mercoledì 21 Gennaio 2015

M.O.: venerdi’ Camera vota Stato Palestina; appello da Israele


il video integrale del convegno
Venerdi’ la Camera dei Deputati votera’ sulle mozioni per quanto riguarda il riconoscimento dello Stato palestinese. Tre mozioni (Psi, M5S, Sel) sono a favore; una della Lega e’ contraria. Oggi a Montecitorio Pia Locatelli, prima firmataria della mozione socialista, ha riunito parlamentari palestinesi e personalita’ israeliane, tra cui l’ex ambasciatore Alon Liel, promotore dell’appello di 1000 intellettuali israeliani “favorevoli al riconoscimento dello Stato palestinese” allo scopo di “porre fine all’attuale conflitto”. L’appello e’ stato firmato, tra gli altri, da Abraham Yehoshua, Amos Oz, David Grossman, Ronit Matalon (scrittori), Akir Shapira (compositore), Agi Mishol (poeta), Avraham Burg (ex speaker della Knesset), Daniel Kahneman (Premio Nobel), Daniel Shek (ex ambasciatore in Francia), Danny Karavan (pittore), Emanuel Shaked (Generale), Galeb Magadli, Ran Cohen, Yair Tzaban, Yossi Sarid (ex ministri), Joshua Sobol (drammaturgo), Michael Benyair (ex Procuratore Generale), Nurit Peled Elhanan (Premio Sacharov), Raanan Alexandrovich (regista), Uriel Segal (direttore d’orchestra).

Liel afferma: “In Israele sta scomparendo l’idea di 2 popoli 2 Stati. Molti vogliono un solo Stato con 6 milioni di ebrei e 6 milioni di palestinesi. Non tutti i palestinesi avrebbero pero’ la cittadinanza. Si creerebbe quindi l’apartheid come in Sudafrica. I mille firmatari, tra cui 250 docenti universitari, chiedono all’Europa di riconoscere lo Stato palestinese. Questo aiuterebbe i palestinesi ma anche gli israeliani” Recentemente i Parlamenti di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Portogallo, Lussemburgo e Ue hanno riconosciuto lo Stato Palestinese. Questo vale anche per i Governi di Svezia, Malta, Cipro e molti Governi dell’Europa orientale, tra cui Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria e Romania.

Venerdi’ tocchera’ alla Camera decidere. “L’Europa – dicono Liel e la professoressa Ester Levanon Mordoch – ha la capacita’ morale di dire che i paletinesi hanno diritto a uno Stato. Se i Paesi europei decideranno, gli Stati Uniti seguiranno. In questo modo l’Europa salvera’ due nazioni dal conflitto”. Pia Locatelli ammette, con rammarico, che molti vorrebbero rinviare il voto sulle mozioni, compresi alcuni esponenti del Pd. “Io dico invece – afferma Locatelli – che questo e’ il momento per l’Italia di esercitare un ruolo di guida, a partire dall’Alto rappresentante per la Politica estera della Ue
Federica Mogherini”. dello stesso avviso Marco Di Lello, Presidente dei deputati socialisti: “Stoccolma, Madrid, Londra e Parigi hanno gia’ detto la loro. A chi mi chiede: ‘Perche’ votare oggi?’. Io rispondo: ‘Perche’ avremmo dovuto gia’ farlo ieri’. Sono passati 2 anni dal riconoscimento dell’Onu e 20 anni dalla morte di Rabin. Prima riusciremo a riconoscere lo Stato palestinese e meno sangue sara’ versato. Riconoscere 2 popoli 2 Stati significa rafforzare i negoziati. Altrimenti negoziati improduttivi creano sfiducia e tensione. Il riconoscimento e’ un contributo al processo di pace”. I palestinesi Nabil Shaat e Abdullah Abdullah hanno espresso a Montecitorio il loro cordoglio per i
fatti odierni di Tel Aviv. “Vogliamo che Israele e Palestina siano due Stati – dice Shaat – che vivono in pace e sicurezza.
I palestinesi hanno diritto all’autodeterminazione. In fondo anche la nascita dello Stato di Israele nel 1948 fu un atto unilaterale. Sono passati 22 anni dagli accordi di Oslo e continuiamo a piangere morti e feriti, siano essi cristiani, ebrei, musulmani, israeliani o palestinesi. Vogliamo essere trattati come esseri umani. Vogliamo il monitoraggio del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e tutto comincia dal riconoscimento della statualita’”.
Per Abdullah “David Miller, il megoziatore Usa, e’ ottimista per il 2015. Questo perche’ dopo il 17 marzo 2015 in Israele potrebbe esserci un nuovo Governo. Se non ci saranno due Stati, il futuro sara’ oscuro per entrambi”. Abdullah condanna i fatti di Tel Aviv: “Gli attentati contro i civili sono da deprecare e condannare”. Il diritto all’autodeterminazione e’ “inalienabile” e “non puo’ essere negoziato. Siamo pero’ pronti ad accettare la presenza di una terza parte che dia a tutti garanzie. L’Italia e’ gia’ presente a Beirut e Rafah, aiuta molte famiglie palestinesi. La Ue puo’ essere demiurgo di pace”.
Ester Levanon Mordoch ha ringraziato Pia Locatelli, che frequenta da tempo nei consessi internazionali socialisti. “La realta’ non e’ ne’ bianca ne’ nera, e’ complessa. Io chiedo all’Europa di seguire il modello Sudafrica: imporre una pressione politica dall’esterno per aiutare sia gli israeliani sia i palestinesi”.(AGI)

Mal

il testo dell’intervento di Pia Locatelli

Vi ringrazio per una presenza così numerosa (abbiamo dovuto bloccare le registrazioni, maggiori rispetto alla capienza), così come ringrazio la Presidenza della Camera per aver concesso questa bella sala.
Ho pochi minuti a disposizione per aprire l’incontro, per spiegarne le ragioni  e presentare i nostri ospiti.
Tengo subito a precisare che questo è un incontro che vede due parti considerate da sempre avversarie ma sono qui insieme rappresentando i loro popoli o quella parte dei loro popoli che fortemente desiderano avere un pacifica, accettabile, soluzione all’eterno conflitto israelo-palestino. E contano  sull’aiuto del maggior numero di persone, organizzazioni, istituzioni, parlamenti etc, di tutti coloro che vogliono aiutare la causa della pace una pace che tiene conto dei migliori interessi di entrambi i popoli.
Noi siamo profondamente convinti che il riconoscimento della statualità palestinese aiuterà a far avanzare il processo di pace. Quindi va fatto, e va fatto il prima possibile.

Per questo come socialisti e liberali del Gruppo misto abbiamo presentato una mozione, poi sottoscritta da colleghe e colleghi di altri gruppi, SEL, PD, Centro democratico, altre componenti del Misto, perché il governo italiano non solo riconosca lo Stato palestinese, ma compia anche tutti i passi necessari (e possibili) affinché la questione venga posta all’ordine del giorno in tutti i Paesi dell’Unione europea e si faccia parte attiva nel sostenere il processo di pace tra Israele e Palestina, sulla base delle risoluzioni ONU e dell’esperienza consolidata nel corso del lungo e travagliato processo di pace.

Qualcuno ritiene che questa posizione sia espressione di un atteggiamento partigiano. Non è così e, al contrario di quanto afferma l’attuale Primo Ministro israeliano, noi riteniamo che il riconoscimento aiuterà a far avanzare il processo di pace, un vantaggio per entrambi, Israele e Palestina. Abbiamo a cuore gli interessi vitali di delle due parti, l’interesse della cooperazione, dei progetti per la sicurezza comuni,  l’interesse a combattere movimenti estremisti presenti in tutte le parti, di una migliore economia, mantenendo allo stesso tempo la specificità delle identità dei due popoli.
Anche ricordando, nello spirito della Carta dell’Onu, che è indubbio che esista un popolo palestinese storicamente definito con un diritto di autodeterminazione da riconoscere, mentre negoziabili sono altri temi, le condizioni di mutua sicurezza, i confini.., ovviamente nel rispetto delle risoluzioni che indicano dei confini praticabili.
E’ necessario superare l’impasse.
Proprio per questa ragione si è fatta largo nella comunità diplomatica internazionale la convinzione che occorra per lo meno garantire alla parte palestinese la pari dignità sul piano giuridico e diplomatico.
Posizione che condividono molti esponenti autorevoli della società civile israeliana, come coloro che hanno firmato un appello in questo senso, scrittori, accademici, artisti nei campi più diversi, diplomatici, uomini e donne di prestigio…
C’è ampia convergenza anche tra forze politiche diverse sull’idea espressa dal titolo di questo incontro: due popoli, due Stati, la Pace. Poi però, fatta la dichiarazione di principio, iniziano i distinguo sul come e sul quando arrivarci. Questo è l’oggetto della discussione, ad esempio nel nostro Parlamento.

Le mozioni, che sono state discusse la scorsa settimana, dovrebbero essere votate venerdì. Girano voci di un possibile rinvio. Alcune forze politiche e, purtroppo, alcuni esponenti della maggioranza,  vorrebbero condizionarne il riconoscimento  alla ripresa dei negoziati, sollevando obiezioni che non ci sembrano adeguate alla complessità della situazione. Come recita la risoluzione del Parlamento Europeo, si deve senz’altro distinguere tra riconoscimento dello statualità palestinese in linea di principio.e inserimento di questo passo nella necessaria ripresa del negoziato. Sbagliato sarebbe invece condizionare il riconoscimento al raggiungimento dell’accordo, perchè evidentemente in questo caso il riconoscimento si svuoterebbe del suo significato propedeutico, e del suo valore di principio.
Non vorremmo che il Parlamento italiano, invece di guidare un ampio movimento diplomatico, che ha coinvolto Svezia, Gran Bretagna, Belgio, Francia, Irlanda, Spagna, e vedrà nelle prossime settimane unirsi Belgio, Slovenia e Finlandia,  si trovasse in ritardo su un tema tanto centrale anche per i nostri interessi nazionali di nazione mediterranea,

Paesi con diverse maggioranze politiche che hanno avuto il coraggio di compiere questo gesto. E allora mi chiedo, e lo chiedo soprattutto a una parte del PD: non è oggi il momento di esercitare un ruolo di guida italiano, dando sostanza all’importante mentre occorrerebbe dare sostanza e anima all’importante opportunità di un’italiana quale Alto rappresentante europeo per la politica estera. ?

Da qui viene la composizione del nostro panel. Rappresentanti del popolo palestinese:
Nabil Shaat, e  Abdullah Abdullah,  entrambi esponenti significativi del popolo palestinese. Insieme a loro, per la parte Israeliana, Ester Levanon Mordoch, , professoressa di letteratura, attiva nei movimenti delle donne e pure attivista politica, e Alon Liel, ex ambasciatore, iniziatore dell’appello di mille intellettuali, politici, scrittori, Nobel che verrà presentato ora.

Chiudo citando un’affermazione di David Grossman, famosissimo scrittore in Israele e pure in Italia, domenica scora a Bergamo in una bella iniziativa delle ACLI, “Molte fedi sotto lo stesso cielo”: “dobbiamo ricreare una situazione perché sempre meno persone siano tentate di soccombere al terrorismo”. A me pare che questa sia la miglior risposta a chi dice che questo non è il momento di affrontare il tema del riconoscimento, dopo la tragedia di Parigi.
Ancora Grossman che, ricordiamo tutti , che perse un figlio nel conflitto e nonostante ciò, è uno dei firmatari dell’appello che verrà presentato ora: E’ terribile odiare ed essere odiati per così tanto tempo, è estenuante essere nemico di qualcuno ed essere considerato nemico da qualcuno per tanto tempo.  Vogliamo la pace non solo per risolvere il tema dei territori, della sicurezza, delle infrastrutture idriche… ma per essere “liberati”, nel senso di libertà interiore, non essere sempre in attesa del prossimo pericolo, della  prossima minaccia, per una nuova definizione di te stesso in quanto essere libero.

 


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