30 luglio 2015 Partecipazione italiana alla missione EUNAVFOR MED
Dichiarazione di voto
Questo provvedimento contiene le disposizioni per la nostra partecipazione all’operazione EUNAVFOR MED dell’Unione europea nel Mediterraneo per un periodo di tre mesi fino al 30 settembre 2015, allineando questa alle altre missioni internazionali cui già partecipiamo. È un’operazione militare deliberata dal Consiglio dell’Unione europea del maggio scorso all’unanimità, diversamente da quanto successo nello stesso giorno sul fronte delle quote UE per la redistribuzione dei migranti e richiedenti asilo.
L’obiettivo è di smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo, obiettivo sul quale chiaramente siamo tutti d’accordo. E si intende perseguire questo obiettivo, adottando misure sistematiche, per individuare, fermare ed eliminare mezzi ed imbarcazioni usate dai trafficanti, il tutto, ovviamente, nel rispetto del diritto internazionale.
L’operazione prevede tre fasi successive. La prima fase, già autorizzata dalla decisione UE del 18 maggio, è dedicata all’individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione. È chiaramente una fase di intelligence, che è presupposto fondamentale di qualsiasi operazione militare. La seconda e la terza si potranno svolgere solo dopo l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, cioè dopo l’approvazione di una risoluzione ONU, e con il consenso della Libia, consenso difficile da avere, perché difficile è definire l’interlocutore libico. Ci auguriamo che il negoziato, finalizzato ad un Governo di unità nazionale in Libia, vada a buon fine in tempi celeri, visto che ci sono segnali positivi in questo senso.
Quindi, parliamo di operazione in progress, per la cui continuazione prevediamo un ritorno in Parlamento. Questa missione si coordinerà con altri organi e agenzie dell’Unione europea e vedrà operare insieme 14 Paesi europei. Tra essi l’Italia ha un ruolo di nazione guida, perché il comando operativo della missione è a Roma ed è affidato ad un nostro ammiraglio, l’ammiraglio di divisione Enrico Credendino.
Nella discussione che si è svolta al Senato è stato detto che, se non si verificheranno le due fasi successive alla prima, noi avremo generato aria fritta che ci costa 26 milioni. Sono certa che, se non si fosse partiti con l’operazione, in attesa della risoluzione ONU e del consenso libico, l’accusa sarebbe stata, al contrario, di immobilismo totale. È stata espressa anche la preoccupazione che la missione si trasformi in una nuova Mare Nostrum con – pure è stato detto – tutto quello che ha comportato questa missione sugli effetti incentivanti del fenomeno migratorio.
Abbiamo sempre sostenuto noi socialisti che Mare Nostrum è stata una delle operazioni di cui il nostro Paese deve andare orgoglioso: salvare vite umane è un motivo di orgoglio, non di preoccupazione. Ma non solo: non c’è stato nessun effetto incentivante di Mare Nostrum. Infatti, se confrontiamo i dati del 2014 con quelli del 2015, ad operazione Mare Nostrum, nel secondo anno, non funzionante, su 83 mila circa richiedenti asilo o comunque migranti in generale, la differenza è di 136 arrivi.
Quello che vogliamo sottolineare di questa missione è che finalmente questa missione risponde alla richiesta del pieno coinvolgimento dell’Unione europea nella gestione della crisi, almeno di un aspetto della crisi, che sta coinvolgendo il Mediterraneo, diversamente dal tema migrazioni e richiedenti asilo. È proprio l’insufficienza europea nella gestione di questi flussi che impone il tema di un’Unione europea diversa, che operi con il metodo comunitario e non intergovernativa, un’Europa insieme più solidale e più efficiente, con una governance vera e responsabile.
Questa operazione è un passaggio importante della politica estera italiana e direi un successo del nostro Paese che, anche per ragioni geografiche – ma ovviamente non solo geografiche –, è più esposto alle tensioni e alle pressioni che vengono dal mondo arabo-islamico e dall’Africa, che poi si riversano sul Mediterraneo. Quindi il tema «Mediterraneo» va assunto dalla UE in maniera attenta, consapevole, responsabile e nella sua completezza, anche perché, oltre che salvare le vite umane in mare, poi bisogna ben gestire le vite che salviamo.
La delibera del Consiglio europeo è chiarissima e raramente siamo riusciti in sede europea ad avere un obiettivo così chiaro, votato favorevolmente da tutti i Governi europei. Un passo importante, ma ne mancano ancora molti per arrivare a realizzare il progetto originario che i federalisti e le federaliste europee sono impegnati a promuovere.
Tra queste persone, voglio ricordare Emma Bonino ed una sua frase pronunciata pochi giorni fa all’Expo: se si ripeteranno i fatti di Ventimiglia e se si ripeteranno i comportamenti francesi in tema di non rispetto di Schengen, naturalmente negato, se si alzeranno muri e viaggeranno treni blindati in Ungheria, non solo è morta l’Europa, ma anche la nostra umanità. Voteremo ovviamente a favore del provvedimento