Dopo il video choc diffuso dall’Associazione Luca Coscioni nel quale Dominique Velati, militante radicale e malata terminale, annuncia, con un distacco e una tranquillità disarmanti, il suo imminente suicidio, si riaccende il dibattito su fine vita e testamento biologico. Dominique è dovuta andare in Svizzera, dove è stata aiutata a morire il 15 dicembre, per poter veder riconosciuto il suo diritto di scelta; altri, come Eluana Englaro e Piergiorgio Welby hanno dovuto attendere anni, altri ancora come Max Fanelli, malato di Sla che ha interrotto le cure, sono ancora inchiodati in un letto a chiedere una fine dignitosa.
Dal Parlamento e dalle istituzioni nessuna risposta. Nonostante la nascita nel settembre scorso di un Intergruppo, al quale hanno aderito oltre 70 parlamentari di tutti gli schieramenti politici, con l’obiettivo di ottenere la calendarizzazione di una legge sul fine vita da approvare in questa legislatura. Vista la totale trasversalità dell’Integruppo, l’impegno della presidente della Camera Laura Boldrini, e un appello lanciato da 150 deputati del Pd, sembrerebbe un cammino tutto in discesa e invece…”Invece siamo in una fase di stallo. Per ottenere la discussione di un provvedimento bisogna che il tema sia portato nella riunione dei capigruppo: solo un capogruppo può proporre la calendarizzazione di un disegno di legge, ma nonostante un appello firmato da 68 deputati non abbiamo ancora ottenuto nulla”, afferma Pia Locatelli coordinatrice dell’Intergruppo assieme a Marisa Nicchi di Sel e alla Sottosegretaria Borletti Buitoni.
Hai visto il video di Dominique Velati ed eri a conoscenza di questa iniziativa?
Sì ne ero a conoscenza. La scorsa settimana l’Associazione Coscioni mi aveva contattata per sapere se ero disponibile a prenotare per loro la Sala Stampa della Camera per una conferenza dove avrebbero dato l’annuncio. Ho dato la mia disponibilità, come sempre quando si tratta di fare da “portavoce” alle battaglie laiche degli amici radicali. Ma poi Marco Cappato, che ringrazio per la sensibilità dimostrata, ha ritenuto che, trattandosi di un atto di disobbedienza civile, era meglio non coinvolgere rappresentanti delle istituzioni. Poi ho visto il video e sono rimasta profondamente scossa: Dominique parlava della sua storia e di quello che avrebbe fatto, come se parlasse di un’altra persona e come se la cosa non la riguardasse.
Si è trattato comunque di un atto illegale, tanto è vero che Marco Cappato si è auto denunciato. Non trovi sia stata un’azione un po’ forte?
Io come parlamentare e come persona ho il massimo rispetto per le leggi dello Stato, ma ho visto che a volte per smuovere la politica servono azioni forti. I radicali hanno sempre fatto ricorso ad atti di disobbedienza civile per sollevare l’attenzione sui diritti. Basti pensare alle loro campagne e alle loro autodenunce per la depenalizzazione dell’aborto, che hanno contribuito al varo della legge 194, o a quelle sulla legalizzazione della cannabis sulla quale adesso abbiamo ottenuto la calendarizzazione. Spero che anche questa volta lo choc serva a far sì che si affronti il tema.
In un Paese dove si fatica ad approvare una legge sulle coppie di fatto e sulle unioni omosessuali, pensi si possa arrivare a una legge sull’eutanasia?
Io preferisco parlare di fine vita e di testamento biologico. Già ottenere questo sarebbe un enorme passo avanti. Per questo la prima proposta di legge che ho presentato in questa legislatura, con l’aiuto di Peppino Englaro, è sul diritto di ognuno a decidere sul fine vita e sulle cure da rifiutare. Non dobbiamo dimenticare che mentre in gran parte d’Europa è prevista una normativa che permette ai malati terminali di avere una morte dignitosa, noi non riusciamo nemmeno ad approvare una legge sul testamento biologico, così che chi non è più in grado di esprimere la propria volontà, finisce per sottostare a ciò che è ritenuto opportuno dal medico curante o da altri, senza che quanto abbia espresso quando era cosciente sia vincolante per gli operatori sanitari e per i familiari.
Come Intergruppo avete anche già predisposto un disegno di legge?
No, non è questo il nostro obiettivo. In Parlamento c’è già una proposta di legge popolare presentata da oltre due anni e altre Pdl che vanno dall’eutanasia, attiva e passiva, al testamento biologico. Noi vogliamo che si cominci a discutere, vogliamo che si faccia una legge. Non abbiamo dato volutamente delle indicazioni proprio per permettere un coinvolgimento trasversale e la costruzione di un testo ampiamente condiviso. Anche il mondo cattolico ha dimostrato una certa apertura sul tema dell’accanimento terapeutico e sul diritto di scelta delle cure. Quale legge verrà fuori poi si deciderà in Commissione e in Aula, l’importante è colmare un vuoto normativo, prima che lo faccia la magistratura, i medici o che si ricorra a pericolosi “fai da te”.
Evitare che ci siano altre Dominique Velati?
Evitare che ci siano altri casi Englaro, Welby e gli altri innumerevoli casi quotidiani, lasciati alla pietà dei medici o alle decisioni dei familiari, che sono lì a dirci che di fatto un’eutanasia silente, non dichiarata, in parte già esiste. Ed evitare, soprattutto, come è avvenuto per l’aborto prima e per la legge sulla fecondazione assistita poi, che siano solo i più privilegiati a potersi permettere di andare all’estero per poter realizzare le proprie decisioni.
Cecilia Sanmarco