Intervento di Pia Locatelli nel dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Gentiloni in vista del Consiglio europeo
Signor Presidente del Consiglio, dopo la Brexit e le novità che arrivano dalla Casa Bianca, il tema di una difesa comune è tornato di attualità, e ne siamo soddisfatti. Ci ha appena comunicato l’Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in un’audizione oggi, qui, alla Camera, che in questi ultimi sei mesi sono stati fatti più passi avanti che negli ultimi sessant’anni. Benissimo ! A questi passi si accompagni una più acuta sensibilità per quanto avviene nell’area del Mediterraneo, ed in particolare del Medioriente, ma anche nei Balcani, di recente al centro di una visita dell’Alta rappresentante dell’Unione. C’è poi il tema della gestione dei flussi migratori: su questo l’Europa è profondamente divisa, perché c’è una minoranza, di cui misureremo la consistenza nelle elezioni che si terranno a breve in Francia, in Olanda e in Germania, che coltiva odi e paure, rendendo difficile attuare politiche comuni improntate al rispetto dei diritti umani e della solidarietà, e non solo improntate alla sicurezza.
Su questo fronte, con la Grecia, siamo fortemente esposti, e non potremmo sottovalutarlo neppure volendo, per banali ragioni geografiche, mentre ci sono Governi europei che, per quanto attiene, ad esempio, i ricollocamenti, non rispettano neppure minimamente gli impegni assunti. Recentemente, il Presidente della Commissione Juncker e il commissario Avramopoulos hanno sollecitato aiuti per l’Italia e Grecia, una cooperazione continua con Egitto, Tunisia e Algeria, mentre noi la stiamo implementando con la Libia. Ma c’è un dato che merita la più grande attenzione e pure preoccupazione: si prevede di dover rimpatriare complessivamente un milione di immigrati.
Di fronte a questi numeri, serve qualcosa di più che ventilare l’apertura di procedure di infrazione contro i Governi inadempienti per i ricollocamenti. È arrivato il tempo delle decisioni che possano contribuire a salvare il progetto europeo, come quella di un’Europa a più velocità, se questa ci spinge ad una maggiore e, ci auguriamo, una migliore integrazione. Del resto, che cosa sono Schengen o la moneta unica se non integrazione tra alcuni Paesi e non tra tutti i Paesi membri ? E, poi, una gestione concretamente unitaria dei flussi migratori. L’Italia, terzo Paese della UE, può e deve giocare il ruolo che le spetta, anche perché ne va del nostro futuro.