6 febbraio 2014 Giornata internazionale per la lotta alle mutilazioni genitali femminili
Signor Presidente, oggi è tolleranza zero verso le mutilazioni genitali femminili. Vi chiedo attenzione, colleghe e colleghi, perché il 6 febbraio il mondo celebra la giornata internazionale per la lotta alle mutilazioni genitali femminili e, come tutti sappiamo, si tratta di una pratica basata su norme sociali che viola gravemente i diritti umani di donne e bambini ed ha un impatto devastante sulla loro salute fisica e psichica.
L’Unicef calcola che siano oltre 134 milioni le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione in Africa, in Medio Oriente, in Asia meridionale. Ogni anno circa 3 milioni di bambine rischiano di esservi sottoposte. La pratica ha seguito i percorsi migratori e, pur in assenza di dati certi, si è calcolato che in Europa vi siano 500 mila donne e bambine che convivono con i postumi della mutilazione e circa 35 mila vivono nel nostro Paese.
L’Italia ha sostenuto i Paesi africani per l’adozione della risoluzione ONU per la messa al bando delle mutilazioni dei genitali femminili e negli ultimi cinque anni il Ministero degli affari esteri ha finanziato il programma congiunto Unfpa-Unicef per le mutilazioni genitali femminili. Il nostro Paese si è particolarmente impegnato in questo campo e la legge n. 7 del 2006 è considerata un esempio da seguire per il suo ruolo di prevenzione, prevedendo un finanziamento di 5 milioni di euro annui a partire dal 2006. Purtroppo, questo finanziamento si è interrotto nel 2012.
Certo, per fortuna vi è un progresso verso l’abbandono di questa tragica e crudele pratica, ma il rallentamento e l’estirpazione dipende dall’impegno concreto a sostenere attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, ed è per questo che, oggi più che mai, è importante che l’Italia non venga meno a questo impegno, tenendo presente che la fine della pratica delle mutilazioni genitali femminili ha un impatto diretto sul raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. La salute psicofisica di tante donne e bambine dipende anche da noi, perché non possiamo abbandonarle