Si è aperto oggi a Ulaanbaatar, in Mongolia il Regional meeting dell’Internazionale socialista donne, Women and Asia – Promoting Gender Equality, volto a promuovere l’uguaglianza di genere. Nei due giorni di lavori, presieduti da Pia Locatelli, si parlerà di democrazia paritaria, di quote e di strumenti per garantire la piena parità di genere nelle istituzioni.
“Siamo qui – ha detto Pia Locatelli, presidente onoraria dell’Internazionale socialista donne – per aiutare le compagne di questo continente dove la presenza delle donne nelle istituzioni è sotto la media mondiale del 22%”.
Sono circa 120 su 192 i paesi del mondo che usano una qualche forma di quota. Le quote sono definite da leggi o da Costituzioni deli Paesi, ma possono anche essere inserite “volontariamente” dai partiti nei loro statuti. Sono 30 i paesi in cui ci sono solo le quote volute dai partiti. L’Asia è il continente del mondo in cui le quote, che sono uno strumento, nulla di più, sono meno usate e lo si vede dalla bassa presenza delle donne nei parlamenti.
“Le quote – ha detto Pia Locatelli – sono lo strumento più diffuso per promuovere la presenza delle donne nelle istituzioni, il più a lungo usato (dalla metà degli anni ’70), l’unico che si è mostrato capace di conseguire con una certa rapidità l’obiettivo per cui è stato introdotto: avere più donne nelle diverse istituzioni. Questo strumento è stato sottoposto a numerose critiche, anche da parte delle donne.Non entro nel merito di queste critiche; dico solo che se uno strumento serve lo scopo per il quale è voluto, io lo accetto e lo uso.
Il pensiero delle donne nel corso negli anni si è però affinato, è diventato più consapevole, certamente più ambizioso. Ora il nostro obiettivo è la democrazia paritaria.
Si è discusso molto attorno al concetto della democrazia paritaria, che è concetto più ricco e complesso rispetto al tema “Quote”.
La democrazia paritaria e le quote sono due concetti diversi,sotto il profilo giuridico e politico. Se le quote sono state e continuano ad essere usate come strumenti per “forzare” l’ingresso di donne nelle istituzioni, impedendo che nessuno dei due generi prevalga sull’altro, promuovere la democrazia paritaria significa lavorare per rimuovere gli ostacoli che impediscono di correre alla pari ed evitare che negli organi elettivi acceda solo o soprattutto uno dei due generi. Questo non vuol dire chiedere corsie preferenziali o invocare lo stralcio delle regole della competizione e del merito, ma lavorare per adeguare la rappresentanza all’articolazione sociale.
La democrazia paritaria è un concetto più profondo e “meno strumentale”per affermare la necessità di promuovere, attraverso azioni e strumenti concreti, pari opportunità tra i generi nell’accesso a cariche elettive, professioni e impieghi pubblici. Siamo cioè passate dalla richiesta di tutele ad hoc a scelte politiche di riforma profonda, consapevoli che le donne sono risorse preziose per ogni Paese, che vanno valorizzate, più che protette. Per questo la democrazia paritaria è una sfida e un impegno: dimostrare la capacità propria di ogni democrazia matura di rinnovare la rappresentanza per garantire equilibrio e governabilità.
I Paesi europei più forti devono la propria crescita alla partecipazione piena delle donne, raggiunta sulla base di scelte precise intervenute in tutti i settori della vita pubblica, dal lavoro al welfare, dalla legislazione allo statuto dei partiti, alle forme della comunicazione”.