Con Armando Cossutta se ne va un pezzo della storia del nostro Paese, uno dei grandi esponenti del Partito Comunista, un uomo politico serio e appassionato che fece della politica e della sua appartenenza al Partito Comunista una ragione di vita.
Le distanze fra le idee e il credo di Cossutta e quello dei socialisti sono state enormi. Filosovietico fino alla fine, anche quando furono evidenti gli errori e pure i crimini del comunismo, fu un avversario da contrastare, ma anche da rispettare. Infatti, c’era un tempo – lo dico ad alcune giovani forze arrivate da poco alla politica – in cui si poteva essere avversari usando armi politiche e non le indagini della magistratura, gli insulti e le speculazioni, anche mediatiche.
Fu uno dei pochi, a proposito della violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, nata nel 1974 e abrogata quasi dopo vent’anni, con il referendum del 1993, a parlare della necessità, appunto, di un’operazione verità, affermando che tale violazione si era verificata da parte di quasi tutti i partiti politici e a partire dai più grandi, per la mancata iscrizione a bilancio di somme di provenienza sia straniera che italiana. Lui, comunista, ammise di fatto quello che i socialisti dicevano da anni. Ma sui famosi rubli provenienti da Mosca l’allora magistratura non volle mai indagare fino in fondo.
Ancora una volta, noi socialisti riconosciamo la sua coerenza e salutiamo l’avversario con stima e rispetto