Il Belgio, dal 13 febbraio 2014 è diventato il primo stato al mondo a legalizzare l’eutanasia senza alcun limite d’età. In Germania, il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta.
In Italia, l’eutanasia attiva è assimilabile, in generale, all’omicidio volontario (art. 575 Codice Penale). In caso di consenso del malato si configura la fattispecie prevista dall’art. 579 c.p. (Omicidio del consenziente), punito con reclusione da 6 a 15 anni. Anche il suicidio assistito è un reato, giusta art. 580 c.p. (Istigazione o aiuto al suicidio), punito con reclusione da 5 a 12 anni.
In Lussemburgo il 19 febbraio 2008 il parlamento del Granducato ha approvato una proposta di legge che prevede l’eliminazione delle sanzioni penali contro i medici che mettono fine, su richiesta, alla vita dei malati. In particolare, il provvedimento prevede che l’eutanasia venga autorizzata per i malati terminali e coloro che soffrono di malattie incurabili, solo su richiesta ripetuta e col consenso di due medici e una commissione di esperti. A questa data il Lussemburgo si colloca terzo, dopo Paesi Bassi e Belgio, ad aver legalizzato l’eutanasia. Nel 2000 i Paesi Bassi divennero il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che regolamentava l’eutanasia e dal 1º aprile 2002 la legge è in vigore.
“Credo che quando si parla di diritti, il diritto di poter scegliere sulla propria vita sia il più importante. Autodeterminazione nel scegliere come finire la propria vita”, spiega l’onorevole Ilaria Borletti Buitoni, “è bene che la politica ne prenda atto e prenda atto anche di come i cittadini sono consapevoli di questo argomento, non è più percepito da pochi, è condiviso da molti”.
Il fatto è che quando si cerca di legiferare su determinati diritti (basta vedere l’iter della legge sulle Unioni Civili della Cirinnà) si incontrano molte opposizioni ideologiche e prettamente politiche. “Il problema delle leggi quando entrano in Parlamento, è che pur di raggiungere un accordo, si raggiungono dei compromessi che poi portano a delle leggi malfatte”, continua il Sottosegretario Borletti, “in questo caso non si devono commettere errori. Il principio di fondo deve essere il libero arbitrio, un principio da cui non possiamo assolutamente recedere. Una proposta semplice, comprensibile, in cui le volontà di una persona trovino legittima collocazione e rispetto giuridico. Ma non si cominci quel balletto, che proprio sui diritti civili, ha portato in Italia a fare dei guai terribili”.
Come scindere le scelte politiche da una profonda sensibilità cattolica? Come sottolinea Pia Locatelli “anche i cattolici stanno facendo dei passi avanti, prima il tema non veniva affrontato per niente. Ho partecipato ad un convegno, al Senato, organizzato da Manconi. Era un’iniziativa organizzata dal Cortile dei Gentile, si è parlato di cura consensuale, della relazione di cura, e in questa chiave si introduce, appunto, la consensualità e la relazione di cura e l’autodeterminazione del paziente che va sempre sostenuta anche quando si esprime nella scelta di affidarsi puramente al medico. ‘Anche quando’ significa anche negli altri casi. Io trovo che questo sia un tentativo di incontrarsi nelle posizioni all’interno dell’ambiente cattolico, poi la discussione deve portare a dei risultati”.
Se ne parla di più, ma non basta. “Mi permetto di rivolgere un appello al mondo cattolico, lo stesso che avrei rivolto al momento del divorzio o dell’aborto”, dichiara Ilaria Borletti Buitoni, “loro (i cattolici) sono liberi di non decidere di seguire assolutamente la possibilità di autodeterminare il proprio fine di vita, ma perché impedirlo ad altri? Questa è un’ingerenza sulla mia vita che ritengo inaccettabile. Io non discuto le convinzioni di un cattolico ma non capisco perché debba, al contrario, impedire le mie”.
Nei fatti come risponde il variegato mondo politico? “Finchè si parla di fine vita, cioè del rispetto delle volontà di una persona, il consenso c’è. Appena si tocca la parola eutanasia questo consenso si chiude. Questo è sicuramente il problema che noi riscontreremo. Probabilmente sarà necessario passare attraverso due fasi: una più specifica sul testamento Biologico e una sull’Eutanasia. E’ chiaro che l’Associazione Luca Coscioni, che è coraggiosa, deve battersi su tutto il fronte. E’ anche chiaro che chi siede in quel Parlamento sa benissimo che questo argomento un margine di disponibilità dovrà darla”. Pia Locatelli aggiunge che “proprio perché è un tema difficile dobbiamo iniziare ad affrontarlo, altrimenti diventa sempre peggio. Si lasciano persone e famiglie sole se non si affronta”.