martedì 15 Aprile 2014

Cittadinanza ai ai figli di stranieri nati in Italia


15 aprile 2014 Iniziativa sulla cittadinanza

 

Signor Presidente, questa mia lettura è parte dell’iniziativa lanciata dall’onorevole Kyenge, condivisa trasversalmente, per mantenere viva l’attenzione della Camera sul tema della cittadinanza, dando voce a chi questa voce non ha. Do, quindi, voce a Oumaima, leggendo una sua lettera. Ho tagliato un poco il testo per rispettare i due minuti, ma la storia resta intatta. Mi chiamo Oumaima, sono una ragazza di 16 anni vivo a Loiano da ormai dodici anni, ma sono nata a Casablanca da genitori marocchini. Io e mio fratello abbiamo imparato l’italiano guardando la televisione e giocando con i nostri coetanei. Poi siamo andati a scuola dove, con il sostegno dei docenti e dei compagni, siamo riusciti ad inserirci presto. Dopo le elementari, il passaggio alle medie è stato semplice e così il liceo che frequentiamo tuttora. Da quando sono arrivata in Italia ho sempre condotto uno stile di vita italiano: adoro la pasta, la pizza, frequento italiani e mi sento orgogliosamente italiana. L’unico problema è che sui miei documenti c’è scritto: cittadinanza marocchina. Nel 2010 mio padre ha iniziato la pratica per la richiesta di cittadinanza, ma a fine 2013 – è la data della lettera – siamo ancora ad un punto morto. Io mi sento già italiana, ma per la burocrazia non lo sono.

A volte, quando mi capita di viaggiare all’estero e di incontrare gente del posto che mi chiede di quale nazionalità sono, vorrei tanto rispondere italiana, anzi, vorrei urlare il fatto di essere italiana, ma non posso farlo. Sembrerà puerile, ma quando in un film straniero si cita l’Italia, mi sento fiera del Paese che considero mio e mi sento chiamata in causa.

L’idea di scrivere una lettera mi è venuta il 31 maggio scorso: quel giorno andai allo stadio a vedere un’amichevole tra l’Italia e la Repubblica di San Marino. Quando giunse il momento dell’inno nazionale, mi alzai in piedi e con la mano sul cuore, cominciai a cantare a squarciagola e le parole mi uscivano in modo del tutto spontaneo e naturale. Mi sentivo così felice ed a mio agio, ed ero così orgogliosa di stare in mezzo a persone che considero miei connazionali da provare un vero sentimento di unione e fratellanza. In quel momento capii che avrei passato il resto della mia vita in Italia, con o senza la cittadinanza