mercoledì 27 Gennaio 2016

Giornata della Memoria


Signora Presidente, sulla Shoah è stato detto tanto e tanto è stato scritto, documentato, filmato e fotografato. È difficile, oltre settant’anni dopo la rivelazione al mondo di quell’orrore, aggiungere qualcosa che vada oltre la retorica, ma dobbiamo ricordare questa giornata soprattutto oggi, in un tempo segnato da rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza e populismo. Ricordare sempre quanto è accaduto è il solo modo per far sì che la storia non si ripeta. In questa giornata della memoria vorrei ricordare la storia un po’ meno conosciuta delle donne deportate ad Auschwitz. L’ideologia nazista sosteneva la necessità di eliminare il popolo ebraico senza differenza di età o di genere; fu forse l’unico caso in cui le donne, solitamente discriminate, non lo furono. Tuttavia le donne furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente brutale da parte del regime. Durante le deportazioni, le donne in stato di gravidanza e le madri di bambini piccoli venivano generalmente catalogate come inabili al lavoro e venivano perciò trasferite nei campi di sterminio dove gli addetti alla selezione le inserivano quasi sempre nei gruppi di prigionieri destinati a morire subito nelle camere a gas. Spesso erano costrette a scegliere tra il separarsi dalla prole o morire. Tutte, con pochissime eccezioni, scelsero la morte. Le poche deportate che riuscirono a sopravvivere al lager e a tornare in Italia furono le prime a raccontare l’accaduto con parole scritte. Su sette libri dedicati ad Auschwitz, cinque sono di donne. Di loro comunque si sa poco o nulla e le partigiane deportate generalmente tacciono, ma quando parlano, come Liana Millu o Luciana Nissim, lo fanno con la scrittura, raccontando la loro storia attraverso la storia delle altre compagne in una sorta di autobiografia collettiva.

Il merito di aver dato voce a queste donne ignorate o dimenticate va anche alla mostra intitolata «E tutto questo diventa una storia. I primi libri che in Italia hanno raccontato di lager», mostra organizzata dal consiglio delle donne di Bergamo in collaborazione con l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
Io ringrazio il consiglio delle donne e l’Isrec di Bergamo per quella bella mostra che io invito tutti a visitare.