Onorevoli Colleghi! — Gli italiani nel mondo che hanno conservato o acquisito la cittadinanza sono quasi 5 milioni (4.811.163 al 31 dicembre 2015). Considerando come base di riferimento le ripartizioni della circoscrizione Estero, 2.590.037 in Europa, 1.512.695 in America meridionale, 437.710 in America settentrionale e centrale e 270.721 in Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Le statistiche migratorie sono complesse e spesso i dati acquisiti dai Paesi di origine non corrispondono esattamente a quelli dei Paesi di accoglienza. Al riguardo influiscono non solo i sistemi di rilevazione ma anche le acquisizioni di cittadinanza, intervenute nel frattempo e che non necessariamente comportano la perdita della cittadinanza italiana.
Nei flussi migratori di più vecchia data si può ipotizzare, in buona parte dei casi, l’acquisizione della cittadinanza dei Paesi di insediamento e semmai si pone il problema di stimare il numero degli oriundi. Il Ministero degli affari esteri nel 1995 parlava di 58,5 milioni di oriundi, di cui 38,8 milioni in America latina, 16,1 milioni in America del nord, 2 milioni in Europa e 0,8 milioni in Oceania: nel 2020, secondo una stima dello stesso Ministero, il numero dovrebbe collocarsi tra i 60 e i 70 milioni.
La maggior parte dei 5 milioni di italiani nel mondo, che hanno conservato la cittadinanza, sono i protagonisti dei flussi di espatrio a noi più vicini nel tempo, sviluppatisi al ritmo fisiologico di circa 40.000/50.000 l’anno, con il coinvolgimento prevalente delle regioni del sud (30 per cento) e delle isole (24 per cento), ma anche di quelle del centro (16 per cento) e del nord (30 per cento), come risulta dalla media ricavata a partire dagli ultimi anni ottanta fino al 1996.
Più di recente, come è noto, i flussi in uscita sono cresciuti quantitativamente e si sono modificati qualitativamente. Il Rapporto Italiani nel mondo del 2015 riporta che nell’anno precedente 101.297 cittadini italiani hanno trasferito la loro residenza all’estero, in prevalenza uomini (56 per cento), celibi (59,1 per cento) tra i 18 e i 34 anni di età (35 per cento). Da alcune indagini sulla mobilità temporanea di lavoro sappiamo che il numero delle persone coinvolte, che non lasciano tracce anagrafiche, è molto più alto, probabilmente pari al 50 per cento. Inoltre, rispetto al passato, sono più elevati il grado di scolarizzazione dei migranti e il loro retroterra sociale, nonché il numero di coloro che hanno una specializzazione di tipo accademico.
Anche alla luce di questi mutamenti, le comunità italiane nel mondo risultano generalmente ben integrate, hanno intrapreso nuovi percorsi sociali e hanno stabilito nuove relazioni, misurandosi con altre culture e con altri modelli di vita e individuando nuovi interlocutori istituzionali con cui dialogare e trovare risposte a problemi concreti e urgenti.
Nonostante il forte nuovo legame con i Paesi di residenza, i cittadini italiani nel mondo e gli oriundi, sia nel campo sociale, culturale e politico, sia in quello degli scambi commerciali e professionali, chiedono di mantenere un saldo legame con l’Italia.
Sul piano storico, è ormai pienamente acquisito l’orientamento che in alcune fasi cruciali della vita nazionale gli emigrati hanno avuto un ruolo decisivo per la modernizzazione economica e sociale del Paese, per la ripresa della sua economia nelle fasi post belliche e per l’accreditamento dell’Italia nel concerto internazionale.
L’esperienza storicamente accumulata nelle comunità italiane nel mondo può essere oggi un’utile base di conoscenza e di approfondimento delle buone pratiche (best practices) volte a favorire l’integrazione, un’esigenza sempre più avvertita in Italia con riferimento alla platea sempre più ampia dei «nuovi italiani». Un’esperienza non più statica, considerando che con la crescita dei flussi migratori si producono nuovi bisogni sociali: dai servizi forniti dalla nostra rete consolare fino alle questioni previdenziali e pensionistiche.
La promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo ha visto nelle nostre comunità importanti e innovativi modelli di integrazione scolastica e culturale con gli enti gestori, nati localmente per sostenere e sviluppare il nostro patrimonio linguistico e culturale, analogamente alla miriade di enti di assistenza che negli anni hanno affrontato in termini solidaristici le forme di povertà e di marginalità sociale che hanno colpito nostri connazionali.
Le rappresentanze istituzionali, dai parlamentari eletti all’estero al Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) e ai Comitati degli italiani residenti all’estero (Comites), hanno contribuito a realizzare alcune grandi riforme e elevare il livello di analisi e di proposta politica per le comunità italiane nel mondo. Le associazioni con la loro presenza hanno reso possibile l’aggregazione degli emigrati, l’identità delle nuove generazioni e il mantenimento del legame con l’Italia, con i suoi territori e con le comunità locali. I patronati, le camere di commercio italiane all’estero le molteplici presenze nelle diverse realtà di insediamento hanno reso possibile dare risposte alle domande e ai bisogni di tanti connazionali. La forte presenza italiana nel mondo è il risultato di questa rete di sostegno all’Italia, all’intero sistema Paese. Una base preziosa di proiezione dell’Italia nel mondo e un fattore essenziale per l’efficacia delle politiche di internazionalizzazione.
Questa grande comunità italiana è oggi composta da cittadini italiani, che partecipano anche con il diritto di voto alla vita politica nazionale, da oriundi che desiderano mantenere con l’Italia un forte legame storico, linguistico e culturale, e sempre più da imprenditori, ricercatori e giovani professionisti che trovano spazi di lavoro e di vita all’estero.
A questa grande comunità italiana, ricca e composita, la presente proposta di legge vuole dedicare una giornata nazionale di analisi, studio, riflessione, discussione e proposta, per un’osmosi di esperienze da valorizzare nel mondo e in Italia. Si vuole offrire, in sostanza, un’importante occasione per far crescere la consapevolezza che solo l’integrazione e la individuazione di percorsi di valorizzazione culturale possono assicurare la crescita civile e democratica e il contrasto di ogni forma di razzismo e di xenofobia.
La Giornata nazionale degli italiani nel mondo intende rappresentare, divulgare e valorizzare le esperienze, le attività e il contributo sociale apportato dai cittadini italiani all’estero nel campo della cultura e della lingua italiane, della ricerca scientifica, delle attività imprenditoriali e professionali e della solidarietà internazionale: un’esperienza feconda e un impegno comune per l’integrazione.
La data scelta per celebrare la Giornata nazionale, aperta peraltro a diverse indicazioni che dovessero emergere durante l’iter parlamentare, è quella del 12 ottobre. Tale data, nella tradizione dell’emigrazione transoceanica, è fortemente evocativa del mito colombiano, che per le nostre comunità emigrate da lungo tempo è un simbolo identitario e di affermazione della loro peculiarità storica e culturale. Far coincidere la data delle celebrazioni e delle iniziative in Italia e all’estero può essere un ulteriore elemento di legame e di condivisione culturale.
La presente proposta di legge, in sostanza, ha l’obiettivo di aggiungere valore alla democrazia italiana soprattutto nel campo della cultura e delle buone pratiche di integrazione, riportando in Italia il meglio delle esperienze che gli italiani hanno vissuto come emigrati e come «nuovi cittadini» di importanti Paesi del mondo.
PROPOSTA DI LEGGE