Intervento a fine seduta
Intervengo per ricordare che oggi è la Giornata internazionale del rifugiato, che non è una mera celebrazione (non lo è mai stata e meno che mai negli ultimi anni). Ci sono oltre 65 milioni di persone di cui si fa carico l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. Erano circa un terzo, cioè 22 milioni, meno di vent’anni fa. Aumentano perché nel mondo aumentano le guerre, le persecuzioni, le violazioni dei diritti umani e le catastrofi. Nel rapporto dell’Alto Commissario per i rifugiati di quest’anno si afferma che il numero previsto di persone che necessiteranno di reinsediamento nel 2017 saranno circa 1 milione 200 mila, il 72 per cento in più rispetto al 2014. Sono persone adulte e non, tanti bambini e bambine che scappano dalle loro case, dalle loro regioni e dai loro Paesi a rischio della loro vita perché non hanno nulla da perdere, forse nemmeno la vita. Lo dico, in particolare, a quella parte politica che non fa differenze e si scaglia persino contro la cittadinanza a bambini nati e vissuti in Italia e che non esita a far leva sulla paura per raccogliere voti e consensi. Il nostro Paese ha fatto moltissimo sul fronte della prima accoglienza e dobbiamo esserne fieri. Lo stesso Alto Commissario per i rifugiati ha espresso apprezzamento per le modifiche e i miglioramenti che il nostro Paese ha fatto ma ci ha chiesto anche dei correttivi. Dobbiamo rispondere positivamente a queste richieste per celebrare degnamente questa giornata.