giovedì 7 Aprile 2016

Diritti umani e Realpolitik, il caso Regeni non è isolato


“Il caso Regeni non è isolato. La fortissima repressione attuata dal Cairo ha cancellato ogni spazio di dissenso ed equiparato la critica pacifica al terrorismo. In queste condizioni, appare chiaro come la tutela dei diritti fondamentali diventi un elemento di realismo, perché in sua mancanza è la stessa architettura di sicurezza a vacillare”. Lo ha detto Pia Locatelli presidente del Comitato diritti umani aprendo il Convegno “La sfida dei diritti umani nelle relazioni internazionali tra affermazioni di principio e limiti della Realpolitik”, organizzato dalla Commissione Esteri della Camera, che ha visto gli interventi di Fabrizio Cicchitto, Presidente della Commissione Esteri Guido Raimondi, Presidente della Corte Europea per i diritti umani, Stavros Lambrinidis, Rappresentante speciale dell’Unione Europea per i diritti umani. Enrico Calamai, Portavoce Del Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, dei deputati Michele Nicoletti e Marta Grandi e le conclusioni del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.

“Se ancora 20-30 anni – ha proseguito –  fa la negazione totale dei diritti produceva un output rassicurante sotto il profilo della sicurezza, è innegabile che ora non funziona più. Infatti secondo molti analisti c’è almeno un elemento delle Primavere arabe che è probabilmente irreversibile e potenzialmente contagioso per il resto del mondo: la dimostrazione del fatto che i movimenti popolari, perfino se “spontanei”, possono rovesciare i regimi. Gli autocrati non hanno più la stessa sicurezza di un tempo e questo o li spaventa o, forse meglio dire e li induce a premere in modo parossistico sulla leva della repressione come nel caso dell’Egitto di Al Sisi o della Siria di Assad”.

Pia Locatelli ha concluso avanzando due proposte: “una diretta al rappresentante speciale dell’Unione europea per i Diritti Umani: rendere obbligatoria per ogni presidenza UE l’organizzazione della conferenza interparlamentare degli organismi che si occupano di Diritti umani dei diversi parlamenti. L’attuale presidenza olandese non lha prevista. La seconda ci riguarda come Comitato Diritti Umani e come Commissione esteri della Camera: potremmo avviare uno scambio, anche di visite, con le Commissioni esteri di altri Paesi dove è presente “la sofferenza” dei diritti umani e insieme una certa disponibilità al dialogo, anche determinato da relazioni già esistenti in altri ambiti”.

Il testo dell’intervento

Leggi su Avanti! online