Question time di Pia Locatelli con il Ministro Alfano
Signor Ministro, la interpelliamo per sapere se è a conoscenza del fatto che l’avvocato egiziano Metwally, attivista del Movimento famiglie degli scomparsi in Egitto, consulente della famiglia Regeni, dopo alcuni giorni in cui non si avevano sue notizie, si trova, dal 13 settembre, in stato di fermo, negli uffici di una procura vicino al Cairo. Di certo, non è una bella accoglienza per il nostro ambasciatore che si è appena insediato al Cairo. Contro l’avvocato Metwally, la cui detenzione è stata prorogata al 5 ottobre, cioè a domani, sono state mosse accuse gravi, gravissime, che se confermate potrebbero costargli anni di carcere. L’avvocato Metwally è stato fermato in aeroporto, mentre si recava a Ginevra per partecipare ad una sessione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate in Egitto.
Vista la fase delicata delle relazioni tra l’Egitto e il nostro Paese, chiediamo cosa intenda fare il Governo di fronte a questo nuovo gesto, che può avere il sapore di una provocazione, e agli episodi a dir poco inquietanti verificatesi nel nostro Paese nei confronti di altri attivisti egiziani dei diritti umani.
La risposta del ministro Alfano
Signora Presidente, onorevoli colleghi, la Farnesina e la nostra Ambasciata al Cairo stanno seguendo con grande attenzione il caso sottoposto all’attenzione dell’Aula da parte dell’onorevole Locatelli; si tratta, appunto, dell’avvocato e attivista egiziano citato nella interrogazione, arrestato dalle autorità egiziane il 10 settembre, mentre era diretto a Ginevra per partecipare ad una sessione del Consiglio diritti umani. L’avvocato è accusato di comunicazioni con entità straniere al fine di danneggiare la sicurezza nazionale e di avere creato e gestito un gruppo illegale e anticostituzionale. La particolare sensibilità della vicenda, sotto il profilo dei diritti umani, mi aveva indotto ad evocare personalmente il caso con il mio omologo egiziano all’indomani del suo arresto, poiché avevo avuto modo di incontrare il collega Shoukry a Londra, il 14 settembre, proprio nel corso di un incontro bilaterale tra me e lui. Avevo fatto presente al collega che, su questa vicenda, oltre all’attenzione del Governo, c’è anche una grande sensibilità da parte dell’opinione pubblica italiana e del Parlamento repubblicano. L’avvocato, come è noto, collabora con la ONG egiziana che presta consulenza ai legali della famiglia Regeni.
Proprio ieri, appresa la notizia del prolungamento della sua detenzione per ulteriori 15 giorni, ho reiterato al Ministro Shoukry, l’aspettativa che il caso sia presto risolto, nel corso di una conversazione avuta con il collega egiziano, una conversazione telefonica avuta ieri pomeriggio, e penso di avere occasione di risentirlo nelle prossime ore. Parallelamente, su mie istruzioni, la nostra Ambasciata al Cairo si è da subito attivata, insieme ad altre ambasciate, per sensibilizzare le autorità egiziane, trattandosi di un caso che attiene al più generale profilo della tutela dei diritti umani. La nostra ambasciata ha chiesto e ottenuto un monitoraggio della vicenda da parte della delegazione dell’Unione europea e degli altri Stati membri.
Tanto a Roma, quanto al Cairo, intendiamo continuare a tenere alta l’attenzione sul caso e, più in generale, sulla situazione dei diritti umani nel Paese, anche in coordinamento con gli altri partner europei e tutto ciò nella consapevolezza che la ripresa di un rapporto di livello con l’Egitto non può prescindere dal rispetto e dalla promozione dei diritti umani. Questa convinzione, poi, ha dei seguiti operativi; come ho detto in occasione della mia ultima audizione sui rapporti tra Italia ed Egitto, infatti, saranno incrementati i progetti di cooperazione allo sviluppo nel campo della promozione dei diritti umani, della dignità della persona e della parità di genere.
La replica di Pia Locatelli
Signor Ministro, lei ha dato una risposta soddisfacente per una parte della mia interrogazione, cioè le continue sollecitazioni al suo omologo, il collega Shoukry, per quanto riguarda il caso dell’avvocato Metwally. Ci fa piacere, però, io voglio sollecitarla nuovamente, perché, da domani, non sappiamo cosa succederà a questo avvocato, dal momento che la proroga del fermo scade domani e, poi, non sappiamo che cosa succederà.
Siamo rimasti un po’ perplessi rispetto al suo silenzio per i fatti che si sono verificati nel nostro Paese, perché degli attivisti per i diritti umani egiziani nel nostro Paese sono stati seguiti, fotografati e poi denunciati sui giornali egiziani, per azioni di sovversione nel loro Paese. E questo non è l’unico caso, perché io ricevo spesso delegazioni o singole persone difensori dei diritti umani in Egitto e, adesso, non vogliono più venire alla Camera per questi incontri, perché temono che la registrazione del loro nome negli uffici della Camera possa far loro correre dei pericoli. Ecco, su questa parte della mia interrogazione, ma posso aggiungere quest’altro fatto e altri fatti ancora, lei non ha risposto; ma cosa intende fare per proteggere questi difensori dei diritti umani, egiziani e, chissà mai, di altri Paesi, quando sono qui nel nostro Paese? Non possono essere né seguiti, né spiati, né fotografati e poi denunciati nei loro Paesi.