autorità e le comunità locali e per gli interventi di tipo civile, che vanno oltre quello militare e lo completano.
Ho sentito molte critiche sul fatto che in questo provvedimento si prevede nuovamente il rifinanziamento della missione in Afghanistan, che abbiamo già ascoltato la settimana scorsa durante le audizioni in Commissioni esteri e difesa dei Ministri degli esteri e della difesa. Certo, sarebbe stato meglio poter dire di aver concluso nel modo migliore questa missione, dopo dodici anni di permanenza, avendo raggiunto l’obiettivo della stabilizzazione del Paese; ma lo scenario è cambiato anche in quel Paese, perché non possiamo ignorare la crescente presenza di Daesh in Afghanistan, divenuto bacino di reclutamento per nuove forze di Daesh.
Possiamo chiudere gli occhi ad esempio di fronte all’aumento dell’80 per cento dei migranti che arrivano da noi da quel Paese, diventato terzo per provenienza di migranti, ma questi numeri ci devono ben far pensare, ci fanno ben dire qualcosa e ci fanno agire. Rimaniamo in Afghanistan, così come in altri Paesi, perché ce lo chiedono non solo le autorità governative, ma anche la popolazione, le associazioni che lavorano sul territorio. Ce lo dicono questi numeri ! In Afghanistan si sta giocando una partita fondamentale per contenere l’espansione di Daesh, che ha scelto anche quella area per provare ad estendere la propria influenza, i propri strumenti di finanziamento, i propri mezzi di reclutamento, e la nostra presenza lì non è certamente inutile.
Quindi, i socialisti voteranno a favore del provvedimento sulle missioni, ma, ancora una volta, suggeriamo per il futuro la possibilità che le missioni vengano votate singolarmente. Certamente le linee che ispirano la nostra politica estera hanno una loro coerenza, ma non si può negare che le missioni sono molto diverse tra di loro, alcune dettate da situazioni di crisi, come in Iraq, in Libia, in Siria o in Afghanistan, altre con forte impegno per il capacity building, come nei Balcani. Ripetiamo ancora una volta che l’obiettivo di questa richiesta è consentire un consenso più largo del Parlamento, se non su tutte, su alcune, forse buona parte, delle missioni internazionali e ricostruire quella unità in politica estera che negli ultimi anni è venuta a mancare. Voteremo quindi a favore del decreto.