26 marzo 2013 Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India
Signor Presidente, signor Ministro degli affari esteri, lei mi ha facilitato il compito presentando le dimissioni, che io intendevo chiederle. Chiedere le dimissioni di un Ministro è sempre francamente spiacevole, perché vuol dire che ci si trova di fronte ad una vicenda grave che intacca profondamente la credibilità del Governo e quindi del Paese. Temiamo che la vicenda dei marò, a cui va tutta la nostra vicinanza, difficilmente troverà una soluzione giudiziaria che soddisfi le due parti, dato lo stato delle relazioni tra Italia e India.
Non vi è dubbio che a fronte di questa vicenda vi sia una normativa poco chiara, lacunosa, nel definire la catena di comando a bordo delle navi su cui vi sia una scorta militare. Di certo, portare la nave nel porto indiano è stato un errore gravissimo che ne ha innescati altri, così come non vi è dubbio che le autorità indiane abbiano adottato comportamenti censurabili, a partire dall’inganno con la quale la nave Enrica Lexie è stata portata nel porto di Kochi. Però, signor Ministro, il nostro giudizio sulla sua gestione della vicenda è severo: da una parte, le autorità indiane con le loro inadempienze e comportamenti scorretti, certamente, ma dall’altra noi con le nostre buone ragioni che non siamo stati capaci di far valere in modo efficace. Lei ha pensato di trovare una soluzione con un blitz, ma un blitz che ha sottovalutato le conseguenze commerciali, umane, politiche, perché noi dobbiamo pensare sia alle commesse ma anche ai cittadini italiani sotto giudizio in India, alle coppie in attesa di adozione, ai voti persi in future votazioni dell’ONU. A tutte queste cose bisognerà pensare. Quindi, un disastro diplomatico, un disastro per il Paese. Allora, noi crediamo che lei abbia fatto bene a presentare le dimissioni: è la giusta conseguenza del suo operato. Ha fatto bene, e le sue dimissioni. aiuteranno a trovare una soluzione con uno sforzo collettivo per ascoltare i marò, che ci chiedono di aiutarli a tornare a casa .