Quando il 15 giugno 1976 Enrico Berlinguer in un’intervista a Giampaolo Pansa sul Corriere della Sera riconobbe la necessità dell’Italia di non uscire dalla Nato, diede prova quantomeno di senso della realtà. L’Alleanza Atlantica col Patto di Varsavia era alla base dell’equilibrio tra Est e Ovest e sarebbe stato temerario creare i presupposti per una rottura di questo equilibrio.
Penso anche di non sbagliare se affermo che il segretario del PCI era al corrente, con milioni di concittadini, che nei pressi della frontiera di nord-est, fossero dislocate armi nucleari tattiche, speculari a quelle del blocco sovietico.
Sono convinta della sincerità delle buone intenzioni dei colleghi, ma francamente la discussione sulle armi nucleari presenti in Italia mi pare quantomeno lunare, così come, allo stesso modo, mi sembra pretestuoso utilizzare il tema per rimettere ancora una volta in discussione la partecipazione al programma dell’F35.
Ritengo pure sbagliata la scelta dei tempi, non solo per gli esperimenti nordcoreani, ma perché da tempo l’unico trattato in vigore, quello di non proliferazione nucleare, è stato già violato [dal Pakistan], non viene più implementato mentre la proposta di una messa al bando dell’arma atomica adottata da 122 Paesi, rischia di ottenere l’effetto opposto o quantomeno la più assoluta irrilevanza.
Infine vorrei notare che nel momento in cui la Russia di Putin ha deciso che la risposta ad un attacco convenzionale della Nato sarebbe nucleare, piaccia o meno, la deterrenza continua a essere l’unica polizza di assicurazione.
Piuttosto i colleghi dovrebbero presentare una mozione per l’uscita dell’Italia dall’Alleanza Atlantica, il che comporterebbe automaticamente la soluzione del problema delle armi nucleari e del programma dell’F35. Mentre se ritengono possibile parteciparvi disarmati, mi piacerebbe mi spiegassero come.
I socialisti votano No alla mozione.