Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Per sapere – premesso che:
vige in Turchia dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio lo stato di emergenza imposto e prolungato fino al gennaio 2017 e che questo ha consentito, sulla base di accuse di complicità con Gülen, incursioni in case private, uffici, sedi di partito, divieti di viaggiare, arresti di decine di giornalisti, la chiusura di stazioni-radio, reti televisive, quotidiani, magazine, case editrici, il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti statali, della scuola e dell’università, la rimozione di magistrati, vertici e quadri intermedi delle Forze armate e della polizia, l’intimidazione di numerosi esponenti del mondo della cultura e di quello del lavoro;
il 20 maggio 2016 il Parlamento della Turchia ha approvato un emendamento costituzionale proposto dal partito di governo Akp, guidato dal presidente Recep Tayyip Erdogan, grazie al sostegno dell’opposizione nazionalista dell’Mhp, che prevede la revoca dell’immunità per i deputati sottoposti a indagine giudiziaria;
la revoca dell’immunità ha consentito di arrestare 12 dei 59 parlamentari dell’Hdp, il partito filocurdo, con accuse di terrorismo e sostegno al Pkk, il Partito comunista del Kurdistan, mentre lo stesso presidente Erdogan ha più volte auspicato la rimozione dell’immunità per i deputati curdi, accusandoli di essere il braccio politico del Pkk;
Selahattin Demirtas, parlamentare, avvocato, impegnato nella difesa dei diritti civili, e Figen Yuksekdag, co-leader del Partito Democratico dei Popoli (HDP), e altri dieci deputati, sono detenuti nel carcere di Edirne, nel nord-est del Paese, una delle carceri di massima sicurezza, che ospitano terroristi, condannati per banda armata e crimini organizzati, ergastolani, con l’evidente l’obiettivo di isolarlo completamente e trattarlo alla stregua di un terrorista;
questo processo di involuzione antidemocratico e oscurantista assieme all’ondata di incriminazioni e arresti contro le opposizioni e le minoranze, avviene a pochi mesi dalla conclusione dell’accordo con l’Unione europea per la gestione dei flussi migratori, soprattutto di quelli in arrivo dalla Siria, che si basa sul riconoscimento della Turchia come ‘Paese terzo sicuro’ o come ‘Paese di primo asilo’;
cosa il Ministro intenda fare, in sede internazionale ed europea, per sostenere attivamente ogni iniziativa politica finalizzata a far cessare i comportamenti liberticidi, favorire un completo riconoscimento dei diritti, delle minoranze, a iniziare da quella curda, della di libertà di parola e della manifestazione del pensiero in ogni sua forma, garantire un sistema giudiziario indipendente e un Parlamento forte e libero, ma allo stesso tempo facendo in modo di non accentuare l’isolamento della Turchia per non interrompere il percorso di integrazione europea rischiando così di allontanarla ulteriormente da una piena condivisione dei valori fondanti dell’Unione Europea.
Pia Locatelli