mercoledì 6 Aprile 2016

Istat, errore smantellare le statistiche sociali


Il testo dell’interrogazione alla Ministra Madia

 

Il nuovo presidente dell’Istat dr Giorgio Alleva sta completando  una riorganizzazione interna dell’Istituto, che è una vera e propria rivoluzione organizzativa. La riforma comporta l’accorpamento in due dipartimenti  dei quattro in cui era organizzato l’Istat, una  scelta che indebolisce il settore delle statistiche sociali. Sostanzialmente i nuovi  accorpamenti dei dipartimenti vanno a premiare coloro che si sono occupati delle statistiche economiche a detrimento di chi ha lavorato proficuamente per produrre risultati fondamentali per capire la società italiana in un momento storico segnato da grossi cambianti sociali riguardanti le famiglie, i rapporti tra le generazioni e la violenza in ambito familiare e sulle donne. Ci vogliono competenza e sensibilità per questo tipo di statistiche che questi cambiamenti mortificheranno: un nome per tutti, quello della dirigente Linda Laura Sabbadini.

Le chiedo signora ministra quali siano le sue valutazioni sul ridimensionamento del settore delle statistiche sociali e sull’esclusione di una delle poche donne in posizione apicale dell’Istat, perché penso che anche lei, come tante di noi donne delle istituzioni e dei movimenti condivida l’importanza delle valorizzazione delle competenze femminili.

La risposta della Ministra Madia

La funzione di vigilanza sull’ISTAT, che la legge dà al Presidente del Consiglio e che mi è stata delegata, a maggior ragione perché stiamo parlando di ISTAT, un istituto che ha un ruolo molto delicato nella ricerca di dati e nella diffusione poi di informazioni a fini di interesse generale, non può diventare mai lesione della piena autonomia dell’Istituto. Quindi, la funzione di vigilanza non può diventare giudizio nel merito di scelte organizzative, tanto meno di scelte di persone.
Però, io qui, in questa sede, vorrei tranquillizzare l’onorevole interrogante sul fatto che l’oggetto della rilevazione statistica del nostro Paese non dipende, non discende dalle scelte organizzative dell’Istituto. L’oggetto, tra l’altro per larga parte deciso in sede europea, fa parte del programma nazionale di statistica, che è un programma che viene approvato dopo un iter molto complesso, che passa da comitati di indirizzo, da comitati di garanzia e che, successivamente, arriva in Consiglio dei Ministri, il quale discute proprio della correttezza e della completezza dell’oggetto della rilevazione statistica prima di adottarlo.

La replica di Pia Locatelli

Signora Ministra, con tutta la simpatia del caso – lei sa bene quanto tengo alle giovani Ministre –, mi aspettavo che lei parlasse della funzione di vigilanza e dell’autonomia del presidente dell’ISTAT e non vogliamo rimproverare assolutamente questo. Certo, le rispettiamo. Il problema è che noi le abbiamo chiesto un parere nel merito di questo cambiamento, non un obbligo ad intervenire, ma un parere. Infatti, noi crediamo che questo cambiamento influenzerà anche il suo lavoro, oltre che il nostro.
Vede, il presidente dell’ISTAT ha scelto un modello organizzativo che si rifà a un modello nordeuropeo, che prevede di ottenere dati totalmente dalle fonti amministrative, con dei meccanismi di alimentazione di continuo, basato esclusivamente sui flussi telematici. Ma qual è la qualità dei nostri archivi ? Un esempio solo: in Italia, i rendiconti sulla salute arrivano con un ritardo di due anni. Allora, come si fa a lavorare su questi dati ?
E poi certi dati non si possono ottenere per via amministrativa, perché riguardano percezioni e comportamenti: tipico è il caso della violenza sulle donne. Non ci sono rilevazioni statistiche perché non si denunciano. Allora le tecniche sono diverse. Noi le chiediamo se sia opportuno – noi crediamo di no – mettere da parte queste modalità che abbiamo usato finora, ma soprattutto mettere da parte dei talenti che ci sono e che sono stati riconosciuti a livello internazionale, perché sono gli attori internazionali, l’ONU, la piattaforma di Pechino, la Convenzione di Istanbul, che ci chiedono di lavorare su questi dati. E, allora, io non posso essere soddisfatta della sua risposta, anche se riconosciamo che la funzione di vigilanza va rispettata.