Dichiarazione di voto di Pia Locatelli sul decreto-legge, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.
Signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo,
quanto sta avvenendo negli Stati Uniti con la nuova presidenza di Donald Trump, è fonte continua di sorprese, brutte sorprese.
La settimana passata il nuovo inquilino della Casa Bianca ha avviato un intervento in un settore, quello bancario e finanziario destinato ad avere prima o poi, ripercussioni fuori dai confini degli Stati Uniti e prima o poi anche in Europa e quindi in Italia.
Lo ricordo, per inciso, per le anime belle che immaginano fuori dall’euro e dall’Unione europea, un roseo futuro col ritorno alla Lira e alle svalutazioni competitive.
Nell’era della globalizzazione possiamo dire che un battito di ali di farfalla a Wall Street, purtroppo, oggi può provocare un crollo a Piazza Affari e che le regole al di là dell’Atlantico ci riguardano molto da vicino.
Per tornare a Donald Trump, abbiamo appreso la scorsa settimana che ha firmato due ordini esecutivi che riguardano il settore bancario e finanziario. Il senso di quei due provvedimenti sono stati illustrati da quello che è forse il suo consigliere economico più importante, Gary Cohn, non a caso ex presidente di Goldman Sachs.
Cohn sostanzialmente ha spiegato che lo scopo dei due provvedimenti è quella di togliere a banchieri e finanzieri i lacci e i lacciuoli, della Dodd Frank Law, la legge introdotta dall’amministrazione Obama otto anni fa, per riparare ai guasti provocati dalla speculazione finanziaria esplosa nell’estate del 2008.
Quella legge era stata scritta per correggere l’errore precedente compiuto nel 1999, quando venne cancellata con un tratto di penna la barriera che separava banche d’affari e banche commerciali. Un muro che era stato eretto ben 66 anni prima, nel 1933, con la legge Glass-Steagall, dall’amministrazione Roosvelt.
Anche la Glass-Steagall venne scritta come la Dodd Frank Law, per riparare ai guasti di un’altra crisi, quella del 1929.
Anche in Italia c’era una legge simile, elaborata da Donato Menichella nel 1936, che oltre a stabilire un’analoga separazione, poneva dei limiti molto stretti tra attività bancarie a breve termine e a medio o lungo termine. Alle banche commerciali era poi proibito detenere quote di partecipazione, e ancora meno di controllo, nelle aziende non bancarie ed era altresì vietata qualsiasi attività di trading su titoli e valute. E anche in Italia nel 1993 abbiamo cambiato la legge in peggio.
Evidentemente le lezioni del 1929 e del 2008 non sono state comprese e oggi siamo alla controriforma targata Trump.
Per inciso, da tre anni, qui alla Camera, c’è una proposta di legge socialista per riscrivere le norme e separare le banche commerciali da quelle d’affari.
Mi sembra quasi superfluo ricordare che la crisi americana del 2008, dopo essersi estesa rapidamente dal settore finanziario a quello dell’economia, nel nostro mondo globalizzato ha rapidamente travolto anche l’Europa e quindi l’Italia.
E noi oggi stiamo ancora pagando le conseguenze del crollo del 2008 e ciononostante non riflettiamo abbastanza sugli errori commessi, facciamo poco per prevenirli e anzi, qualcuno scarica le nostre inadempienze e i nostri errori sull’Europa e sulla moneta unica, insegue le chimere del sovranismo e tra poco mi aspetto che rispolveri anche l’autarchia.
Con più tempo avremmo dedicato più attenzione ad una serie di proposte, alcune sostenute anche da una parte della maggioranza, perché nel momento in cui ci si accinge a intervenire con denaro pubblico per salvare istituti bancari decotti o sul punto di esserlo, si potrebbe anche inserire qualche correzione nel sistema per evitare di ripetere gli errori del 2008.
Si è parlato molto, dopo il primo intervento pubblico del nostro ex collega Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che parlando a titolo personale, ha avanzato la proposta di rendere noti i primi 100 debitori insolventi delle banche salvate.
Anche i socialisti ritengono che siccome lo Stato mette un pacco di soldi per ricostituire il capitale di Mps, è bene conoscere quali sono stati i soggetti con gli importi più significativi che non hanno onorato il loro debito
La richiesta non è andata a buon fine, anche se al posto della black list dei debitori, ci sarà un elenco dei ‘profili di rischio dei soggetti’ nei cui confronti la banca vanta crediti, classificati in sofferenza, per un ammontare almeno pari all’1% del patrimonio netto, elenco che potrà essere inserito nella relazione che il Governo dovrà inviare ogni quattro mesi al Parlamento.
La richiesta di Patuelli poteva aprire la porta a contenziosi sulla privacy, dubbi interpretativi, possibili forzature e sembrava forse scaricare le responsabilità dalle spalle dei banchieri passandole su quelle dei debitori, come se non vi fosse stato, o non potesse esservi, un intreccio di interessi tra banchieri e grandi debitori come pure è emerso nelle ultime vicende di banche in crisi.
A questo proposito ricordo che il Parlamento deve esaminare le proposte per l’istituzione di una Commissione che faccia luce sulla gestione degli istituti che sono entrati in crisi per comprendere quanta parte sia addebitabile a comportamenti errati o scorretti e quanto invece alla mancanza di sorveglianza o di regole adeguate. I socialisti ricordano che già nel 2015 hanno depositato al Senato un disegno di legge per istituire una commissione d’inchiesta sulle banche e questa avrebbe potuto essere l’occasione giusta per affrontare la questione.
E invece ancora non c’è nulla e qualcosa del genere è accaduto anche per gli emendamenti, presentati e tagliati dalla richiesta di voto di fiducia.
Su queste questioni non si tratta di rincorrere la demagogia, ma di andare incontro al legittimo desiderio dei contribuenti di comprendere meglio l’origine della richiesta di ulteriore denaro da destinare al salvataggio delle banche. Insomma una questione di trasparenza, un elemento vitale per la democrazia.
Insomma oggi nel momento in cui ci accingiamo a intervenire con 20 miliardi come ombrello per riparare dai danni istituti in crisi, cioè impegniamo 320 euro a testa, denaro della collettività, dovremmo avere dal sistema bancario e finanziario, qualche contropartita in tema di trasparenza e moralità perché anche così si argina il populismo e la demagogia.
I socialisti voteranno a favore del provvedimento.