“Giorgio Gori affronta una nuova sfida per il governo della Regione Lombardia, per portare cambiamento, innovazione, progresso , integrazione , solidarietà nel cuore della Regione più europea d’Italia”. Lo ha detto Pia Locatelli intervenendo a Milano all’apertura della campagna elettorale di Giorgio Gori per la presidenza della regione Lombardia.
Di seguito il testo dell’intervento
“Tra le persone presenti credo di essere tra quelle che conoscono Giorgi Gori da più tempo. Io ero una giovane iscritta al partito socialista, Giorgio, poco più che adolescente, faceva parte dei CSS, i collettivi degli studenti socialisti, collegati in qualche modo alla Federazione Giovanile del Partito Socialista. Il gruppo era costituito da ragazze -la loro presenza pare fosse uno dei motivi del successo dei collettivi- e ragazzi, svegli, intelligenti simpatici, non conformisti, spiritosi. Avevano partecipato alle elezioni studentesche, riuscendo ad eleggere rappresentanti al liceo classico Sarpi e al liceo scientifico Lussana.
Avevano un giornale prevalentemente, ma non solo rivolto agli studenti, Il Morbillo, titolo non casuale, volendo significare con questo nome di essere puntini rossi (loro) in una provincia bianca, quella di Bergamo, tradizionalmente democristiana. Si ritrovavano alla cooperativa Rosa Luxemburg, una cooperativa libraria in un vecchio stabile di Borgo Santa Caterina, uno dei borghi storici di Bergamo. Credo che Giorgio Gori continui ad esserne socio.
Perché Giorgio non ha mai perso i legami con la sua città, Bergamo, pur essendo vissuto in ambienti più vasti, avendo impegni professionali in Europa ed in America. Il mondo dà respiro, idee e visione larga delle cose. Se frequenti il mondo impari ad essere aperto al cambiamento e innovativo.
Dei suoi trascorsi giovanili come giornalista a Bergamo, credo che molti abbiano letto; del suo licenziamento dal qutidiano Bergamo Oggi da parte di Vittorio Feltri pure. In occasioni diverse Feltri ha dato spiegazioni differenti del licenziamento di Giorgio Gori: presuntuosetto, incapace di ascoltare, incapace di adeguarsi… forse invece, più verosimilmente, perché voleva scrivere di mafia a Bergamo e a qualcuno avrebbe dato fastidio.
So per certo che Giorgio Gori non accettava di scrivere notizie di cui non era sicuro. Ricordo un colloquio con un prete avvenuto a casa mia. Era stato il sacerdote a chiedermi un contatto con un giornalista della stampa di Bergamo, escludendo L’Eco di Bergamo quotidiano di proprietà della Curia. Voleva che qualcuno scrivesse di fatti non chiari , poco trasparenti, relativi alle finanze di una parrocchia bergamasca. Giorgio si dichiarò disponibile e chiese prove, documenti , insomma voleva verificare la fondatezza delle dichiarazioni per poter scrivere l’articolo.
A fronte di una certa vaghezza e soprattutto all’invito da parte del sacerdote a forzare i fatti nell’articolo, per farne diventare un caso, Giorgio Gori ripose: io certe cose non le faccio. Lo disse con una fermezza tale che ancora mi pare di sentire la sua voce; ricordo anche l’imbarazzo che provai, forse identificandomi nel disagio del prete.
Pochi sanno che Giorgio Gori fece il servizio civile, occupandosi di temi ecologici. Silvana, una amica comune, lo invitò ad andare a parlare di ecologia in una scuola media della città. Fu disponibile e bravissimo, capace di interessare gli studenti che avevano pochi anni meno di lui. A conferma di una sensibilità sui temi ecologici che da sempre ha avuto.
Fu tra i giovani bergamaschi che andarono in Irpina a dare una mano in occasione del drammatico terremoto del 1980; l’impegno civile, una costante di Giorgio, così come la politica, un impegno antico.
Quando furono chiari i segnali del suo desiderio/progetto di candidarsi a sindaco di Bergamo, Piero Bonicelli, il direttore di Araberara, un periodico della provincia di Bergamo, gli chiese in un’intervista il perché di questa scelta.
Rispose: “Perché penso che se nella vita uno ha la fortuna di ricevere, e io certamente ho ricevuto molto, poi deve trovare il modo di restituire, di fare qualcosa per gli altri. Poi perché penso che se il Paese è in queste condizioni un po’ di responsabilità ce l’abbiamo anche noi, che abbiamo pensato che bastasse andare a votare e per il resto ci siamo interessati solo del nostro lavoro o della nostra famiglia. Non basta” .
Per questo progetto impegnativo -diventare sindaco di Bergamo- si è preparato con cura, ha incontrato tante persone e ha studiato la città percorrendola in bicicletta, a conferma del suo modo ecologico di viverla oltre che di conoscerla . Ha assunto il rischio di sfidare un sindaco di destra molto radicato nel territorio, preparandosi scrupolosamente. E lavorando molto, e facendo lavorare la sua squadra altrettanto.
Giorgio è un coraggioso: affronta temi difficili, impopolari se ritiene siano giusti. E’ stato tra i primi sindaci a interrogarsi e confrontarsi sui danni del gioco d’azzardo in città, regolamentandolo in senso restrittivo. Insieme ad Emma Bonino, ha lanciato la campagna”ero straniero”, impegnandosi in prima persona sul tema de migranti. Il tema dei migranti, lo sappiamo, non è certo tra quelli popolari, che ti portano voti e consenso. Ma son proprio i temi ardui, articolati , complessi, che richiedono risposte, anche inedite e che definiscono l’identità politica e culturale di una leadership .
Significa assumersi le responsabilità, significa amministrare, governare all’altezza delle sfide del nostro tempo
Giorgio, lo ripeto, è un coraggioso, fa quello che ritiene giusto di dover fare, non sollecita le corde emotive, argomenta, si assume le responsabilità, realizza.
Ha la forza tranquilla che gli viene dalle convinzioni profonde: è un laico, un riformista, lo è sempre stato A volte lo hanno accusato di essere di destra. Al direttore di Araberara che glielo ricorda, risponde: “Lo diceva anche Gramsci di Turati. È una storia che va avanti da un secolo, massimalisti che accusano i riformisti d’essere di destra…”.
Adesso Giorgio affronta una nuova sfida per il governo della Regione Lombardia, per portare cambiamento, innovazione, progresso , integrazione , solidarietà nel cuore della Regione più europea d’Italia. Ce la farai, Giorgio, ce la faremo, se saremo capaci di lavorare tutti insieme! Lavorare insieme da subito per continuare a lavorare insieme dopo perché dobbiamo vincere. Noi del PSI ci siamo.