Atto Camera
Interpellanza 2-00296
presentato da
LOCATELLI Pia Elda
testo di
Venerdì 8 novembre 2013, seduta n. 114
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per sapere – premesso che:
è in itinere lo svolgimento del concorso per l’abilitazione universitaria nazionale alla prima e seconda fascia di docenza per diritto costituzionale;
in merito allo svolgimento di detta procedura il commissario OCSE, professor Balaguer Callejon, ha sollevato gravi eccezioni di regolarità interna, informandone il Ministro sin dal 10 giugno 2013, sia circa le modalità di adozione delle decisioni – ovvero all’esistenza di una «Commissione fantasma» – che all’adozione di criteri ulteriori e diversi rispetto al bando, in altre parole al «cambio delle regole in corsa», oltre all’esclusione pregiudiziale di interi ambiti di ricerca, e dei relativi lavori, da quelli valutabili ai fini concorsuali;
per tali motivi il commissario OCSE, professor Balaguer Callejon, si è dimesso inviando una lettera aperta alla comunità scientifica, in cui rivolgeva alla commissione giudicante pesanti censure di illegittimità e irregolarità nei lavori della Commissione e nei criteri adottati per la selezione delle domande, lettera ampiamente riportata dalla stampa con grande clamore e riprovazione pubblica;
il professor Balaguer ha prima ritirato, e poi successivamente ripresentato, le proprie dimissioni, venendo sostituito in base a sorteggio dal professor Roberto Romboli;
in risposta a due interrogazioni parlamentari il Governo (Sottosegretario Galletti, Senato, 26 settembre 2013; Ministro Carrozza, Camera, 16 ottobre 2013) ha esplicitamente riconosciuto che illegittimità si erano verificate. Ne conseguiva l’annullamento degli atti e la richiesta alla Commissione di rinnovare integralmente la valutazione di tutti i candidati;
da ultimo il professor Pasquale Costanzo, presidente della commissione giudicatrice, ha inviato una lettera aperta alla comunità scientifica, nella quale nega che vi sia stata alcuna illegittimità o irregolarità nel pregresso operato della Commissione, affermando esplicitamente che «come reso noto dal MIUR in risposta ad un’interrogazione parlamentare, nessuna illegittimità è stata commessa, nessuna irregolarità è stata messa in atto durante i lavori della Commissione ASN C12/1 Diritto costituzionale. Peraltro, tutto è avvenuto nella più piena trasparenza…»;
in particolare il presidente della commissione nella sua rappresentazione della vicenda:
quanto accaduto appare agli interroganti del tutto in contrasto con i criteri della riforma universitaria e, prima ancora, ai principi costituzionali di trasparenza, efficienza ed imparzialità (articoli 97 e 98 Cost.) cui deve conformarsi ogni procedura concorsuale pubblica e, a maggior ragione, quelle di un’università che è ancora pubblica e a cui è demandata la selezione delle eccellenze nel panorama scientifico nazionale, nel rispetto dei criteri di legalità, trasparenza, meritocrazia e interesse pubblico;
non è ulteriormente tollerabile, infatti, in un momento così delicato per lo sviluppo del Paese, che si possa rischiare di perdere risorse umane di primissimo livello, che tanti anni della loro vita hanno investito nella ricerca, senza cercare o volere coperture accademiche di potere, e ancor meno si può tollerare che si addensino pesanti dubbi sull’università italiana, sui concorsi pubblici, sul rispetto delle leggi e dei principi di uguaglianza, pari opportunità e meritocrazia fra gli aspiranti docenti e i concorrenti tutti;
si evince, inoltre, dal testo della lettera che la commissione avrebbe anche considerato l’ipotesi di ricorrere avverso la decisione ministeriale;
emerge, pertanto, un netto e preoccupante contrasto tra quanto il Governo ha affermato in Aula, in risposta alle interrogazioni parlamentari, e quanto il presidente della commissione afferma nella sua lettera aperta;
non potendosi in alcun modo considerare la possibilità che il Governo abbia falsamente rappresentato in Aula il proprio operato, la lettera del presidente della commissione paventerebbe la volontà di non tener conto delle decisioni ministeriali e degli indirizzi dati alla commissione al fine di garantire la legittimità degli atti, la trasparenza della procedura e la buona reputazione dell’università italiana;
si rafforza, altresì, la convinzione che, una radicale considerazione del primo illegittimo esito avrebbe richiesto lo scioglimento della Commissione e la sostituzione di tutti i suoi membri attraverso un nuovo sorteggio: tanto è dimostrato dalle dichiarazioni stesso professor Costanzo quando afferma «ciò che più conta, lo si ripete, è che la procedura non sia stata, nella sostanza, davvero annullata, e che l’apprezzabile lavoro svolto non sia stato posto completamente nel nulla, come sarebbe avvenuto con il congedo di una commissione di reprobi, condannati in perpetuum al ludibrio dell’accademia»;
stante questa situazione appare ormai certo che vi saranno iniziative dei concorrenti in sede giudiziaria atte a preservare il diritto di tutti i concorrenti ad una equa e trasparente selezione delle domande di abilitazione presentate –:
se siano state valutate le dichiarazione espresse dal presidente della commissione giudicatrice e, stante il fatto che appaiono nettamente in contrasto con le dichiarazioni rese in Parlamento, come si intende agire per rendere effettivo l’impegno assunto in Parlamento al fine di garantire la legittimità degli atti concorsuali e il diritto di tutti i concorrenti meritevoli di conseguire il giusto riconoscimento dell’idoneità secondo i criteri previsti dal bando;
se non si ritenga necessario, alla luce della lettera del professor Costanzo, di riconsiderare la decisione assunta di sostituire il solo membro dimissionario, procedendo invece a rinnovare integralmente la Commissione con un nuovo sorteggio;
in ogni caso, cosa si intenda fare per evitare che la commissione proceda, anche a copertura di proprie eventuali responsabilità per il pregresso, ad una sostanziale conferma del risultato cui era in precedenza illegittimamente pervenuta, a dimostrazione della resistenza di certa parte dell’Accademia ad aprire le abilitazioni, e quindi i futuri concorsi universitari, ai candidati più meritevoli, scongiurando il perpetrarsi della cooptazione ad personam dei soli allievi delle più forti baronie universitarie.
(2-00296) «Locatelli, Di Lello, Di Gioia, Pastorelli».