“Chiediamo di intervenire presso il Governo israeliano affinché venga incontro alle richieste dei detenuti palestinesi, in sciopero della fame dal 23 aprile per protestare sulla situazione delle carceri israeliane”. Lo hanno chiesto in una lettera inviata all’ambasciatore israeliano a Roma Ofer Sachs, Pia Locatelli, presidente del Comitato Diritti umani della Camera. E Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato.
“Le richieste avanzate da circa il 30% dei detenuti palestinesi riguardano la regolarità, la durata e l’aumento dei permessi di visita dei famigliari. Ci è stato riferito – aggiungono i due parlamentari nella lettera – che in seguito a quest’azione di protesta non violenta sono state messe in atto una seria di azioni punitive che comprendono un inasprimento delle condizioni di isolamento, il divieto di incontrare i propri avvocati e perfino il sequestro del sale”.
Immediata la replica dell’ambasciatore Sachs che nella sua risposta nega categoricamente qualsiasi violazione dei diritti umani nei confronti dei detenuti palestinesi e respinge tutte le accuse. Eppure è proprio un israeliano a dargli torto: lo scrittore Abraham Yehoshua in un’intervista a “ il Fatto quotidiano” afferma che i detenuti palestinesi hanno ragione a scioperare perché sono discriminati e chiedono di poter godere degli stessi diritti di tutti gli altri carcerati, che sono peraltro i diritti sanciti da tutte le Convenzioni per i diritti umani”.
Lettera all’Ambasciatore Israele
La risposta dell’Ambasciatore a On. Locatelli e Sen. Manconi
Israele – “il Fatto” – Abraham Yehoshua, Perché hanno ragione i palestinesi in carcere a scioperare