“Può sembrare inutile parlare di rappresentanza di genere, di quote e di diritti in un Paese dove l’80% delle donne è analfabeta e la maggior parte vive in zone rurali prive di elettricità, gas e luce, ma sono convinta che il cambiamento debba avvenire su tutti i fronti e le donne yemenite coinvolte nel processo di riscrittura costituzionale mi sono sembrate estremamente interessate ai nostri suggerimenti e alle nostre esperienze”. Così Pia Locatelli appena tornata da Sana’a, dove ha partecipato a un seminario promosso da Minervae dalla Law (Legal Assistance Worldwide), assieme a una delegazione composta da giuristi, sociologi e politici. L’iniziativa, che fa parte di un progetto più ampio di relazioni con le donne del mondo arabo, è volta a fornire un supporto nel difficile processo di transizione verso la democrazia del Paese dopo i 33 anni di dittatura del presidente Saleh.
Una passaggio soft, avviatosi dopo le manifestazioni della primavera araba, che ha portato, con l’appoggio del vecchio gruppo dirigente, all’istituzione della Conferenza per il dialogo nazionale, una sorta di assemblea costituente, divisa in 9 sottocomitati che dopo nove mesi di lavoro ha prodotto 1800 “raccomandazioni”, che adesso dovranno essere raccolte in un testo da sottoporre poi a referendum. Un processo che ha visto per la prima volta coinvolte anche le donne…
“Infatti. Già il fatto che tra i 575 membri della Conferenza il 30% fosse composto da donne rappresenta un importante passo avanti. Non bisogna dimenticare che qui le condizioni femminili sono drammatiche, non a caso lo Yemen per il terzo anno consecutivo, è stato dichiarato dalla classifica del Global Gender Gap Report come il posto peggiore dove essere una donna: non hanno autonomia legale e sono minori a vita, sotto la tutela di un guardiano che decide per loro; spesso malnutrite e costrette a matrimoni in giovanissima età, in un caso su due prima dei 18 anni. A loro è negata l’istruzione: sono confinate in capanne di fango, lontane dagli sguardi di uomini che non siano i loro mariti. Molte, complice la carenza di ostetriche qualificate, muoiono di parto”.
Con la nuova legge Costituzionale cambierà qualcosa?
A differenza che da noi la loro Costituzione non è un’enunciazione di principi inviolabili, ma contiene anche delle norme. Tra queste c’è quella che prevede una rappresentanza delle donne in Parlamento di almeno il 30%. Attualmente nella Camera dei rappresentanti è presente una sola donna su 301 membri. Un altro aspetto importante è quello volto a arginare la piaga dei matrimoni precoci: oggi vengono combinati matrimoni con bambine di dodici, dieci e perfino otto anni. In pratica una legalizzazione della pedofilia. Nel testo è prevista una norma che vieta i matrimoni prima di 18 anni.
E norme così “rivoluzionarie” verranno votate? Non c’è il rischio che la popolazione bocci il referendum?
Verranno votate, ma non è detto che questo rappresenti una svolta. Il fatto che ci sia una legge nazionale, infatti, non ha molta importanza. L’80% della popolazione vive nelle zone rurali dove le leggi tribali hanno la prevalenza su quelle dello Stato e quindi purtroppo per molte donne non ci sarà alcun cambiamento.
Lo Yemen è il paese più povero del mondo arabo. Ha un reddito pro-capite che si aggira intorno ai 2700 dollari l’anno, alti tassi di disoccupazione e di mortalità infantile. Dieci milioni di persone, circa metà della popolazione totale, non hanno da mangiare, al punto che le Nazioni Unite hanno parlato di rischio di disastro umanitario. Prime vittime della povertà sono appunto le donne. Non sarebbe più urgente intervenire su questi fronti?
E’ quello che sostengono alcune delle donne yemenite che abbiamo incontrato. Fino a quando sussisteranno certe condizioni e le donne dovranno occuparsi dei bisogni primari della famiglia, dall’andare a prendere l’acqua ad accendere il fuoco per cucinare, non avranno possibilità di emanciparsi. E’ chiaro che c’è assoluto bisogno di infrastrutture, ma un processo non esclude l’altro.
Le donne che hai incontrato cosa si aspettano da questo nuovo corso?
Noi abbiamo visto un’elite: donne colte e informate. Tra loro c’è tanta passione, tanta speranza, ma anche tanta preoccupazione. Sanno bene infatti che il distacco tra la città e le zone rurali è immenso e che non sarà facile sradicare una cultura millenaria.
E le altre donne? Quelle del paese reale?
Il Paese reale non lo abbiamo visto. E’ rimasto celato dietro alle mura di cinta dell’albergo dove eravamo confinati come prigionieri. La frequenza dei rapimenti nei confronti i stranieri, impedisce di fatto di muoversi all’esterno se non sotto scorta e con auto blindate. Abbiamo avuto una fugace visione in una visita all’alba, ma pochissimi contatti con la popolazione. Il vero Yemen resta nascosto, come i volti e i corpi delle donne, dietro un pesante velo nero.
Cecilia Sanmarco