mercoledì 19 Luglio 2017

Dichiarazione di voto sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla UE nel 2017


Dichiarazione di voto sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla UE nel 2017

Con questa discussione noi stiamo ponendo in essere una sessione parlamentare di fase ascendente, in un periodo difficile per la UE per diverse ragioni: per un anacronistico tentativo di recupero della dimensione statuale (il cosiddetto sovranismo); per gli appuntamenti elettorali, che troppo spesso condizionano le azioni o anche solo le minacce di azioni (vedi il caso austriaco sui migranti); per le oggettive situazioni critiche che viviamo, che vanno dall’alto tasso di disoccupazione, in particolare quella giovanile, alla minaccia del terrorismo, alla Brexit, alla gestione dei flussi migratori, su cui la UE sconta un ritardo che oso definire colpevole.

Due gli aspetti del ritardo: la necessità di modificare Dublino, perché non possiamo più continuare ad avere regole inadeguate, e l’applicazione tempestiva delle regole esistenti. Mi riferisco alle tardive procedure di infrazione per Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca per mancata relocation.

Voglio, invece, esprimere un plauso al Governo per la proposta italiana, di cui ci è stata scippata la titolarità, di introdurre una nuova condizionalità per le violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea. Il mancato rispetto di entrambi deve comportare la sospensione o il congelamento dei fondi del bilancio europeo e condividiamo appieno questa nostra proposta.

Infine, una raccomandazione al Governo: non isoliamo la Turchia, ascoltiamo la voce delle opposizioni, che chiedono di non essere abbandonate. Dobbiamo essere severi ed esigenti con quel Paese, in tema di stato di diritto o di diritti umani, ma non blocchiamo i negoziati di adesione e riapriamo i capitoli 23 e 24, se non vogliamo che la Turchia si allontani sempre più, accentuando una deriva autoritaria pericolosa.