Noi socialisti siamo sempre stati garantisti e fedeli alla nostra tradizione abbiamo sempre votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di colleghi, a prescindere Dalla loro colpevolezza o innocenza. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che non spetti alla politica il compito di celebrare processi, di esprimere condanne o assoluzioni. Siamo fermamente convinti che debba esserci una netta divisione di poteri tra quello legislativo e quello giudiziario e, invece, assistiamo, ormai quasi quotidianamente a illegittime invasioni di campo da una parte e dall’altra. Il nostro garantismo ci ha portato spesso a prendere posizioni scomode, a spenderci in difesa di colleghi indagati, che poi sono stati giudicati colpevoli, non per proclamare la loro innocenza, ma per ribadire che il Parlamento non è non può essere un tribunale.
Abbiamo votato contro, insieme a pochi e in dissidio con la maggioranza, sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’onorevole Galan. Qui però ci troviamo di fronte a un caso completamente diverso. C’è una condanna definitiva, derivata dal patteggiamento, c’è una legge, la legge Severino (che a noi socialisti non piace) che stabilisce all’articolo tre l’incandidabilità sopravvenuta nel corso del mandato elettivo parlamentare che non lascia dubbi in proposito.
Si è parlato molto in Giunta del problema della retroattività della legge dal momento che i reati commessi dall’onorevole Galan sono stati compiuti prima della sua entrata in vigore. Vorrei solo ricordare che la Corte Costituzionale aveva già respinto il ricorso contro la retroattività della cosiddetta legge Severino presentato dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: valutando che è legittimo sospendere un amministratore locale dal proprio incarico a causa di una condanna (anche non definitiva) sulla base di una norma approvata dopo la sentenza .
In questo caso la condanna ripeto è definitiva, non verremo meno certo al nostro garantismo dunque votando a favore della decadenza del collega Galan.