giovedì 8 Gennaio 2015

Anniversario della morte di Pietro Nenni


8 gennaio 2015 Anniversario della morte di Pietro Nenni

 

Signor Presidente, vorrei commemorare brevemente la figura di Pietro Nenni, che moriva trentacinque anni fa, all’inizio di gennaio.

Pietro Nenni è stato uno dei grandi politici del secolo scorso, un grande leader socialista, un uomo delle istituzioni e un grande giornalista. Fu oppositore del regime fascista, che lo costrinse al carcere, all’esilio e poi al confino a Ponza, un leader storico del Partito Socialista per molti anni, a cominciare dal Congresso del 1924, novant’anni fa. La sua leadership venne segnata da una scelta autonomista, sancita nel Congresso di Venezia del 1957, che avviò, appunto, la fase dell’autonomia socialista.

Questa fase ebbe inizio l’anno dopo il XX Congresso del Partito comunista sovietico, dopo le denunce dei crimini dello stalinismo e dopo l’invasione dell’Ungheria dell’autunno dello stesso anno. Questi tragici fatti del 1956 gli aprirono gli occhi, ci aprirono gli occhi. Altri preferirono tenerli chiusi. L’autonomismo di Nenni aprì il dialogo con i cattolici e con la stessa Democrazia Cristiana, dando vita al Governo delle convergenze parallele, dopo la triste esperienza tambroniana del 1960 e successivamente al primo centrosinistra, in alternativa ai Governi centristi, di centrodestra e ai nostalgici del fascismo. Con i Governi di centrosinistra furono avviate le riforme nel nostro Paese.

Pietro Nenni sosteneva che la politica è attività di governo della società, tesa a realizzare il bene comune, e ammoniva a non rinunciare mai ad affermare il primato della politica, gestendola come l’arte del possibile, del bene realizzabile, da preferire al meglio che non si sarebbe potuto realizzare. La politica – sosteneva – non si fa né con i sentimenti né con i risentimenti, una lezione ancora oggi valida per tutti noi.

Non potendo raccontare tutto quanto lo rese grande, vorrei ricordarlo con le sue parole, quando da decano presiedette i lavori della prima seduta dell’VIII legislatura, parole attualissime. «Non è questo per me il momento di discorsi né per seminare il pessimismo (…) né per secondare l’ottimismo che sarebbe soltanto di maniera».

«Né l’uno né l’altro sentimento corrispondono del resto allo stato morale e civile del Paese che è alle prese con problemi di una gravità eccezionale». Ecco, «combattere questo stato d’animo» – diceva Nenni «è tra i compiti più urgenti dell’VIII legislatura» e io dico pure della XVII legislatura.

Al suo funerale lo salutammo con un «Ciao Nenni», che era un saluto di un compagno durante la guerra di Spagna. Ancora oggi lo salutiamo così: ciao Nenni.