COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI
Sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale
Audizione di Nadia Murad attivista per i diritti umani del popolo yazida |
Intervento di Pia Locatelli
L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l’audizione di Nadia Murad, attivista per i diritti umani del popolo yazida, che è in Italia per prendere parte Festival dei diritti umani, in corso a Milano.
Avverto che la pubblicità dei lavori di questa seduta sarà assicurata anche attraverso la trasmissione in diretta sulla web tv della Camera dei deputati e che è previsto un servizio di interpretariato in consecutiva.
Nel dare il benvenuto a Nadia Murad, accompagnata da Luba Sweden ed Ismael Murad, voglio ricordare brevemente che la nostra ospite è stata di recente candidata al premio Nobel per la pace per il 2016 in virtù della sua attività di testimone del genocidio subito in Iraq dal suo popolo ad opera dell’autoproclamato Stato islamico e che la rivista statunitense Time l’ha definita come «un faro di luce e di verità».
Nel 2014 Nadia Murad è stata tenuta prigioniera per tre mesi dagli uomini di Al Baghdadi. Sua madre e sei dei suoi fratelli sono stati uccisi e nel corso della sua prigionia è stata oggetto di stupro individuale e di gruppo.
Nel dicembre 2015 è stata ascoltata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. In quella occasione Nadia ha affermato che dal discorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU in poi, nessuna donna è stata salvata e non è stata fatta alcuna azione. Le donne del suo popolo stanno ancora aspettando. Nadia critica anche le organizzazioni delle donne curde in Europa e dice che non hanno mostrato alcun sostegno o iniziativa rispetto al suo grido di aiuto.
Alcune sue affermazioni fatte in tale contesto mi paiono altamente significative: Daesh «è nato perché gli interessi internazionali gli hanno permesso di stare in piedi». «Noi persone normali non riusciamo a costruire una casa in dieci anni. Come è possibile che una organizzazione di bestie possa raccogliere 100 mila bestie intorno a sé in un territorio pari a quello dell’Italia?». «Non parlo per me, parlo per tutte le ragazze yazide che hanno visto questa tragedia». «Non c’è stata risposta dai Paesi occidentali. Sono qui per chiedere la restituzione di diritti e libertà ai tantissimi ancora prigionieri».
Nadia Murad chiede a tutti di agire per la liberazione delle giovani donne tenute prigioniere e di dare un sostegno adeguato a coloro che sono fuggite dall’orrendo regime dello Stato islamico.
Do quindi la parola alla nostra ospite affinché ci renda partecipi della sua dolorosissima testimonianza, della quale ci fa onore.